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L’Eco di un sorpasso nelle ragioni della ricostruzione

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Il Sorpasso. Quando l’Italia si mise a correre, 1946-1961 è un viaggio affascinante negli anni del dopoguerra ricostruiti e raccontati da una mostra fotografica, allestita al Museo di Roma, curata da Enrico Menduni e Gabriele D’Autilia che ripercorre, per immagini, la storia  dell’Italia  uscita distrutta dalla guerra  che raccoglie il respiro ed è pronta a ripartire.   La guerra aveva distrutto tutto, strade, case, scuole, ferrovie, ma gli italiani raccolgono la sfida del presente per realizzare obiettivi futuri, necessari e ambiziosi. Il piano di aiuti economici Marshall, stanziato dagli Stati Uniti nel 1947 a favore delle popolazioni europee in affanno alla fine della guerra, di cui l’Italia sarà uno dei primi Paesi a beneficiare, dà l’avvio ad un grande progetto di ricostruzione che il popolo italiano affronta con entusiasmo, estro, impegno, sacrificio, con la voglia di riprendersi un presente per costruire un futuro, in una coralità di interessi e desideri che traspare ovunque, nelle campagne e nelle città.  L’Italia del Sud cerca di risanare le ferite della guerra partendo dalla ricerca dell’acqua, imprigionata in terreni pietrosi, cercando di riportarla in superficie, costruendo acquedotti e poi nelle case, realizzando la grande conquista dell’acqua potabile. Si cominceranno a costruire strade, per superare il problema delle comunicazioni e dei trasporti, avvertito con urgenza da un mondo, seppur rurale, che vuole correre e accorciare le distanze. Tutti vogliono realizzare il sorpasso. La scelta del titolo della mostra che trae origine da un film icona di quegli anni, Il Sorpasso diretto da Dino Risi del 1962, prodotto da Mario Cecchi Gori, con Vittorio Gasmann e Jean Louis Trintignant attori protagonisti, è perfetta, esemplificando in maniera efficace l’esigenza dell’Italia di procedere ad un sorpasso, dell’Italia su se stessa, per guadagnare posizioni in Europa e nel mondo. L’idea vincente del film era proprio legata ad un sorpasso che i due protagonisti facevano, in un assolato ferragosto, sulla via Aurelia che collega Roma con note località di mare e che allora rappresentava la strada delle vacanze, una sorta di mito collettivo, la via da percorrere  con entusiasmo, la via attraverso la quale svoltare. E l’Italia ci riesce, sono gli anni in cui il Pil raggiunge livelli nuovi di crescita, il 5,8% annuo, il debito pubblico non supera il 30% del Pil,  le esportazioni superano le importazioni. Sono gli anni straordinari del miracolo economico italiano che la mostra racconta articolandosi in un percorso espositivo molto ampio, diviso in  dieci sezioni tematiche, con 160 fotografie che rivelano lo sguardo e l’attenzione di fotografi professionisti – molti gli scatti dell’Istituto Luce, ma anche molte foto di tanti fotografi improvvisati, pronti a fissare un istante, un’emozione – che si sofferma sulle persone comuni, ritratte nella vita quotidiana, di una quotidianità speciale, perchè ogni giorno, ogni istante di quel viaggio di rinascita si rivelava speciale. Ed è questa realtà, complessa e affascinante che  il neorealismo cinematografico ha raccontato   in tutto il mondo. Ogni sala espositiva, accoglie il visitatore con musiche di sottofondo e canzoni  di quegli anni, fortemente evocative di suggestioni ed emozioni che non lasciano indifferenti. Le fotonotizie raccontano la storia, immagini corredate da poche parole in didascalia, necessarie solo per contestualizzare un messaggio che arriva, prorompente, con la sola forza visiva. Tante le foto e tutte significative, selezionate tra migliaia custodite in archivi pubblici e privati che documentano immagini struggenti ma anche piene di dignità: bambini che ricevono pacchi dono frutto della raccolta di una trasmissione radiofonica, Arcobaleno, a Cassino, cittadina simbolo della distruzione con la famosa Abbazia di Montecassino rasa al suolo dai bombardamenti aerei, con il suo carico di tesori e opere d’arte di inestimabile valore; un pranzo sociale, con tante persone in abito da festa, su un viadotto ricostruito a tempo di record, nodo cruciale per le comunicazioni tra Roma e Firenze; operai intenti ai lavori forestali in Calabria, promossi dalla Cassa per il Mezzogiorno, nello sforzo ostinato di trasformare la natura; mamme che aspettano ansiose ai cancelli di una scuola elementare le loro bambine. La scuola…anche questa una conquista e ancora non per tutti.  Don Milani cerca di rimediare, aprendo nel 1956 a Barbiana, un piccolo paese dell’Appennino Toscano, una scuola per bambini che la scuola ufficiale discrimina, perchè poveri e non provenienti da famiglie con requisiti richiesti dalla cultura ufficiale. La foto esprime tutto…il disagio, il progetto, la speranza.  E poi la tenera foto di un bambino, accarezzato da Fiorello La Guardia, sindaco di New York, italiano di origine, responsabile del piano Marshall in Italia, che sarebbe morto di cancro da lì a poco. Sullo stesso tema, foto di suore che distribuiscono gli aiuti del piano Marshall. Ci sono foto che ritraggono la gente alla borsa nera dove, a prezzi molto alti, era possibile trovare tutto quello che mancava e di cui c’era necessità, pane, carne, medicinali, benzina. Ci sono poi le foto entrate nella storia, che hanno fatto il giro del mondo cristallizzando momenti di dolore nazionale e collettivo, l’alluvione del Polesine nel 1951, la strage dei minatori a Marcinelle in Belgio nel 1956, la tragedia della nave Andrea Doria, affondata da un mercantile svedese nel 1956 e i visi stravolti dei parenti in attesa di notizie negli uffici portuali di New York. Ma altre foto sono entrate nella storia per motivi diversi, come testimonianza di gioia, il ritorno di Trieste all’Italia nel 1954, con le finestre piene di tricolori sbandieranti, il Giro d’Italia che consacrava il ciclismo sport nazionale, con i campioni che la attraversavano tutta, passando di città in città, di paese in paese, tra le case, tra la gente. E poi la partenza della Mille Miglia, nel 1955, l’avvento della televisione, nel 1954 che ha davvero unito, nella lingua, tutta l’Italia prima frammentata in dialetti diversi. Il rito collettivo di una trasmissione televisiva, Lascia o Raddoppia, con Mike Bongiorno che fermava l’Italia in una atmosfera sospesa, c’è una foto bellissima di un locale pubblico dove campeggia uno dei primi apparecchi televisi, con intorno gente in ossequioso ascolto, sotto una quantità di cotechini da stagionare. Immagini davvero di un’altra epoca. Molte le foto che ritraggono momenti di religiosità popolare, un corteo nuziale tra le macerie, una prima comunione con una cerimonia sulla neve, e poi esperienze corali importanti, una foto del 1957 con gli operai della Fiat in tuta candida in pellegrinaggio aziendale davanti alla grotta di Lourdes, o la foto con la benedizione della bandiera organizzata dalla Cisl, l’organizzazione sindacale cattolica. E ancora foto con la celebrazione del primo maggio, festa del lavoro, foto di militanti nelle sezioni di partito, sotto il ritratto di De Gasperi o di Togliatti, il miracolo di San Gennaro a Napoli. E poi, lo spazio per l’evasione, Miss Italia nel 1957 che propone il modello della maggiorata, la foto di Federico Fellini con Anita Ekberg nel film La dolce vita, il calcio che in era televisiva soppianta il ciclismo come sport nazionale, la costruzione dell’Autostradada del Sole che avrebbe unito l’Italia, la foto della colonnina dell’SOS considerata una sorta di miracolo, i pranzi all’autogrill, nuovo rituale del benessere, della nuova domenica italiana, i primi motoscafi, le vacanze in spiagge private, l’arrivo delle prime vedettes straniere. E’ l’Italia che cambia. E le olimpiadi del 1960 a Roma, evento che porta l’Italia alla ribalta mondiale e che dà ulteriore slancio alla ricostruzione di Roma, con la vittoria meravigliosa di Livio Berruti nei 200 piani, una vittoria dal grande valore simbolico. E poi il  juke box e la sua musica per tutti, e poi la nascita della grande distribuzione, sul modello americano,  magazzini Upim e Rinascente, con cerimonie di inaugurazione e benedizioni , l’educazione al consumo nelle scuole, c’è una foto che ritrae personale della Coca Cola mentre la distribuisce ai bambini di una scuola elementare seduti al banco di legno. E poi la nascita della pubblicità che invade le strade, che propone sogni, il frigorifero, la televisione e l’automobile per essere avanti, nel progresso, nella modernità. Tutto documentato, con lo sguardo e nello sguardo di chi scatta. Mamma, papà e bimbo sulla moto, evoluzione della Vespa, modello esportatissimo in tutto il mondo. E poi la cultura, i premi letterari, a partire dal premio Strega nel 1961, le prime alla Scala. E il cinema, che  in quel periodo vive la sua stagione d’oro. Una foto quasi poetica documenta l’apertura del primo cinematografo in un paese della Lucania: il pubblico, fatto di contadini del luogo, guardava lo schermo senza fissarlo, senza capirlo, senza entrare nella storia ma , come racconta Ernesto De Martino, ” era felice di andare al cinema per mangiare al buio, e bere e ridere e fissare di tanto in tanto quelle figure in bianco e nero che mescolavano bonariamente i loro discorsi ai nostri, e ci tenevano compagnia, come dei buoni amici.

Molte le foto di donne, che documentano anche come man mano cambiava il ruolo della donna nella società, ragazze che potevano salire sull’ascensore sociale e aspirare ad essere maestre, o suore o  reginette di bellezza e avere intanto un posto nel coro del paese. E poi ci sono le foto di Roma, capitale e periferia, San Pietro circondata da cantieri e magazzini, palazzi costruiti mentre intorno pascolano greggi, auto, le prime auto esibite con orgoglio, i nuovi modelli coccolati e accarezzati come oggetti preziosi, anche quelli simbolo di un sorpasso.

La mostra è stata prorogata di un mese, per il riscontro di interesse che ha avuto. Non poteva essere diversamente, per il lavoro di seria documentazione, sostenuto da videoinstallazioni e da filmati originali dell’epoca che proiettano il visitatore all’interno di una storia non qualunque. La storia dell’Italia che riparte

Ingeborg Bechaman, scrittrice e giornalista austriaca, scriveva nel libro ” Quel che ho visto e udito a Roma” del 1955 :

Roma eccede la sua importanza locale e nazionale.

Ed è ancora così, perché l’eco di Roma arriva lontano, insieme al ricordo della storia e della vita di un grande Paese, del nostro Paese.

Maria Teresa Rossi
Maria Teresa Rossi
Osservo, scrivo, racconto. Per la Fondazione Osservatorio Roma e per Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all'estero..

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