Banksy, l’artista più rappresentativo della Street Art, tra le personalità più influenti dell’arte contemporanea mondiale, nasconde la sua identità dietro a uno pseudonimo e fa dell’invisibilità, che considera un superpotere, la cifra esistenziale, affidando messaggi forti ed evocativi a opere che raccontano, denunciano, omaggiano. Dipinti, serigrafie, stencil, murales, installazioni testimoniano la straordinaria attenzione dell’artista alle contraddizioni del mondo contemporaneo. Le sue opere comunicano parole non dette ed emozioni elaborate in silenziosa riflessione. I luoghi di Bansky sono pubblici e imprevedibili, muri, pareti, piazze, metropolitane, stazioni, luoghi della gente perché è a tutti che l’artista vuol far arrivare il suo messaggio sia esso di protesta, denuncia o commozione.
Le lacrime di Banksy si percepiscono nell’opera con la quale ha reso omaggio alle 90 vittime del Bataclan, la sala concerto scenario della strage di matrice islamica che insieme ad altri attacchi terroristici insanguinò Parigi il 13 novembre 2015. La Ville Lumière pianse 130 morti. Per rendere omaggio alle vittime del Bataclan, uccise mentre assistevano al concerto di un gruppo rock statunitense, Banksy ha dipinto la porta di emergenza del teatro con l’immagine struggente di una ragazza che piange raccolta su se stessa. L’opera, denominata “La ragazza in lutto”, lasciata al Bataclan nella collocazione originale per i suoi tanti significati simbolici, è stata rubata nel gennaio 2019 suscitando una indignazione mondiale. Il 10 giugno 2020 è stata ritrovata in Italia, in Abruzzo, a Tortoreto, grazie a indagini investigative complesse svolte in cooperazione tra Italia e Francia. Il 14 luglio, giorno in cui la Francia celebra la festa nazionale, la porta del Bataclan è stata riconsegnata, con una cerimonia solenne, all’Ambasciatore francese Christian Masset nella sede dell’Ambasciata di Francia a Roma, a Palazzo Farnese, dal Generale Roberto Riccardi, comandante del Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale e dal Procuratore Capo della Repubblica dell’Aquila Michele Renzo.
Osservatorio Roma e America Oggi incontrano i protagonisti di una restituzione che aggiunge un sorriso alle lacrime raccontate dall’opera.
Ambasciatore Christian Masset
Come si può raccontare agli italiani d’America questa bella pagina di cooperazione tra Italia e Francia?
Oggi per noi, qui a Palazzo Farnese, sede dell’Ambasciata di Francia, nel giorno solenne della nostra festa nazionale, si consegna la porta del Bataclan, dipinta da Banksy, rubata lo scorso anno e ritrovata a giugno in Italia. Il ritrovamento è il frutto di una cooperazione esemplare tra Italia e Francia e dimostra che quando i nostri due Paesi lavorano insieme, la collaborazione è molto efficace. E’ un giorno decisamente felice.
Qual è il valore simbolico della porta del Bataclan?
La porta è un testimone memoriale commovente che ci ricorda che dobbiamo sempre lottare per i nostri diritti e per la nostra libertà. Rappresenta per tutti un grande messaggio con il suo doppio valore simbolico, come ricordo forte delle 90 vittime e testimone del massacro, ma anche come la porta di emergenza del Bataclan dalla quale tante persone sono potute scappare. Grazie a questa porta, molte vite sono state salvate.
È un omaggio e un ricordo?
Ricorda tutte le 90 vittime che hanno perso la vita in questo terribile attentato e diventa oggi una testimonianza di amicizia e cooperazione esemplare. Il ritrovamento dell’opera testimonia la grande qualità della cooperazione italo-francese. Questa porta è stata rubata dal Bataclan nel gennaio 2019 e ritrovata in Italia lo scorso 10 giugno a seguito di una intensa attività di cooperazione giudiziaria e di polizia tra i giudici istruttori del tribunale di Parigi e la procura distrettuale dell’Aquila, nonché tra il secondo Distretto di polizia giudiziaria di Parigi e i Carabinieri di Alba Adriatica. Questo risultato è un ulteriore esempio dell’ impegno comune e della costante comunicazione tra le nostre magistrature e polizie giudiziarie, una catena virtuosa che ha portato oggi a questa riconsegna. Siamo tutti molto felici.
Gen. Roberto Riccardi
Gen. Riccardi, il Nucleo TPC quando fu istituito nel maggio 1969 e 16 Carabinieri volenterosi e motivati partirono con il progetto di tutela, avrebbe mai immaginato di diventare eccellenza nel mondo?
I Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale sono nati 51 anni fa, da un’idea che ha le sue radici nell’articolo 9 della Costituzione che vuole che la Nazione difenda il proprio patrimonio storico, artistico e paesaggistico. Questa idea di base, maturata dopo l’esperienza della seconda guerra mondiale, con tutti i monumenti devastati dal conflitto, anni dopo porta l’Arma dei Carabinieri e il Ministero dell’Istruzione a istituire l’embrione di quello che oggi è il Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale. Nel 1969 partirono in 16 uomini al comando di un ufficiale e mai avrebbero pensato di fare tanta strada. Nel tempo sono nate una banca dati che oggi contiene 300.000 files di opere da ricercare, sono stati recuperati 3 milioni di beni culturali, sono stati costituiti nuclei su tutto il territorio nazionale su base regionale, è stato istituito un reparto operativo nazionale con sezioni specializzate e si è sviluppata una cooperazione internazionale attraverso le indagini che si fanno con gli altri Paesi e con la “ Unite4Heritage”, i Caschi Blu della Cultura che intervengono in tutto il mondo, in Paesi devastati da conflitti o da calamità naturali, provvedendo alle prime necessità di questi territori che consistono nella catalogazione e messa in sicurezza delle opere d’arte.
Si può parlare di Nucleo per la tutela del Patrimonio Culturale universale, non solo italiano?
Nel corso delle indagini capita spesso di recuperare beni che non appartengono all’Italia ma a Paesi lontani. Lo scorso anno le più importanti restituzioni, anche per il valore degli oggetti, sono avvenute a favore di Messico e Cina e questo capita frequentemente in quanto i traffici d’arte non si fermano ai confini di stato. Un’indagine nasce in un Paese e porta molto spesso in luoghi lontani.
La collaborazione con l’autorità giudiziaria e il Mibact costituisce una rete importante. Da quale indagine investigativa deriva tecnicamente il recupero della porta del Bataclan?
I recuperi e le restituzioni sono sempre frutto di importanti sinergie. In questo caso è stato sufficiente il livello investigativo e giudiziario che però il più delle volte non basta perché ci si trova di fronte a diritti diversi nei vari Paesi oppure a situazioni confliggenti, nei quali casi interviene, accanto al lavoro dei magistrati e degli investigatori, l’istituto della Diplomazia Culturale, costituito da funzionari dei ministeri degli Affari Esteri e della Cultura che trovano soluzioni negoziali tra il diritto di proprietà di un Paese che rivendica un bene e quello di possesso, perché magari una Galleria o un Museo ha acquistato in buona fede, affinchè si trovi una sintesi e una soluzione del caso.
La porta del Bataclan che viaggio ha fatto da Parigi a Tortoreto?
Ancora non si può parlare del quadro investigativo e di tutti gli elementi che lo caratterizzano ma il viaggio è stato quello riscontrato, Parigi-Tortoreto.
Banksy e l’omaggio alle vittime del Bataclan, quale riflessione Le sollecita?
Il 13 novembre 2015 è stato un giorno terribile per la famiglia umana, 90 persone sono state uccise, 130 in tutta Parigi e l’intera umanità è stata ferita. Quel giorno siamo stati tutti cittadini di Parigi. Un artista molto particolare, noto con lo pseudonimo di Banksy, maestro della Street Art ha voluto onorare le vittime dipingendo sulla porta una ragazza triste che piange, velata, in lutto. Banksy è un artista molto interessante che tocca sempre i temi più attuali e rilevanti e che ha scritto una frase che mi interroga molto “I più grandi crimini nel mondo non sono commessi da persone che violano le regole ma da persone che seguono le regole”. Se guardiamo al passato, agli orrori della storia, contiene una sua verità profonda. Ora sta a noi fare in modo che nel presente e nel futuro questa verità sia sempre meno vera. Oggi viene restituita la Porta di Banksy, l’omaggio alle vittime del Bataclan grazie a persone che seguono le regole. Sono i magistrati francesi e italiani, è la polizia francese, i Carabinieri della compagnia di Alba Adriatica e i Carabinieri del Nucleo TPC di Ancona. Le opere d’arte devono stare al loro posto, a maggior ragione se sono omaggi, come in questo caso. Separare è distruggere, come insegna Quatremère de Quincy, grande critico d’arte francese e quando un capolavoro scompare è una zona della nostra memoria che si oscura, come diceva il grande giurista italiano Piero Calamandrei mentre guardava i monumenti devastati dalla guerra. La tutela del patrimonio culturale e le indagini esistono per riunire ciò che è stato separato, per ricostruire ciò che è stato distrutto, per riportare nel cielo, dopo l’oscurità del male e del crimine, la luce della giustizia e della bellezza.
Procuratore Michele Renzo
Come è arrivata l’opera da Parigi a Tortoreto?
Questo è un punto sul quale hanno indagato le autorità francesi ma credo non siano ancora arrivati a conclusioni certe. Noi ce ne siamo occupati in un momento successivo, quando nessuno poteva immaginare che l’opera fosse in Italia. Il problema del viaggio ce lo siamo posti in modo marginale e senza risolverlo. Ma la cosa più importante è che siamo riusciti a recuperare l’opera.
Dove è stata ritrovata la porta del Bataclan?
E’ stata ritrovata in una fattoria, all’ultimo piano di un casolare di campagna, senza particolari cautele, abbandonato, in un appartamento del casolare affittato a due cittadini cinesi ignari forse della presenza, sicuramente del valore dell’opera.
Chi sottrae illecitamente un’opera di Banksy, quale fine vuole perseguire?
Non ho su questo opinioni da magistrato, ma solo quelle da cittadino che credo non interessino.
La collaborazione con i Carabinieri del nucleo TPC che ha portato con successo al recupero, è una cooperazione consolidata?
Il Nucleo TPC è un pilastro del nostro sistema culturale in senso tecnico. Una cultura che non sa tutelare se stessa è destinata a estinguersi e il Nucleo TPC ha un’altissima specializzazione, vanta un numero enorme di successi e possiede la più grande banca dati di beni culturali del mondo, che funziona per l’Italia e per i Paesi esteri, coerentemente con il fatto che l’Italia possiede il 50% del patrimonio culturale mondiale.
Cosa rappresenta per la Procura dell’Aquila un ritrovamento tanto significativo?
Recuperare questo simbolo e restituirlo alla commozione pubblica è stato un grande impegno e un grande onore. Le procure distrettuali sono abituate a destreggiarsi nella cooperazione internazionale perché una legge di tre anni fa ha attribuito loro la competenza sui rapporti internazionali su tutto il loro territorio. Tuttavia, anche se la cooperazione non è una novità per noi, siamo orgogliosi di questo successo così simbolico. La Procura della Repubblica dell’Aquila è onorata di consegnare alla Francia l’opera recuperata, nel giorno della Festa nazionale francese, la festa della libertà che celebriamo tutti. Il valore simbolico del 14 luglio si intreccia mirabilmente con il significato di questa porta che offre il ricordo di un evento tragico e luttuoso.
La decisione di restituirla in tempi tanto rapidi, contrariamente a quanto avviene di solito, è tutta sua
E’ tutta del mio ufficio, perché si poteva fare e tutto quello che si può fare, si fa. La restituzione è espressione del successo della cooperazione internazionale e della collaborazione giudiziaria italofrancese nata all’interno delle istituzioni europee, a testimonianza che la nostra più grande risorsa, in un tempo di globalizzazione mondiale, consiste nel trovare un territorio comune in cui vigano regole comuni che possono essere imposte e rispettate solo quando c’è una comunione di sentimenti reali.