Visitare una mostra di sculture e restare estasiati dalla bellezza della forma visiva di materiali plasmati con maestria, mentre si ripercorre la storia culturale e sociale del Novecento contemporaneo, è una inebriante esperienza aperta a ogni visitatore dell’esposizione FRANCESCO MESSINA. Novecento Contemporaneo, allestita al Casino dei Principi di Villa Torlonia.
I protagonisti del Novecento italiano, pontefici, ballerine, scrittori, perfino cavalli iconici, ritratti in sculture di bronzo, marmo, cera, terracotta, gesso, restituiscono il clima culturale e sociale di decenni di vita italiana.
La storia di Francesco Messina attraversa un secolo e racconta tutto il Paese. Lo scultore nasce nel 1900 in Sicilia, a Linguaglossa, un paesino alle pendici dell’Etna. Con la sua famiglia insegue il sogno e l’urgenza dell’emigrazione americana, ma il suo viaggio verso l’America si interrompe a Genova, dove Francesco comincia a lavorare nelle botteghe dei marmorari attivi nel cimitero monumentale di Staglieno. Qui incontra la scultura che sarà per lui compagna di una vita lunga e ricca di successi che si conclude nel 1995. Le amicizie provvidenziali con alcuni tra i più importanti intellettuali del suo tempo, Eugenio Montale e Salvatore Quasimodo, lo aiuteranno a entrare in contatto con gli artisti Carlo Carrà e Arturo Martini, Giorgio Morandi e Lucio Fontana. Messina lascia Genova, si trasferisce a Milano che diventerà la sua città, quella che oggi, a distanza di 27 anni dalla morte, custodisce una collezione permanente di opere selezionate dall’artista nello Studio Museo Francesco Messina, l’antico edificio della chiesa sconsacrata di San Sisto, nel cuore della Milano romana, dove l’artista allestisce un museo monografico che è dal 1974 un importante spazio culturale aperto alla città. Francesco Messina diventa subito uno scultore apprezzato e famoso, già a partire dagli anni Venti espone le sue opere in Italia e all’estero e nel 1934 ottiene la cattedra di scultura alla prestigiosa Accademia di Brera, dove insegnerà per 30 anni. La sua storia artistica racconta la storia culturale e sociale dell’Italia, le sue sculture intercettano i cambiamenti e le trasformazioni di generazioni che si aprono a una nuova fruizione della cultura e dello spettacolo, a una moderna idea di popolarità che passa anche attraverso le copertine delle riviste patinate. Francesco Messina è il primo scultore italiano pop, popolare perché conosciuto anche dal grande pubblico. È noto e identificato con opere iconiche come il cavallo della RAI o le lunghe ciglia della etoile Aida Accolla, musa ritratta nelle sculture in bronzo della serie Ballerine. È l’artista eccelso e l’uomo di mondo, depositario di aneddoti divertenti del jet set italiano. Roma, la città che ospita opere importanti di Messina, come il Monumento a Santa Caterina per uno degli spalti a Castel Sant’Angelo, il Monumento a Pio XII per la Basilica di San Pietro e il Cavallo morente per la sede della RAI, lo omaggia con una mostra al Casino dei Principi dove trovano posto, in un percorso espositivo che si articola su due piani, le sue sculture monumentali, i magnifici ritratti, le sculture dipinte, le figure che rivelano la profondità dei suoi studi sull’indagine anatomica e sul colore.
Una bella pagina di storia italiana che racconta l’avventura umana di un uomo nato povero in Sicilia e reso famoso da un’arte scultorea che racconta un tempo, un’epoca, un Paese.
Fondazione Osservatorio Roma e America Oggi incontrano le curatrici della mostra, Chiara Fabi hiara Fabi e Chiara Bartezzaghi che presentano congiuntamente un progetto espositivo pensato con l’intento di rispondere alla domanda su quanto e come Francesco Messina riesca a essere ancora oggi straordinariamente contemporaneo.
Chiara Fabi e Chiara Bartezzaghi
Come riesce Francesco Messina, partito da una condizione di povertà e disagio, a incontrare presto la fama?
Genova è stata per lui fondamentale perché è proprio in questa città che comincia il suo percorso di scultore. Incontra presto la fama, in breve tempo espone le sue opere attraverso le Biennali veneziane e la Quadriennale d’arte, diventa prima professore e poi direttore dell’Accademia di Brera. Negli anni del dopoguerra diventa uno scultore molto conosciuto anche al grande pubblico attraverso una presenza costante sui principali rotocalchi. L’Espresso, l’Europeo, Epoca lo rendono un protagonista vicino al pubblico generalista che attraverso lui, si sensibilizza ai temi che affronta con le sue opere. Francesco Messina sarà l’autore dei ritratti delle più famose etoile della Scala di Milano, come Aida Accolla che ne fu musa ispiratrice per 20 anni e Carla Fracci.
Qual è l’importanza del ritratto in Francesco Messina?
Si afferma come uno dei principali ritrattisti italiani fin dagli Anni Trenta ed essendo stato anche scrittore, ha lasciato testimonianza nei confronti dei personaggi e degli artisti ritratti. La sua affermazione è stata riconosciuta non solo attraverso le Biennali e Quadriennali d’arte, ma anche attraverso le mostre importanti che l’Italia realizza all’estero.
Le sculture esposte in mostra cosa raccontano?
Sono in esposizione sculture in un percorso che si snoda guardando ai principali temi della sua attività, la ritrattistica, la scultura monumentale e la scultura dipinta.
Lo Studio Museo Francesco Messina cosa rappresenta?
Tutte le sculture esposte fanno parte della Collezione Studio Francesco Messina, lo studio che lui si costruisce come laboratorio di scultura e luogo dove allestire un proprio museo e lo fa alla fine degli anni Sessanta, conclusa l’esperienza all’Accademia di Brera. Lo Studio nasce come realtà espositiva e laboratoriale. Individua una antica chiesa sconsacrata in via San Sisto a Milano, la riqualifica e la sistema a museo. Sceglie di esporre una serie di opere che donerà nel 1974 al Comune di Milano, in segno di riconoscenza verso la città che lo aveva accolto a 32 anni. Milano è stata il grande teatro e scenario della sua carriera.
Francesco Messina ha un rapporto intenso con Roma. La mostra come lo racconta?
Il rapporto fortissimo con Roma è raccontato in mostra soprattutto attraverso le sue sculture monumentali che hanno un ruolo rilevante perché lo rendono noto al grande pubblico. Le opere di Messina a Roma sono il monumento a Pio XII nella Cappella di San Sebastiano e il celebre cavallo morente della RAI, che fa parte di una serie di 10 cavalli, tutti esposti in mostra.
Aveva una fascinazione per i cavalli?
Si, una fascinazione che nasce negli anni Trenta, quando comincia a realizzare una serie di studi portando un cavallo vivo nel suo studio. Andava a San Siro, ha imparato a cavalcare, cercava di stare vicino all’animale per capire come funzionasse la muscolatura e il suo dinamismo in corsa. In quegli anni è chiamato a rifare la statua tardo antica di un cavallo a Pavia, distrutta alla fine del Settecento, che Messina realizza con forme più stanti e ieratiche. Negli anni Cinquanta il tema si modifica perché riserva agli animali un’attenzione che gli serviva per rappresentarne i sentimenti e le sensazioni.
I ritratti dei grandi personaggi del suo tempo trasmettono un messaggio?
Il messaggio, che è anche il fil rouge della mostra, è la capacità di Messina di sintonizzarsi con il suo tempo. Lo scultore sceglie prevalentemente icone femminili, che rappresenta nelle età diverse, e racconta, rappresentandole, le trasformazioni della donna all’interno della società negli anni Settanta.
Alcune figure sono state particolarmente attenzionate?
Le ballerine del Teatro alla Scala, Aida Accolla, l’etoile che comincia a rappresentare dal vero alla fine della guerra. Dalle sedute di posa con la sua musa, nascono tutta una serie di ballerine in bronzo che costituiscono una serie, frutto della dolce ossessione di Messina per la resa del movimento. Le ballerine rappresentano l’attenzione dello scultore per lo studio della muscolatura e del corpo umano. In mostra è esposto un bellissimo ritratto policromo di Aida Accolla, dipinto che appartiene alla sua produzione meno nota al grande pubblico ma ricca di spunti e suggestioni. Tra le tante ballerine, Aida Accolla è sempre immediatamente riconoscibile dalle ciglia, lunghissime e folte e dalle labbra particolarmente marcate.
Una mostra a Roma è anche un modo per far tornare Francesco Messina a casa?
A Roma è stato sicuramente molto presente con le sue sculture, a Roma si sente a suo agio per il rapporto sempre coltivato con la classicità e l’antico e sicuramente Roma è il luogo che può maggiormente valorizzare la sua opera e la sua attività. Le opere di Messina si inseriscono pienamente nelle sale affrescate del Casino dei Principi, trovando la massima valorizzazione all’interno dello spazio.
Quante opere sono esposte in mostra?
Ottanta opere di Messina, scelte tra le più rappresentative della sua carriera di scultore e 15 opere di differenti artisti contemporanei che si ispirano a Francesco Messina.
Come è costruita la mostra?
Con un doppio registro, con l’intenzione di guardare all’attività di Francesco Messina nella sua capacità di essere aggiornato alla sua epoca e alla sua contemporaneità. Messina non è stato uno scultore staccato dalla realtà, chiuso in se stesso e ripetitivo nelle sue opere ma ha avuto sempre grande attenzione al suo presente. Le opere, gli inserti, i focus di arte contemporanea all’interno, vogliono restituire una profondità alla sua attività anche nell’oggi. La domanda di fondo è quanto Messina sia contemporaneo anche oggi, quanto può parlare agli artisti contemporanei.
E’ per questo che sono esposte anche opere di 15 artisti contemporanei?
Si, gli artisti ci raccontano quanto Messina possa parlare ancora a loro. La mostra costruisce associazioni sottili tra il suo lavoro e le opere di artisti viventi.
Francesco Messina e Lucio Fontana. Un rapporto artistico importante?
Certamente, raccontato dallo stesso Messina nella sua autobiografia intitolata Poveri giorni, in cui lo scultore traccia gli incontri fondamentali della sua carriera e della sua vita. Messina racconta che Lucio Fontana, alla fine della guerra, lo sprona a fondere in bronzo dei gessi che aveva abbandonato, che si erano rovinati e ridotti a frammento. Fontana si offre di sostenerlo economicamente per far realizzare queste fusioni. Il tema del frammento ritorna nella sua scultura, Messina riprende sempre temi del passato e li rielabora in un nuovo presente, come se il tempo fosse unico. Realizza anche ribaltamenti delle sue sculture, come il Bronzetto di un Pugilatore degli anni Trenta che diventa una nuova scultura all’interno del tema di Adamo ed Eva.
In Francesco Messina è sempre presente il tema della contemporaneità?
Sempre, perché anche lui è un contemporaneo degli antichi.