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Presepe e Albero in Piazza San Pietro segni di speranza

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Gesù che nasce è il Segno che Dio dona al mondo che soffre, ma per accogliere questo dono di grazia bisogna sentirsi piccoli, poveri e umili come i personaggi del Presepe”. Papa Francesco ha accolto in udienza speciale le delegazioni della Slovenia e dell’Abruzzo che hanno offerto l’Abete e il Presepe allestiti in Piazza San Pietro per il Natale 2020, invitando la comunità cristiana a valorizzare l’importanza dei “segni e simboli” natalizi oltre i quali è necessario andare per cercare il vero significato che essi sottendono e che è la costante ricerca di Gesù. Come ogni anno l’allestimento del Presepe e dell’Albero in Piazza San Pietro, centro della cristianità nel mondo, pone al centro dell’attenzione piccoli paesi che attraverso i segni e i simboli che offrono, raccontano la storia delle proprie comunità civili e religiose. Papa Francesco ha accolto i doni e li ha offerti al mondo, la Santa Sede ha organizzato una cerimonia solenne di inaugurazione con l’accensione delle luci dell’albero e lo svelamento dei drappi del Presepe, presieduta dal cardinal Giuseppe Bertello Presidente del Governatorato dello Stato  Vaticano e accompagnata dalla presenza della Banda Musicale del Corpo di Gendarmeria che ha  eseguito gli Inni dello Stato Vaticano e dei Paesi a cui appartengono le comunità offerenti. Una tradizione che si è rinnovata come ogni anno, anche tra le sofferenze della pandemia, per accompagnare la preghiera e l’accoglimento di “Gesù che è la novità in mezzo a un mondo vecchio, venuto a guarire e ricostruire, a riportare la nostra vita e il mondo al loro splendore originario” come scrive il Santo Padre nella Lettera sul  Presepe “Admirabile Signum” firmata lo scorso anno a Greccio, la località dove San Francesco realizzò il primo Presepe vivente nel 1223. Il Presepe allestito per il Natale 2020 arriva da Castelli, un piccolo borgo abruzzese in provincia di Teramo, 1000 abitanti, 11 chiese, una importante tradizione nella produzione della ceramica e della maiolica che risale al XV secolo. La Scuola d’Arte di Castelli, oggi Liceo Artistico, ha formato, nei 114 anni della sua storia, generazioni di artisti in continuità con una tradizione secolare che ha realizzato opere esposte nei più importanti musei del mondo, dall’Hermitage di San Pietroburgo al MOMA di New York. Il Presepe esposto in Piazza San Pietro è una selezione di statue tra le 54 che compongono il Presepe Monumentale di Castelli, realizzato da insegnanti e allievi della Scuola d’Arte tra il 1965 e il 1975. Un’opera imponente che racconta una storia di eccellenza artigiana e virtuosa trasmissione di “saperi” tra generazioni. L’intera comunità si è aggregata attorno alla preparazione del Presepe, anche in omaggio alla  plurisecolare tradizione presepiale dell’Abruzzo, realizzando una composizione artistica che oltre alle figure dell’iconografia tradizionale, si apre a nuovi personaggi che sottolineano momenti storici importanti, come il pastorello astronauta posto a ricordo dello storico sbarco sulla luna avvenuto nel 1969.

Fondazione Osservatorio Roma e America Oggi incontrano il sindaco di Castelli, Rinaldo Seca, e Monsignor Lorenzo Leuzzi, vescovo della Diocesi di Teramo-Atri.

Sindaco, cosa significa per una comunità offrire il Presepe al Papa?

E’ qualcosa di straordinario, che ci riempie il cuore di orgoglio ed emozione. Sapere che il Presepe più rappresentativo  del mondo cristiano in questo Natale 2020 è prodotto a Castelli dalla nostra Scuola d’Arte è emozionante per tutta la nostra comunità, scolastica e civile.

Come e quando è nata l’idea?

Da molti anni avevamo questo sogno che oggi finalmente si realizza grazie all’impegno del nostro Vescovo, Monsignor Lorenzo Leuzzi che ha proposto la nostra opera presso la Santa Sede, che l’ha accolta.

Qual è l’iter burocratico per tradurre il desiderio di una comunità in concreta realizzazione?

La Diocesi di Teramo-Atri ha avanzato la richiesta del nostro territorio, nella consapevolezza che il Presepe monumentale di Castelli ha un significato religioso e artistico. Realizzato tra il 1965 e il 1975 dagli allievi e dai professori della storica Scuola d’Arte, custode della nostra produzione ceramica, è un complesso scultoreo composto da 54 statue a grandezza naturale con al centro la Natività e altri elementi innovativi realizzati per ricordare fatti storici importanti, come l’astronauta che rappresenta l’arrivo dell’uomo sulla luna. Il Presepe racconta la storia di un piccolo borgo che prosegue con entusiasmo l’antica tradizione di produzione ceramica artistica risalente al XV secolo.

Castelli che storia racconta?

Castelli è un comune ai piedi del Gran Sasso d’Italia, posto sotto il Monte Camicia, compreso all’interno di uno scenario naturalistico di eccellenza. All’interno di questo scrigno naturalistico si è sviluppata una tradizione di produzione di ceramica artistica e maiolica, che da oltre 6 secoli si trasmette di padre in figlio. In epoca rinascimentale e barocca ha conosciuto la sua massima espressione con   i nostri avi che hanno fatto proprio il linguaggio artistico del tempo, trasferendolo in utensili di uso comune come piatti e stoviglie, acquistati dalle classi aristocratiche di tutto il mondo. Ecco perché in molti importanti musei sono esposte ceramiche realizzate a Castelli. In un borgo tanto piccolo, ci sono attualmente 40 attività impegnate nella produzione di ceramica con la tecnica tradizionale del passato, dall’argilla alla ceramica. Castelli è però anche un territorio provato dai due terremoti del 2009 e del 2016 che desidera recuperare i molti edifici storici danneggiati, a partire dal Museo Storico della Ceramica per renderlo attrattore di visitatori anche del Presepe monumentale, attualmente conservato nel Liceo, che sarà presto spostato e reso visitabile in una zona recuperata del Museo della ceramica.

Castelli ha conosciuto il fenomeno migratorio?

Nei decenni del XX secolo Castelli ha conosciuto un  importante flusso migratorio verso il Nord America, verso l’Argentina, il Brasile e in Europa verso il Belgio. Il Presepe esposto a San Pietro è anche per i tanti corregionali che vivono all’estero.

Monsignor Lorenzo Leuzzi

Cosa significa per la comunità di Teramo-Atri offrire il Presepe al Papa e a tutto il mondo cattolico?

L’invito ad allestire il Presepe in Piazza San Pietro rappresenta per tutta la nostra comunità un dono di comunione con Papa Francesco  e una grande responsabilità per una diocesi che comprende territori ancora provati da recenti terremoti e dall’ emergenza sanitaria. Accogliamo e viviamo questa esperienza straordinaria pronti a ripartire insieme, con un impegno di testimonianza e rimotivazione delle capacità di un territorio che ha grandi potenzialità, a volte inespresse. Il Presepe ha rimotivato tutta la nostra comunità e permesso ai nostri giovani di manifestare la loro Fede attraverso un’opera di grande valore artistico.

Che ricordo porterà dell’udienza speciale concessa dal Santo Padre?

L’udienza è stato un momento intimo e familiare con il Papa che mi è sembrato molto contento per questo dono. Siamo tutti chiamati a vivere un Natale e un Presepe che assumono un significato ancora più intenso in questo anno tanto particolare, tra le sofferenze della pandemia. Ci troviamo in una situazione in cui abbiamo bisogno tutti di tanta speranza. E il Presepe dona speranza e fiducia.

Se per la comunità cristiana mondiale il Presepe è un segno importante, per la comunità della sua diocesi cosa rappresenta?
Esprime il senso di un grande responsabilità per una comunità diocesana che in Piazza San Pietro rinnova l’accoglienza di un insegnamento e cerca di rispondere, per quanto possibile, alle attese della Chiesa e dell’umanità. La nostra comunità si conferma nell’impegno a camminare insieme anche per ritrovare le piccole comunità montane del nostro Abruzzo che si vanno sempre più spopolando. Aver allestito il Presepe è per tutti noi un segno di fiducia e speranza.

L’abete rosso innalzato accanto al Presepe, è un peccio che arriva dal piccolo comune di Kocevja, che si trova nella zona più rigogliosa della Slovenia, sul fiume Rinza, un territorio coperto al 90% da foreste e per questo inserito nella lista dei 63 siti del Patrimonio mondiale dell’Unesco per le faggete primordiali. La delegazione slovena, guidata dal ministro degli Esteri, ha consegnato l’albero imponente, che ha 75 anni, pesa 7 tonnellate, è alto 28 metri, ha un diametro di 70 cm, ed è stato tagliato per donarlo al Papa e all’intera comunità cristiana come simbolo di speranza. Ogni comunità slovena ha lavorato con entusiasmo alla preparazione degli addobbi artigianali dell’albero e alla preparazione delle tradizionali ghirlande natalizie che addobbano tutti gli ambienti del Vaticano, utilizzando e lavorando materiali poveri e semplici che esprimono compiutamente un sentimento autenticamente cristiano. Segni e simboli per un Natale di speranza.

Maria Teresa Rossi
Maria Teresa Rossi
Osservo, scrivo, racconto. Per la Fondazione Osservatorio Roma e per Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all'estero..

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