Roma si racconta e per farlo sceglie la fotografia, un mezzo che non ha confini, una lingua universale capace di portare il suo messaggio di storia, arte, cultura e architettura a tutti, senza timore di essere fraintesa, perché il bello può solo essere apprezzato.
Il Museo di Roma ospita, nello splendido Palazzo Braschi a piazza Navona, la mostra Roma nella camera oscura, le fotografie della città dall’Ottocento ad oggi, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale, Sovrintendenza capitolina, con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura.
I Musei Capitolini, sontuosi nella bellezza dei due edifici che insieme al Palazzo Senatorio delimitano piazza del Campidoglio, simbolo della città di Roma nel mondo, sono la sede ospitante e di supporto nell’organizzazione della mostra Roma Il Racconto di Cento Donne, promossa dalla Enciclopedia Italiana Treccani, prestigioso Istituto fondato nel 1925 che ha sempre seguito, accompagnato e documentato la storia italiana nelle sue diverse declinazioni, dialogando e creando connessioni con le eccellenze italiane, tra tradizione e innovazione.
La mostra fotografica allestita a Palazzo Braschi, in occasione dei 180 anni dalla nascita della fotografia, racconta, con 320 immagini tratte dall’Archivio Fotografico del Museo di Roma che conserva un patrimonio di oltre 30.000 positivi dal 1845 a oggi, i mutamenti storici della città, che ne hanno cambiato volto e immagine, attraverso tecniche fotografiche diverse, dagli esordi della fotografia al digitale, ma anche con le diverse letture date dai tanti artisti che hanno fotografato Roma nelle sue molteplici sfaccettature. La mostra è una storia fotografica della capitale prima dell’avvento del digitale, ma anche un “catalogo” di artisti finora non adeguatamente attenzionati e valorizzati.
L’ampio percorso espositivo restituisce suggestioni storico-fotografiche che ne potenziano vicendevolmente l’effetto. Le sezioni dedicate alle diverse tematiche sono nove, Sperimentare con la luce: nascita e progressi della fotografia, Il rapporto con l’antico, Documentare l’Antico: percorsi tra le rovine, Centro della Cristianità, Vie d’acqua: la presenza del fiume e le fontane monumentali, Un eterno giardino: Roma tra città e campagna, La nuova capitale: dai piani regolatori di fine Ottocento alla città moderna, Occasioni di vita sociale, Attraverso lo specchio: negativi su lastra di vetro, Ritratti.
Risalgono al 1842 i primi timidi tentativi di applicazione alla fotografia, tra dagherrotipo, la carta salata e l’albumina esplorati dai primi fotografi e già compaiono le prime foto di Roma. Nascono i primi atelier di fotografi italiani e stranieri che si trasferiscono a Roma, attratti dalla corte pontificia, dalla proclamazione di Roma capitale d’Italia. Il francese Chauffourier documenterà l’aspetto della città papale e le sue trasformazioni in funzione del suo nuovo ruolo di capitale del Regno. Seguiranno la costruzione degli argini del fiume Tevere, dal 1885, documentati fotograficamente dai fratelli D’Alessandri, scatti conservati nell’Archivio Fotografico del Museo di Roma, la prima esposizione annuale di fotografia nel 1888, la nascita dell’Istituto Luce nel 1925. Risale alla metà degli anni quaranta la nascita della Scuola Fotografica Romana, rappresentata da pittori-fotografi che si riunivano in via Condotti, nello storico Caffè Greco e che fotografavano i simboli antichi e moderni della città, le opere dei Musei Capitolini e Vaticani ma anche la campagna romana, naturalmente con il dagherrotipo, definito uno specchio dotato di memoria. Tutte le immagini fotografiche di Roma erano sottoposte alla severa censura vaticana, pubblicabili solo dopo aver ottenuto il publicetur. Cominciano a diffondersi foto di piazza Navona, del Tempio di Vesta, della Basilica di San Pietro, del Foro Romano con il Colosseo e l’Arco di Tito. La fotografia a Roma stabilisce un immediato e forse naturale rapporto con l’archeologia, anche in risposta alla crescente richiesta internazionale di tali immagini. La notevole produzione di questo materiale portò alla pubblicazione di interi volumi di raccolte fotografiche, molte delle quali conservate oggi nell’Archivio Fotografico del Museo di Roma. Le immagini esposte sono suggestive e raccontano una Roma incantevole, cristallizzata nei chiari di luna notturni, nelle carrozze che passano davanti al Pantheon, nelle bancarelle dei mercati rionali. Tutto parla di storia, archeologia, arte.
Le immagini relative alla Basilica di San Pietro, simbolo della cristianità nel mondo, occupano un posto importante nell’esposizione rivelandone l’aspetto più solenne e ufficiale, con la grandiosa cupola michelangiolesca che sovrasta la città, ma non trascurando la sua anima più familiare, documentata dalle immagini di vita quotidiana all’interno delle mura vaticane, dalle grandi riunioni di piazza in attesa di eventi storici o dalle sole benedizioni papali. Significativa e storica la foto del fotografo Porry Pastorel che ritrae la folla in Piazza San Pietro durante la stesura dei Patti Lateranensi, in una piovosa giornata del 1929. La piazza è immortalata dando le spalle alla Basilica, per inquadrare l’immensa folla e la Spina dei Borghi fino a Castel Sant’Angelo, con una modernità dello scatto che lo rende precursore dei moderni reportages. Tutti gli artisti fotografi delle diverse epoche, a cominciare dall’invenzione della tecnica fotografica, hanno ambito a ritrarre San Pietro e la Spina dei Borghi, il popoloso quartiere in seguito abbattuto per la costruzione di via della Conciliazione. Il mutamento del paesaggio di accesso a San Pietro è documentato proprio da questi primi scatti.
Le fotografie scattate dalla metà dell’Ottocento in poi, ricostruiscono i mutamenti importanti avvenuti a Roma in conseguenza del diverso assetto assunto dal fiume Tevere che la attraversa da nord a sud, scenario della costruzione di ingegnose opere idrauliche di età imperiale, di acquedotti che in città terminavano con le mostre d’acqua. Le riprese fluviali di Andersen e Cuccioni restituiscono l’atmosfera pittoresca del lento fluire del fiume e della intensa vita sociale che si svolgeva lungo le sue rive, dagli scambi commerciali alla macinatura del grano nei mulini, dal lavoro delle lavandaie ai barcaroli. Il Tevere parte integrante della città, fino a quando il Governo della neonata capitale d’Italia avviò i lavori dei muraglioni progettati per il contenimento delle acque, nuovi, altissimi argini che spezzarono per sempre il rapporto di Roma con il suo fiume. Il celebre Teatro di Apollo e il Porto di Ripetta furono abbattuti e non restarono che le celebri fontane, alcune delle quali monumentalizzate, a ricordare l’importanza delle vie d’acqua, la fontana dell’Acqua Paola al Gianicolo di Tommaso Cuccioni o la fontana di Trevi dei fratelli D’Alessandri. Le immagini che documentano il mutamento di paesaggio, dovuto alle vie dell’acqua, assumono notevole valore storico.
La sezione Un Eterno Giardino ricostruisce, attraverso la fotografia ottocentesca, la visione di una Roma sospesa tra città e campagna, in cui l’orto, il parco, la villa erano parte del tessuto urbano. E’ così che nascono Villa Borghese o Doria Pamphilj, Villa Medici, Villa Altieri. La lottizzazione del primo Novecento le ha risparmiate, ma la costruzione della Stazione Termini e lo sconvolgimento del quartiere Esquilino ha ridimensionato il Tempio di Minerva Medica, uno dei monumenti più rappresentativi ora schiacciato tra binari e edilizia popolare. Le fotografie ricostruiscono mutamenti frutto di scelte non sempre condivisibili.
La sezione La Nuova Capitale ricostruisce la fase successiva alla Breccia di Porta Pia del 20 settembre 1870 che aveva ferito la città, con il bombardamento sulla Porta e le cannonate sulle Mura Aureliane. Roma capitale d’Italia dal 1871, comincia a realizzare piani regolatori, a partire dal 1883 che portano alla costruzione del Palazzo di giustizia in Prati, del Palazzo delle Esposizioni in via Nazionale, alla costruzione di nuove strade e arterie. Nel 1936 comincia l’abbattimento della Spina dei Borghi, sostituita dal rettilineo di via della Conciliazione e San Pietro cambia volto. Le fotografie sono testimoni silenziose di abbattimenti e ricostruzioni, di volti infranti e nuovi sorrisi. Il fotografo Nello Ciampi, funzionario del Comune di Roma, storico e scrittore, curatore della rivista “Capitolium”, documenterà con perizia e abilità il cambiamento della Architettura romana, a cominciare dalla costruzione del nuovo quartiere dll’Eur. La fotografia dell’architettura di Oscar Savio contribuisce a leggere le grandi trasformazioni urbane della Roma anni cinquanta e sessanta.
Tante le foto che documentano la costruzione della Roma moderna, la Stazione Termini dal 1874, il Monumento di Vittorio Emanuele II, Il Vittoriano, inaugurato nel 1911 che ha dato un volto nuovo a Piazza Venezia, la costruzione di via dei Fori Imperiali con la demolizione del medievale quartiere Alessandrino posto alle pendici del Campidoglio.
La sezione Occasioni di vita sociale ritrae con ricchezza di scatti quotidiani, la vita a Roma nell’Ottocento, il mercato a Piazza Navona prima e a Campo dei Fiori poi, le visite a Roma di stranieri illustri, alle quali partecipava tutta la città percependole come occasioni di festa. Ci sono scatti che ritraggono il corteo che accoglie e accompagna Edoardo VII d’Inghilterra, a Roma nel 1903, nella nuova via Nazionale, gli scatti di Hitler in visita a Roma nel 1938. Le immagini raccolte dall’Archivio dell’Ufficio Stampa del Campidoglio restituiscono uno sguardo contemporaneo sulla Roma novecentesca in via di trasformazione verso mete più internazionali.
Il Comune di Roma ha sempre prestato attenzione al patrimonio fotografico che ha accompagnato, documentato e testimoniato i mutamenti del paesaggio storico, paesaggistico e architettonico di una città unica al mondo. Notevoli le acquisizioni di Fondi Fotografici confluiti nell’Archivio Fotografico del Museo di Roma, unitamente a iniziative di altro tipo promosse in occasioni particolari. Nel 1989, per il 150° anniversario dell’invenzione della fotografia, il Comune di Roma commissionò a sette famosi fotografi la possibilità di esprimere con gli scatti, una loro interpretazione di Roma.
La sezione Ritratti, comprende ritratti maschili realizzati con il dagherrotipo, originale procedimento della prima fotografia importante per l’irripetibilità della riproduzione. Lo scatto era pertanto destinato a produrre un unicum, e i soggetti interessati, esponenti dell’aristocrazia e dell’alta borghesia, si sottoponevano a lunghe sedute pur di farsi fare un ritratto fotografico.
La mostra Roma nella camera oscura, a dispetto del titolo, contribuisce a fare molta luce sulle trasformazioni di una città da sempre alle prese con la necessità di integrare il suo patrimonio artistico e architettonico prestigioso con le necessità di una capitale che ambisce a svolgere un ruolo importante nella contemporaneità italiana e internazionale. Una passeggiata fotografica che soddisfa curiosità e colma lacune, da consigliare e custodire nei propri ricordi.