Il prossimo autunno a Roma non sarà solo la stagione della tradizionale ottobrata romana, ma segnerà anche il tempo delle elezioni amministrative, per scegliere il sindaco che guiderà la città nei prossimi cinque anni. Il Campidoglio, uno dei sette colli su cui venne fondata Roma 2773 anni fa, è la sede di rappresentanza del comune di Roma, dove politicamente abita il primo cittadino della città che è anche capitale d’Italia, polo culturale e religioso a cui tutto il mondo guarda. Raccontare cosa significhi amministrare Roma, città affascinante e complessa, comporta l’analisi di macrotemi e l’approfondimento di problemi comuni a molte grandi città, ciascuno dei quali è meritevole di una specifica trattazione.
Fondazione Osservatorio Roma e America Oggi focalizzano l’attenzione sulla visione culturale che i candidati sindaci propongono per Roma, la città dalla storia millenaria che custodisce un immenso tesoro storico e artistico, patrimonio dell’umanità. Enrico Michetti, il candidato sindaco sostenuto dalla coalizione di centro-destra, avvocato amministrativista, professore universitario, cavaliere al Merito della Repubblica Italiana, voce radiofonica conosciuta dai romani, presenta, alla comunità italoamericana, il suo progetto per Roma all’insegna della romanità e della italianità.
Il professor Enrico Michetti che Roma promette?
Roma oggi non si presenta bene, soprattutto al turista che arriva e vorrebbe una Roma pulita, sicura ed efficiente. Roma è però sempre la terra dove esistono le opere d’arte più belle del mondo, che ha il patrimonio artistico più ricco e prezioso rispetto a qualsiasi altra località, testimone di una storia millenaria a cui si aggiunge un patrimonio paesaggistico altrettanto importante. Roma ha tutto, un clima bellissimo, bacini lacustri, colline e campagna romana che la circondano, è un humus straordinario dove è nata la più grande creatività artistica e scientifica del pianeta. I Romani avevano inventato tutto, costruivano ponti, strade, acquedotti, fogne, anfiteatri, erano gli antichi ingegneri dell’umanità. Tutto ciò che costruivano era al servizio del cittadino, perché Roma è stata la prima civiltà che ha posto il cittadino al centro del sistema. E’ forse anche questo il segreto che pone Roma, a distanza di millenni, al vertice di un interesse planetario.
Roma è una città complessa e bellissima, ha 2773 anni, è da 150 anni capitale d’Italia, è il centro della cristianità. Quali politiche culturali merita?
Roma merita di essere ripianificata relativamente agli eventi, deve diventare la città degli eventi e di tutto quello che può essere cultura e arte, anche cultura di stato, quindi la pubblica amministrazione. Roma ha tanto spazio di creatività, è la capitale dove è nata l’Europa, è capitale della scienza con i suoi 44 atenei e gli istituti di ricerca. La scienza dovrebbe essere messa al servizio di uno sviluppo sostenibile, per creare occupazione, per manutentare e conservare ciò che abbiamo avuto in eredità. E’ una città che ha bisogno di politiche capaci di integrare il turismo e il terziario, che deve ripartire per rendere la città attrattiva anche a chi vuole investire. Ecco perché la Pubblica Amministrazione deve essere veloce, pronta, dinamica e al servizio del cittadino.
Il patrimonio storico e artistico di Roma è in parte conservato dallo Stato e in parte dal Comune ma né l’uno né l’altro hanno tutte le risorse per potervi provvedere completamente. Come vede la collaborazione tra pubblico e privato e come intende valorizzare gli interventi di sponsorizzazione e mecenatismo culturale?
L’incontro tra pubblico e privato, nell’interesse dei cittadini, costituisce sempre un valore importante. Le risorse del privato possono essere molto utili quando l’interesse pubblico soffre di carenza di liquidità. Se il privato è contento di realizzare una infrastruttura o di svolgere con efficienza un servizio di cui godono i cittadini, è bene che vengano garantiti al privato tutti gli atti abilitativi che consentano di realizzare il suo desiderio e di mettere in opera la sua creatività al servizio della collettività.
E’ necessaria una corposa sburocratizzazione per far sì che i sogni diventino obiettivi concreti?
Esattamente, è proprio questo il compito della Pubblica Amministrazione che dovrebbe accompagnare i desideri dei cittadini verso la loro realizzazione, per quanto di competenza. E’ la direzione in cui va la mia proposta per Roma.
Ha pensato a come valorizzare Roma in ciascuna delle sue dimensioni, storica, archeologica e contemporanea, senza che l’una sovrasti l’altra?
Serve pianificazione e una visione chiara della città per ricondurre tutto in maniera armonica a quel progetto di città. Se l’idea è quella di creare occupazione incrementando il numero dei turisti a Roma, è necessario orientare i trasporti, l’igiene urbana, il decoro cittadino, le mostre, organizzare e connettere tutte le persone e le professionalità che compongono la filiera della ricettività e dell’accoglienza. Penso a un percorso enogastronomico che sia riconoscibile, creando un brand di Roma attraverso il quale siano individuabili peculiarità, storia e tradizioni. Ciascuno deve poter sapere che in quel ristorante si mangiano cibi romani, cucinati secondo la tradizione romana, conservata, certificata e fatta conoscere, al turista ma anche al cittadino. L’obiettivo della prossima amministrazione comunale dovrebbe essere quello di perimetrare il brand Roma, rinvenirlo, tracciarlo, qualificarlo e alzarne la qualità.
Quando parla di romanità, intende l’attitudine a riappropriarsi della propria identità, all’insegna di storia, radici e tradizione?
La storia, le radici, la tradizione di Roma sono qualcosa di unico e incredibile, di cui spesso ci si dimentica. I miei avversari politici mi accusano di amare troppo la storia di Roma e mi definiscono “tribuno”, non sapendo di attribuirmi un ruolo principale ed essenziale perché il tribuno è il rappresentante del popolo. Dobbiamo riappropriarci della nostra storia e dalla civiltà, assolutamente unica, dalla quale siamo partiti e siamo riusciti a creare le più grandi meraviglie del mondo. E’ la civiltà del diritto, del cittadino, dell’ingegneria, della cultura, della cristianità mondiale. La nostra cultura, fatta di storia, radici e tradizioni, è l’arma vincente per poter riportare Roma ad avere la dignità che merita e che ora è un po’ sbiadita.
La definizione di tribuno rimanda alla sua fortunata esperienza come conduttore radiofonico. Perché le piace tanto la radio?
La radio è uno strumento di comunicazione che entra nel cuore delle persone, che si appassionano alla voce, ascoltano i contenuti con attenzione perché non sono distratte dalle immagini e ciò crea un rapporto particolare ed empatico tra conduttore e ascoltatore. E’ quello che si è verificato con la platea di cittadini romani che mi ascoltano mentre sono in auto e mi sentono vicino. E questo è molto edificante dal punto di vista umano.
Roma è una città e un mondo culturale, sede di accademie internazionali, università, istituti di ricerca e istituzioni musicali. I cittadini romani hanno adeguata consapevolezza di cosa rappresenta oggi Roma nel mondo, al di là del Colosseo e Trinità dei Monti?
I romani vivono Roma con la consapevolezza con cui la conosce il cittadino, che non è il turista che rimane incantato e affascinato di fronte al Colosseo o al Cupolone. Il cittadino vive la presenza di cultura e arte a Roma, attraverso i monumenti e le vestigia della città antica, inseriti armoniosamente in un paesaggio straordinario, con grande disincanto, perché abituato alla città e alle sue bellezze. Il cittadino merita di vivere la quotidianità aiutato da una amministrazione fluida, che gli consenta di poter avere una occupazione, di fruire il tempo libero, di contare su servizi di qualità. Bisogna mettersi a disposizione del cittadino con una normativa che sia di facile comprensione, ragionevole, trasparente, realizzata nell’interesse delle persone che vivono la città.
Il Campidoglio oggi è percepito come un luogo di potere e non come l’istituzione cittadina più alta che custodisce la storia di Roma. Ha pensato a come avvicinarlo alla cittadinanza?
Il Campidoglio è innanzitutto un monumento e deve essere vissuto come tale. E’ un luogo dove si incontrano i corpi intermedi, le categorie, i rappresentati di Roma, dove si fa politica e si costruiscono i provvedimenti che dovrebbero rendere questa città a misura di cittadino. Se questo accade, avremo raggiunto l’obiettivo di garantire una buona amministrazione. Il Campidoglio è la sede dove si dovrebbe celebrare la vita di Roma, ordinandola e normandola.
Roma ha da sempre una importante tradizione cinematografica legata a Cinecittà che l’ha resa iconica nel mondo, Netflix l’ha scelta come sede italiana, numerose sono le produzioni internazionali che girano a Roma. Ha un progetto di valorizzazione del settore?
Tutti i settori vanno potenziati perché Roma oggi non è amministrata male, non è amministrata affatto. E’ necessario far ripartire ogni cosa, facendo una scala di priorità, che parta da una urgenza di pacificazione, per risolvere e superare i molti no su proposte politiche respinte pregiudizialmente solo perché provenienti da altri partiti. Bisogna ripristinare una condotta che sia in linea con i bisogni della città, interpretarli e rappresentarli, creando un rapporto osmotico con la gente.
Roma è di tutti, di chi la abita e di chi la visita, anche per i numerosi beni culturali di interesse religioso che attirano visitatori. Il turismo culturale e religioso è turismo di qualità o di consumo?
Qualcuno ritiene che dovrebbe essere valorizzato il turismo di qualità, di tipo congressuale. Io ritengo che quando i visitatori vengono a Roma, siano essi turisti o pellegrini, devono essere bene accetti, senza differenze purchè i comportamenti di tutti siano coerenti con il desiderio e l’intenzione di rispettare la città.
Roma è la capitale anche degli italiani che vivono all’estero. Sono maturi i tempi per istituire al Campidoglio un ufficio speciale dedicato a chi, pur geograficamente lontano, non ne è mai distante?
Roma è il centro dell’unità d’Italia, rappresenta la nazione, la coscienza storica, l’italianità e pertanto deve necessariamente aprire le porte a chi avverte il richiamo ai valori dell’italianità e vive con orgoglio la propria Patria e il Tricolore. In Campidoglio ci sarà sempre spazio per chiunque torni nella nostra città da cittadino costretto a una peregrinatio fuori dai nostri confini, perché il proprio Paese non ha forse saputo dargli le opportunità che altrove ha rinvenuto. E’ necessario creare un rapporto stabile con gli italiani all’estero, attraverso le ambasciate ma anche ripristinando la consuetudine che avevano negli anni passati i Capi di Stato stranieri quando venivano a Roma e che prima della visita al Quirinale, passavano 10 minuti a omaggiare il sindaco e quindi la città che li accoglieva. Ricordo che in occasione di quelle relazioni, la prima domanda che veniva rivolta dai sindaci era sempre dedicata ai nostri cittadini all’estero, a come stavano e a come si potesse far sentire la vicinanza della propria Patria.
Enrico Michetti, qualora eletto sindaco, sarà gestore e cittadino della città caput mundi. La vive come una sfida, una responsabilità o una grande fifa?
Vivo come l’esperienza più bella del mondo già solo essere candidato sindaco.