Roma ricorda Renato Rascel con un Premio a lui dedicato per celebrare uno dei più grandi artisti del Novecento italiano, la cui arte, versatile e poliedrica, ha abbracciato tutte le discipline dell’intrattenimento, dalla canzone, al cinema, al teatro, al musical, al ballo. Conosciuto e apprezzato all’estero soprattutto per le sue canzoni – Arrivederci Roma è ancora oggi la terza canzone italiana più cantata al mondo – è stato ambasciatore di italianità e romanità. Nato a Torino per caso, dove i suoi genitori, un cantante di operetta e una ballerina classica erano in tournée, fu portato subito a Roma per essere battezzato nella Basilica di San Pietro, anche per consacrare la romanità, da sette generazioni, della sua famiglia. Da Borgo Pio, il quartiere a ridosso di San Pietro dove è cresciuto, cullato da una romanità verace e autentica, ha rappresentato l’Italia nel mondo e Roma, la città che è sempre stata il suo grande amore e la sua musa ispiratrice. Renato Rascel ha portato l’eco di Roma nel mondo con la canzone a lei dedicata, Arrivederci Roma, le cui prime parole T’invidio turista che arrivi proseguendo per porto in Inghilterra i tuoi tramonti e Trinità dei Monti, rappresentano un inno all’accoglienza che la città da sempre riserva ai suoi visitatori. Le sue canzoni sono state la colonna sonora di un’epoca, la Dolce Vita descritta da Federico Fellini, che hanno varcato e superato ogni confine. 300 titoli dedicati non solo a Roma ma i cui testi hanno in comune la poesia delle piccole cose che anima ogni canzone. Perché Renato Rascel, ironico, divertente, istrionico, stralunato e fanciullesco come molti suoi personaggi, era soprattutto un uomo colto e sensibile animato da una grande bontà. Il viaggio intorno al mondo per beneficenza che da solo e a proprie spese organizzò, lo portò a devolvere tutti gli incassi dei suoi spettacoli agli orfanotrofi e ospedali per bambini bisognosi, dei luoghi in cui si esibiva. Rascel aveva un tale legame con i bambini, grande fanciullino lui stesso, che scrisse per loro tre favole tradotte in molte lingue, oltre alla celebre sigla per l’edizione televisiva del Pinocchio di Collodi che ebbe un grande successo.
Organizzatore e promotore del Primo Premio Rascel per l’eccellenza italiana nella musica, teatro, cinema e televisione che sarà attribuito il 30 aprile al teatro Brancaccio a Roma e trasmesso su Rai1, è Cesare Ranucci Rascel, figlio di Renato e di Giuditta Saltarini, madrina dell’evento, che l’Osservatorio Roma ha incontrato per ricostruire la figura di Renato Rachel e conoscere il programma delle iniziative newyorkesi collegate all’evento.
O.R. Cesare Ranucci Rascel, il Premio Rachel nasce con quali intenti?
C.R.R. “Per mantenere viva la memoria di un grande artista come mio padre e per creare un evento che si ripete annualmente e che permetterà sia di ricordare chi è stato Renato Rascel, sia di incoraggiare le nuove generazioni di artisti a mantenere quella qualità che contraddistingue l’arte e lo spettacolo italiano dell’era di mio padre. Nella Dolce Vita, di cui mio padre è stato protagonista, i ballerini ballavano bene, i cantanti cantavano bene, c’era un impegno, una energia, una ricerca del personaggio i cui valori pensiamo sia utile riproporre oggi, partendo da un grande esempio, quello di Renato Rascel”
O.R. Renato Rascel ambasciatore più di italianità o di romanità?
C.R.R. “Entrambe. E’ stato un artista romano per eccellenza, ma anche se molti suoi personaggi erano romani, lui non parlava romano, è riuscito ad avere una caratterizzazione romana ma riuscendo a rimanere accessibile a tutti, non diventando un caratterista. Ha scritto canzoni memorabili su Roma, ma anche su Napoli, dove ha lavorato con Totò, con Edoardo, ha debuttato con prime teatrali a Milano, con Enrico 61, la prima commedia italiana rappresentata in Inghilterra al cospetto della Regina in cui mio padre era l’unico artista italiano. Ha rappresentato nel mondo l’Italia e in Italia ha rappresentato Roma”.
O.R. Ha amato più Rascel Roma o Roma il suo Renato?
C.R.R. “E’ una bella battaglia, è un amore grande, profondo, vicendevole. Mio padre ha scelto di abitare a Roma, nonostante abbia vissuto anche in Francia e in America, ma a Roma si sentiva a casa. Roma lo ha amato e lo ama ancora profondamente, Rascel è rimasto nel cuore dei romani, continua a vivere attraverso il chitarrista romano di Borgo che fa le serenate con le sue canzoni, attraverso gli omaggi artistici e personali che vengono fatti in suo nome e a noi della famiglia. Roma ama Rascel.
O.R. Come nasce Arrivederci Roma?
C.R.R. “Papà si trovava al Piccolo di Milano, era una domenica e nell’intervallo tra la rappresentazione pomeridiana e la serale, decise di uscire per fare una passeggiata ma aprendo la porta del teatro, si trovò davanti un muro di nebbia. Un po’ sconsolato, tornò in camerino e con la chitarra cominciò a cantare T’invidio turista che arrivi, invidiando il turista che in quel momento poteva godersi il sole, il tramonto, il paesaggio di Roma. Dalla sua nostalgia, è nato un capolavoro”.
O.R. Il Premio Rascel organizzato a Roma si collega ad un Festival in programma a New York che persegue le stesse finalità.
C.R.R. “L’Associazione culturale Italiani a New York organizza il Festival della canzone italiana, New York canta è il nome della rassegna che permette di diffondere la musica e la cultura italiana nel mondo. Nycanta.com porterà a New York dieci artisti italiani, cinque provenienti dal territorio italiano e cinque provenienti da tutte le comunità italiane del mondo, che si esibiranno in mondovisione con Rai Italia. L’intento è quello di incitare gli artisti dai 14 ai 55 anni, a valorizzare la cultura italiana componendo nuove canzoni nel solco, seppur evoluto, della nostra migliore tradizione musicale. Il festival si svolgerà il 13 ottobre a NY e le iscrizioni saranno aperte fino a maggio. E’una bella iniziativa e una buona opportunità”.
O.R. Renato Rascel è nato 107 anni fa ed è morto da 28 anni eppure l’attualità dei temi trattati, in tutte le sue declinazioni artistiche, ma soprattutto nelle canzoni, annulla questo concetto di tempo. Come mai?
C.R.R. “Una delle grandi doti di mio padre consiste nell’essere riuscito a cogliere l’essenza della vita espressa dai sentimenti e quindi molte sue canzoni, oltre ad essere straordinarie a livello musicale, hanno testi adattabili a qualsiasi era. E’ arrivata la bufera, scritta nel 1938 alla vigilia dello scoppio della seconda guerra mondiale, ha un testo che si può riadattare ad ogni epoca, perché ogni periodo storico contiene in sé la sua bufera e il modo in cui Rascel riusciva ad interpretare quel sentimento che il popolo italiano provava, testimonia di come fosse in piena connessione con il sentire comune. Inoltre, sebbene con gli anni avesse affinato la sua cultura, questo non alterò il suo lessico, rimasto semplice, accessibile a tutti, riuscendo a mantenere inalterata la comunicazione con il suo pubblico, toccando tasti sentimentali e ricordi con cui tutti si potevano correlare. Tutto questo rende il suo catalogo artistico ancor più degno di valore e considerazione.
O.R. La grandezza dei semplici che resiste al passare del tempo
C.R.R. Un comunicazione semplice ma con un pensiero molto complesso che analizzava cose ancora più complesse. E’ arrivata la bufera ne è l’esempio. Ma al di là delle canzoni, la grandezza di Renato Rascel consisteva nella capacità di mettere insieme, con il suo grande talento, tutte le discipline dell’intrattenimento. Il coesistere di tante doti in un unico contenitore, peraltro piccoletto, è stato un miracolo.
O.R. Come viene ricordato oggi Renato Rascel dalla comunità italiana che vive in America?
C.R.R. Io mi sono trasferito negli Sati Uniti, a Boston, dopo la morte di mio padre e subito mi sono stupito del livello di penetrazione che mio padre aveva in America, non solo sulle coste che pullulano di italiani, ma anche nel Mead West, favorito dall’eco straordinario di Arrivederci Roma, cantata da tutti i più grandi cantanti americani. E il ricordo rimane immutato ancora oggi.
La prima edizione del Premio Rascel per l’eccellenza italiana nella musica, teatro, cinema e televisione è l’occasione per riscoprire il talento, l’originalità, l’unicità di un uomo immenso nella sua statura artistica: Renato Rascel.