Roma è una città storicamente legata al cavallo e al suo rapporto con l’uomo. Lo raccontano le numerose testimonianze equestri, nella tradizione che omaggia il cavallo, considerato nell’antica Roma alla stregua di un semidio e nell’arte, scultorea e pittorica, dove è costantemente rappresentato. Le tombe equestri, sull’Appia Antica, pareggiano, per bellezza e importanza, quelle degli imperatori. Le corse delle bighe e delle quadrighe nel Circo Massimo erano ritenute, dagli antichi Romani, avere capacità divinatorie. L’imperatore Caligola nominò senatore il suo cavallo Incitatus, che sedeva al suo desco. Le fontane più belle sono arricchite da cavalli, la Fontana di Trevi, la Fontana dei Quattro fiumi e quella dei Cavalli marini. Nella pittura il pensiero va al Caravaggio e alla “Conversione di San Paolo”, con uno dei cavalli più belli mai rappresentato in un quadro. Nella scultura troneggiano il monumento equestre di Vittorio Emanuele a Piazza Venezia e quello di Garibaldi e Anita sul Gianicolo. Roma è legatissima al cavallo, che racconta nella sua arte, nelle sue sculture, nei suoi luoghi. Sul Lungotevere, vicino alla Bocca della Verità, tra le rovine romane, sono ancora oggi perfettamente riconoscibili stalle con beverini in marmo per cavalli, conservati intatti dopo 2000 anni.
Il Circo Massimo, Villa Borghese, Villa Glori, l’Ippodromo di Tor di Quinto, le campagne romane e le strade del centro, narrano una storia antica fatta di corse, duelli, sfide e tornei che hanno sempre il cavallo protagonista. In considerazione di una tale tradizione, Roma saluta con entusiasmo il ritorno, con un format completamente rinnovato, della manifestazione equestre “Cavalli a Roma”, in partnership con Veronafiere che dal 1898 si dedica alla promozione della cultura del cavallo. Quattro giornate, dal 13 al 16 febbraio, nella Fiera di Roma, interamente dedicate al cavallo e al suo mondo, con rassegne di razze italiane ed estere, esibizioni delle tradizioni equestri locali, attività ludiche e didattiche per bambini, la presentazione dell’arte della mascalcia per ferrare i cavalli con una gara di forgiatura, spettacoli serali e concorsi sportivi, proposte per un turismo in sella il cui trend è in continua crescita. Interessanti le discipline sportive che si svolgono sotto l’egida della Fise, la Federazione Italiana Sport Equestri, in un territorio, quale è quello romano e laziale, con il numero più alto di cavalli iscritti all’anagrafe e di tesserati che praticano gli sport equestri. Gli eventi serali sono animati dal Carnevale Romano– Accademia del Teatro Equestre per far rivivere, tra storia e folklore, l’antica tradizione del Carnevale Romano, da sempre in simbiosi con le corse dei cavalli senza cavalieri, attraverso spettacoli equestri con i protagonisti della kermesse romana, i migliori artisti nazionali, le rappresentanze della grande storia della cavalleria militare italiana (la Fanfara dei Carabinieri a cavallo ha aperto il concerto del Gran Galà) e i Butteri della Maremma laziale.
Osservatorio Roma e America Oggi incontrano Marco Lepre, presidente dell’Associazione culturale Carnevale Romano, impegnato dal 2009 nel recupero e nella valorizzazione della cultura popolare italiana anche attraverso la rievocazione storica della gloriosa tradizione del Carnevale Romano che rappresenta la storia dei cavalli a Roma.
Quali sono le origini storiche del Carnevale Romano?
Il Carnevale Romano è stato l’evento più importante della storia della romanità, perfetto per definirne l’identità. Il carattere dei Papi di Roma potrebbe essere interpretato andando a rileggere il modo in cui fecero il Carnevale Romano, dove partecipavano i più grandi artisti dell’epoca, alcuni come carpentieri e fabbri, altri, Donatello, Bernini, Borromini e Michelangelo come grandi protagonisti. La sua storia è straordinaria. Nella Biblioteca Vaticana ci sono le prime tracce che raccontano come il Papa si recasse già nel 1143 a Testaccio, che si riteneva essere il monte sacro di Roma, con tutta la corte del Vaticano e con le grandi famiglie nobili, a svolgere eventi equestri. Venivano uccisi animali, liberati tori e maiali, in una specie di corrida a cavallo. La plebe si radunava in un grande spazio erboso, mentre i nobili si sfidavano in gare a cavallo con le bestie. Venivano sacrificate fiere, liberata una carrozza dall’alto del Monte dei Cocci che scendeva a valle, verso la piana, dove i cavalieri le attendevano con le loro lance a cavallo, per uccidere le fiere, aprire la carrozza, ammazzare i porci. Il cavaliere che si batteva in maniera più coraggiosa, veniva omaggiato e il popolo finalmente mangiava la carne. Questa è l’origine storica del Carnevale Romano che non è un carnevale di maschere, ma di storia, cultura, tradizione e grande identità della città e della romanità.
Qual è stata la sua evoluzione nel corso dei secoli?
Il Carnevale Romano ha segnato tutta l’evoluzione urbanistica e culturale della storia di Roma. Era il modo attraverso cui il Papa si raccontava al mondo e raccontava le vittorie dei re cattolici in giro per l’Europa. Gli esempi sono innumervoli, nel 1492 i re cattolici recuperano la Reggia di Siviglia e in quell’anno il Carnevale Romano si svolge a Castel Sant’Angelo, dove viene riprodotta la riconquista con uno spettacolo di fuochi di artificio. Il papa Alessandro Borgia organizza una grande corsa delle prostitute intorno a San Pietro. Il Carnevale è il modo migliore per capire la Roma dei Papi, si evolve dietro l’evoluzione di Roma, arriva nel nuovo centro rinascimentale, a San Pietro, Piazza Navona, Campo dè Fiori, Piazza Farnese, dove ci sono tracce, risalenti al Trecento, di una vera e propria corrida, che inizia a Roma, con Giulio II e solo dopo arriva in Spagna. Il 9 febbraio 1496 il Carnevale per la prima volta esordisce nei nuovi luoghi della Roma attuale. Papa Paolo II detto il Barbo, arriva da Venezia e decide di spostare il centro di Roma e soprattutto le corse del Carnevale Romano. Rende piatta e piana via del Corso, la allarga per le corse finali dei cavalli berberi che infiammavano il popolo, rende piana Piazza del Popolo che diventa il luogo di partenza delle corse e non più area di coltivazione della vite, pianifica ed edifica Piazza di Spagna che allora era luogo di pascolo per le giumente. Questi diventano i luoghi del Carnevale Romano destinati alle corse. Papa Paolo II edifica Palazzo Venezia, il palazzo papale dal quale assisteva personalmente alle grandi corse. I fasti, con i loro cortei rinascimentali, continuano, con elementi quasi rituali. Ci sono i cortei rinascimentali nei quali il papa e i cardinali viaggiano in testa al corteo composto di militari, artisti, nobili, il popolo in fondo a chiudere. Il corteo così organizzato, continua fino all’Unità d’Italia, quando arrivano i Piemontesi e trovano discutibile questo evento, caratterizzato ancora da elementi medievali, con la gente che moriva sotto ai cavalli lanciati al galoppo. Nel 1871 si svolge l’ultima edizione dell’antico Carnevale Romano, ne troviamo tracce in tutti gli scrittori del tempo, Goethe, Stendhal, Dumas che dedicano capitoli interi al Carnevale Romano, dipinto dai più grandi artisti del tempo, un evento che allora era il centro dell’Europa. Tutte le grandi ambascerie europee si battevano per fare i migliori contributi al Papa nel Carnevale Romano. Le feste della nobiltà si svolgevano nel periodo del Carnevale Romano, che era l’evento più importante a Roma. Tutto questo termina nel 1871 e poi paradossalmente passano secoli, fino a quando noi lo recuperiamo e cominciamo a narrarne la storia.
Perché termina proprio nel 1871, quando Roma diventa capitale del Regno d’Italia?
Forse perché l’Italia unita da un punto di vista politico, non lo era culturalmente. Le differenze tra Nord e Sud erano ancora visibili. I piemontesi arrivarono a Roma, videro questa città papale e un Carnevale che conservava elementi medievali. I cavalli correvano lungo via del Corso con chiodi attaccati ai posteriori per correre in maniera ancora più frenetica, la gente si sfidava lungo via del Corso finendo spesso sotto le zampe dei cavalli. I Piemontesi arrivano, si verifica un incidente terribile, muore un bambino sotto un cavallo, a Piazza Venezia, sotto il palazzo papale e decidono che non è più un evento adatto ai nuovi tempi e lo aboliscono. Nel 2009 proviamo a rilanciare questa grande memoria collettiva, aiutati dal Comune di Roma che organizza 170 eventi nel centro della città, articolati in 11 giorni, all’insegna della cultura e delle arti dimenticate dell’Italia antica. L’arte equestre, naturalmente centrale, per la quale viene costruito un campo dentro Piazza del Popolo dove vengono invitati i maggiori artisti equestri internazionali a richiamare l’arte equestre rinascimentale, i militari a cavallo, ambasciatori nel mondo degli insegnamenti di un capitano di cavalleria, Federico Caprilli, ideatore del “Sistema Naturale di Equitazione” che nel 1920 scoprì che il cavallo saltava e che allungando l’incollatura e permettendo i movimenti naturali del cavallo, si cambiava la storia dell’equitazione. Oggi tutto il mondo va a cavallo secondo i canoni descritti dal nostro capitano di cavalleria. La dimensione del cavallo come compagno di lavoro e di vita dell’uomo, è rappresentata dalla grande tradizione dei Butteri, nata nel Sud del Lazio, nelle tenute della famiglia Caetani, una realtà fatta di stenti, di povertà, del lavoro giornaliero in sella ad un cavallo che a poco a poco, con la bonifica dell’Agro Pontino, si sposta verso il Nord, diventando oggi una splendida realtà dell’Alto Lazio e della Toscana. Riportiamo queste tre realtà al centro dell’attenzione, insieme ad altre arti dimenticate, facendo anche rievocazione pirotecnica, studiando nella Biblioteca Vaticana come Borromini e Michelangelo facevano i fuochi di artificio ai tempi del Carnevale Romano. Abbiamo lavorato sulla rievocazione storica, con una lavorazione filologica per ricreare ciò che il Carnevale davvero fu, non una maschera a se’ stante, lavorando solo su cavalli barocchi esistenti in quel tempo, unendo le fortune di Roma, il Teatro dell’Opera, la Compagnia di danza, la musica classica italiana e ricreando un Carnevale che occupa stabilmente il centro della città per 11 giorni. Il turismo cresce, il nostro Carnevale è premiato in tutta Europa come l’evento equestre più importante, capace di calamitare l’attenzione di un milione e duecentomila persone ma in realtà non abbiamo fatto altro che raccontare la bellezza delle nostre tradizioni italiane e romane e le storie incredibili che possiamo narrare dall’alto della Roma dei Papi.
La collaborazione con la Fiera Cavalli come nasce?
“Cavalli a Roma” è una realtà che da oggi in poi sarà centrale, data l’importanza che da millenni il cavallo ha per Roma come compagno di vita e di lavoro. Nessuna città al mondo può vantare tradizioni equestri pari a Roma. Il Carnevale Romano è gemellato da un decennio con Veronafiere, con un vivace scambio di collaborazioni artistiche che con rinnovata fiducia, ci coinvolgono oggi in una manifestazione importante per promuovere e valorizzare la cultura del cavallo e delle tradizioni ad esso connesse, anche nel Centro e nel Sud Italia. Il Carnevale Romano apporta un contributo di festa e di rievocazione storica, con la bellezza delle dame e dei cavalieri del gruppo storico romano “Arte della Bellezza”, per scrivere una nuova pagina sulla cultura del cavallo e sulla sua tradizione, rinnovando il senso di identità e comunità che il rapporto con l’uomo ispira.
È il caso di dire che il Carnevale a Roma è una cosa seria?
Solo se si impazzisce davvero, perché, come dicevano i Latini semel in anno, licet insanire.