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Due mostre fotografiche per consegnare Giulio Andreotti alla storia con la sua storia

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Per ricordare il centenario della nascita di Giulio Andreotti, uno dei protagonisti assoluti della politica italiana dal dopoguerra in poi, sono state organizzate a Roma due mostre fotografiche, una sotto l’alto patrocinio del Senato allestita nella Sala degli Atti Parlamentari della Biblioteca Giovanni Spadolini, l’altra presso il complesso monumentale di San Salvatore in Lauro. Le mostre, entrambe curate dalla famiglia Andreotti in collaborazione con il Cor per la Cultura, hanno ripercorso, con la dirompenza delle sole immagini, 70 anni di vita pubblica e 94 di vita privata.

Una vita per lo Stato è il titolo della mostra allestita al Senato, che ha ricostruito, attraverso 88 fotografie selezionate tra migliaia e 29 reperti di archivio, molti dei quali manoscritti, il profilo ufficiale e internazionale di Giulio Andreotti. Lettere private di pontefici, biglietti autografi di statisti, italiani e internazionali, De Gasperi, Pertini, Carter, Ford, Reagan, di artisti come Renato Guttuso, consegnano alla storia uno dei suoi grandi protagonisti. La proiezione di un video ne ha storicizzato l’intero percorso politico tra le vicende dell’Italia repubblicana, la più dolorosa delle quali è  il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro.

La mostra allestita nel complesso monumentale di San Salvatore in Lauro, nel cuore di Roma, a pochi passi dalla casa di Giulio Andreotti, ne ha restituito  un profilo pubblico e privato più autentico. ”Immagini di una vita” è il titolo scelto per presentare la selezione di 350 fotografie che si sono articolate in un percorso espositivo ampio, in quattro sale, ciascuna dedicata ad un tema: La vita privata, 70 anni di politica italiana al Governo, Santa Romana Chiesa e un quarto, importante spazio espositivo suddiviso tra La Politica estera, la grande Passione,  Gli Incontri, I Presidenti della Repubblica, Lo sport e Lo Spettacolo. Tra la terza e la quarta sala, uno spazio di raccordo ha accolto l’ampia produzione bibliografica di Giulio Andreotti, costituita dai numerosi libri da lui scritti su una pluralità di temi diversi, perfino una Favola per bambini. Ed è in questo luogo della leggerezza che sono state raccolte ed esposte molte delle vignette satiriche a lui dedicate e sempre accettate con intelligente ironia.

I visitatori della mostra hanno avuto la possibilità di compiere un viaggio ricco di storia e cultura, attraverso la ricostruzione del percorso personale e politico di Andreotti, lungo tutto il Novecento, italiano e internazionale, declinatosi tra politica, religione, sport, spettacolo, storia,  perché le immagini selezionate, molte delle quali privatissime, provenienti dall’archivio di famiglia e prima mai esposte, sono realmente entrate nella storia. Foto che suggellano incontri, tanti e tanto grandi con tutti i Grandi della terra e momenti destinati a diventare storia.

Giulio Andreotti sembra nato per far parte della storia, a partire dalla sua  nascita, avvenuta  cinque giorni prima dello storico appello rivolto ai Liberi e Forti da Don Luigi Sturzo, proseguendo con il matrimonio con Livia Danese a soli nove giorni dalla liberazione d’Italia,  e continuando con la frequentazione di tutti i Papi  da Pio XII in poi, compreso il Papa dei 33 giorni Giovanni Paolo I ed anche l’attuale, Papa Francesco, conosciuto prima che lo diventasse,  7 volte presidente del Consiglio, 27 volte ministro, parlamentare in tutte le legislature, senatore a vita dal 1991.  Le sue vicende personali hanno sempre avuto la grande storia come compagna di viaggio.

I reperti di archivio, esposti in una lunga teca espositiva, hanno di per sé grande pregio storico, dal quaderno delle elementari datato maggio 1928, al primo biglietto di auguri scritto alla futura moglie Livia, alla partecipazione di nozze nel 1945, ai biglietti manoscritti di capi di Stato, pontefici, Madre Teresa di Calcutta, Fellini che in un disegno lo ritrae   Papa benedicente implorandone una benedizione nonostante la carica non gli risultasse essere ancora vacante.

Ed è con lo sguardo lucido e sereno dello storico che va restituita alla storia la sua vita pubblica e privata, condivisa con una famiglia sanamente normale, come era solito definirla, che ha scelto il modo più elegante per raccontarlo e ricordarlo, partendo dalla organizzazione di queste mostre, destinate a diventare itineranti  e proseguendo con la sistemazione minuziosa delle sue carte, oggetto di studi per lavori di ricerca storica e tesi di laurea. Numerose sono le pubblicazioni che hanno già attinto dalle preziose carte dell’Archivio Andreotti.

Non si può ignorare la vicenda giudiziaria che lo ha interessato dagli anni novanta e che rappresenta, ancora oggi, una ferita aperta e non rimarginata. La complessità e la poliedricità della sua figura suscitano interesse, l’esame attento delle sue carte  conservate presso l’Archivio Sturzo, continuerà a raccontare la storia, soprattutto in tema di  politica estera, relativamente alla quale ancora poco è stato detto anche se molti cominciano ora a riconoscergli un ruolo importante nella distensione dei rapporti con l’Unione Sovietica e con il mondo arabo, legato non solo alla sua attività istituzionale ma anche alla abilità di tessitore di rapporti umani.

Le mostre, pensate e organizzate dalla famiglia per dare una memoria più aderente alla realtà di quello che è stato davvero Giulio Andreotti, hanno riacceso un faro di attenzione su un uomo, un politico, un credente, una storia di cui forse non tutto è stato  ancora detto.

L’Osservatorio Roma ha incontrato Stefano Andreotti, curatore, con la sorella Serena, di entrambe le mostre per trarre un bilancio delle iniziative organizzate.

O.R.  Le mostre celebrative hanno raggiunto l’obiettivo che come famiglia vi eravate prefissi? Sono state un omaggio, un regalo di compleanno ma significano anche altro…

S.A. “ Siamo molto soddisfatti delle due mostre appena conclusesi, i riscontri dei numerosi visitatori sono stati molto positivi. Il giorno delle inaugurazioni la risposta è stata bellissima, al di là di ogni aspettativa. L’idea di ricostruire in modo più aderente alla realtà la figura di mio padre, tanto conosciuta ma in realtà poco conosciuta,  che è il nostro obiettivo, con queste mostre sembra essere riuscita. E’ solo il primo passo di una strada che ci siamo prefissi di seguire.”

O.R. Cosa non è stato ancora detto di suo padre?

S.A. “ Di mio padre  è stato detto troppo, sicuramente sono state dette tante cose che quadrano con quello che è stato, ma ne sono state aggiunte anche  altre che non gli appartengono. Uno degli aspetti di mio padre poco conosciuto, anche perché lui non ha fatto nulla per farlo conoscere è quanto lui ha fatto di bene. Se si conoscessero tutte le azioni che  ha fatto per lo spirito cristiano che lo ha sempre guidato, credo se ne avrebbe un’idea diversa. E’ stato appena scritto un libro da Monsignor Leonardo Sapienza e da un giornalista di Avvenire, Roberto Rotondo, il cui titolo è “I suoi Santi in Paradiso” che parla dei rapporti che mio padre ha avuto in vita con quelli che dalla Chiesa cattolica sono stati riconosciuti Santi. Io credo che se qualcuno leggesse anche solo qualche capitolo, per esempio quello che parla dei rapporti che ha avuto, per anni e intensissimi, con Madre Teresa di Calcutta, come si evince anche dalla corrispondenza intensa e affettuosa intercorsa tra loro, se si cominciasse a ragionare su questo forse si comincerebbe davvero a capire come era realmente.”

O.R. Sul piano politico c’è ancora qualche aspetto poco conosciuto?

S.A. “ Un altro aspetto molto importante che afferisce la sua attività politica, insolitamente poco ricordato, è il suo impegno nella politica estera per la quale ha fatto moltissimo, a cominciare da quando giovanissimo sottosegretario agli Esteri con il presidente De Gasperi, si occupò della questione dell’Alto Adige e di Trieste e poi per tutta la vita ha portato avanti un impegno importante, adoperandosi per la distensione nei rapporti ricreati con l’Unione Sovietica e poi soprattutto per i rapporti con il mondo arabo e israeliano. L’Italia è sicuramente avvantaggiata in quanto per posizione geografica, cultura e storia ha tutta la necessità e il dovere di cercare una soluzione a questo millenario conflitto e probabilmente qualcosa è stato fatto quando c’era mio padre”.

O.R. La commemorazione in Campidoglio, nella Sala della Protomoteca, in occasione del primo anniversario della sua morte fu snobbata clamorosamente. L’attenzione di questi mesi denota un rinnovato interesse per Giulio Andreotti. Cosa è cambiato in questi anni?

S.A. “ I primi tempi dopo la sua morte sono stati per noi molto duri, perché su di lui è caduto un grande silenzio, come anche su altri rappresentanti della sua epoca indubbiamente, ma su di lui è caduto più degli altri, silenzio che veniva rotto o per citarne le battute, spesso enucleate dal contesto originale in cui erano state dette per essere utilizzate storpiandone il significato o come esemplificative del suo pensiero dimenticando che erano soltanto battute, accompagnate da commenti poco piacevoli sul suo conto. Oggi il clima sta cambiando, con pazienza abbiamo aspettato che cominciasse a parlare la storia, e in occasione di questo centenario, attraverso queste due mostre, la storia sta cominciando a parlare. Noi come famiglia abbiamo proposto un ricordo che è stato ben accolto da molti, con attenzioni sui giornali, nelle televisioni, in molti siti internet “

O.R. Con riconoscimenti pubblici delle Istituzioni, la Presidente del Senato si è espressa con molta chiarezza

S.A. “ Si, la Presidente Maria Elisabetta Casellati ne ha parlato in due occasioni, inaugurando la mostra al Senato e nel corso della presentazione del libro di Massimo Franco, C’era una volta Andreotti ,ricordando mio padre con parole bellissime,  ricostruendone tutta l’attività  politica, sia nazionale che internazionale, riconoscendo la grande importanza che mio padre attribuiva al Parlamento e alla sua centralità nella vita politica e democratica del Paese, aspetto per lui fondamentale e che lo ha portato a seguire, fin quando gli è stato possibile, tutta l’attività parlamentare, partecipando da senatore a vita a  tutti i lavori del Senato,  anche in Commissione. Ricordo il suo ruolo di membro dell’Unione Interparlamentare, l’unione che raggruppa i parlamenti di tantissimi paesi del mondo, in cui mio padre  credeva molto considerandolo uno strumento di dialogo importante. La presidente Casellati ha sottolineato tutto questo, con una ricostruzione dell’esperienza politica e umana di mio padre, che lei ha conosciuto dalla sua prima legislatura al Senato e  che naturalmente ci ha fatto molto piacere ascoltare. “

O.R.  La storia comincia a prevalere sulla politica?

S.A. “Più che sulla politica, su qualche distorsione della politica nel ricostruire alcuni fatti ad opera di alcune persone. La storia parla, con i suoi tempi, a volte lunghi che bisogna saper aspettare.”

O.R. Suo padre ammirava molto il genere umano italiano. Lo aveva capito troppo bene o troppo poco? Parte di quel genere umano, ad un certo punto, gli ha voltato le spalle

S.A. “Mio padre aveva una grande stima di tutto il genere umano, ma soprattutto di quello italiano. Riconosceva agli italiani tanti difetti, come li riconosceva a se stesso, ma anche doti straordinarie che hanno permesso a questo grande popolo di risorgere dalle ceneri della guerra. Questo anche non viene mai ricordato, cioè la capacità di una intera generazione politica che ha governato il Paese in quegli anni difficili, fatta di democristiani, socialisti, socialdemocratici ma anche dall’opposizione che ha contribuito, con una opposizione spesso, ma non sempre, intelligente  a far diventare questo Paese uno dei primi al mondo per lo sviluppo industriale, per il benessere  diffuso, per la  legislazione sociale avanzata. Tutto questo è stato dimenticato, ma quella generazione politica lavorava e viveva pensando veramente  al  popolo.”

O.R. Una delle foto più significative della mostra ritrae Giulio Andreotti con Papa Giovanni Paolo II, da soli, in una Piazza San Pietro deserta, mentre parlano amabilmente in totale semplicità. Cosa le evoca questa immagine, unica nel suo genere e storicamente irripetibile?

S.A. “Credo sia una foto esemplificativa del rapporto straordinario che mio padre ha avuto con Giovanni Paolo II in particolare, ma con tanti rappresentanti della Chiesa cattolica e del Vaticano. Sempre in tema di battute, tante volte si è detto che De Gasperi parlava con il Paradiso e Andreotti con il prete, ma mio padre ha vissuto cercando di seguire gli insegnamenti della dottrina cattolica che aveva ricevuto nella sua istruzione, da bambino. Questo lo ha portato ad avere, anche per una certa sua attitudine, un rapporto straordinario con il Vaticano, ha avuto rapporti con tutti i papi, da Pio XII in poi, anche con l’attuale conosciuto prima che lo diventasse,  quando era il cardinale Bergoglio. Con papa Montini ha avuto rapporti intensissimi, conosciuto ai tempi della F.U.C.I  e poi reincontrato papa ma anche con Giovanni Paolo II, il cui pontificato è durato tanto a lungo. E’ stato detto di mio padre che è stato prima ministro della Chiesa e poi ministro dello Stato…una gratuità di giudizio. Questa immagine è esemplificativa di un rapporto particolare che ha avuto con la Chiesa, nel caso di Giovanni Paolo II anche umano molto profondo. Uno dei grandi crucci di mio padre in tutta la sua vicenda giudiziaria era quello di poter in qualche modo compromettere la fiducia di alcune persone. Giovanni Paolo II si era esposto pubblicamente, nei periodi più bui, chiamandolo, confortandolo. Nel corso della canonizzazione di padre Pio, a cui mio padre non voleva partecipare perché era appena arrivata la richiesta di condanna pesante per lui, Papa Giovanni Paolo II, alla fine della celebrazione, lo fece chiamare e lo volle accanto a sé. “

O.R. Perché è cosi difficile, per molti, approcciarsi a Giulio Andreotti solo con lo sguardo dello storico?

S.A. “ Bisogna aspettare, studiare le carte e per fortuna ce ne sono tantissime. Ho saputo  solo recentemente che anche nell’Archivio di Radio Radicale ci sono centinaia e centinaia di interventi di mio padre, quindi è una fonte ulteriore di conoscenza. La storia si   scrive dando voce ai documenti, non per sentito dire”

O.R. “ Sono romano e preferisco non drammatizzare oltre il necessario” è una della massime di suo padre. C’è stato un momento in cui invece il dramma ha prevalso?

S.A. “ Certamente. Mio padre ancora oggi viene considerato l’uomo dei grandi misteri, con un archivio pieno di scheletri ma lui stesso lasciava correre, dicendo che, ad eccezione delle guerre puniche, gli era stato attribuito di tutto. Non ha mai querelato nessuno, anche quando forse ce ne sarebbe stato bisogno. La romanità del suo carattere faceva prevalere la pazienza, il sapere comunque che tutto passa e il fiume scorre. Fino al momento dei processi, giorni terribili in cui forse ha cambiato idea.

O.R. Se è vero che ai tramonti seguono sempre le albe, la celebrazione di questo centenario dovrebbe contribuire a rendere più vicino l’arrivo dell’alba. Le piace l’idea di consegnare Giulio Andreotti alla storia con la sua storia?

S.A. “Mi auguro che accada esattamente questo. Spero che con uno sforzo di obiettività, con lo studio rigoroso dei documenti, alla fine si arrivi a quanto da lei auspicato. Giulio Andreotti nella storia con la sua storia, personale e politica”.

(per una descrizione più approfondita delle mostre e delle immagini in  esse contenute, si invita all’ascolto del Radioshow “ Giulio Andreotti, 100 anni dalla nascita, 6 anni dalla morte ed è già storia)

Maria Teresa Rossi
Maria Teresa Rossi
Osservo, scrivo, racconto. Per la Fondazione Osservatorio Roma e per Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all'estero..

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