Roma ha tanti volti e può essere raccontata in tante epoche, ma che aspetto aveva nel Medioevo, quali erano i luoghi iconici, religiosi e politici della Roma medievale, che rapporto esisteva tra la città, già centro della cristianità mondiale e il papato, quali erano le devozioni popolari, come si viveva a Roma che aveva il primato in Europa per numero di visitatori, quale era la centralità culturale e sociale del Tevere nel tessuto urbanistico, come era accolta la più antica comunità ebraica del mondo?
Questi interrogativi trovano risposte storiche e artistiche in una mostra, lungamente attesa, allestita fino al 5 febbraio 2023 al Museo di Roma a Piazza Navona, intitolata ROMA MEDIEVALE. Il volto perduto della città, frutto della collaborazione tra la Sovrintendenza Capitolina e l’università La Sapienza.
L’esposizione è anche l’occasione per dare una nuova lettura del Medioevo e dei secoli compresi in questa definizione, superando lo stereotipo narrativo del periodo oscuro schiacciato tra le vestigia dell’età classica e gli splendori del Rinascimento. Il Medioevo comprende un arco temporale ampio, dal VI al XIV secolo, raccontato come un tempo oscuro che in realtà fu anche molto altro, soprattutto per Roma che svolse per molti secoli un ruolo cardine in Europa e in tutto il Mediterraneo. La mostra, realizzata con grande rigore scientifico, restituisce il dato certo che quando il cittadino, il pellegrino o visitatore percorreva le strade di Roma medievale, aveva davanti a sé una città completamente diversa da come appare oggi. In cosa e per quali ragioni, lo racconta un’idea espositiva concepita come viaggio tra la storia, l’architettura e l’arte di Roma dal tempo di papa Gregorio Magno, detto il Grande perché fu guida politica oltrechè religiosa di Roma, al primo Giubileo indetto nel 1300 da Papa Bonifacio VIII. 160 opere tra mosaici, affreschi e opere mobili, frutto dei prestiti di musei, enti religiosi e istituzioni pubbliche e private, per conoscere una città in parte ancora superstite, seppur nascosta, sconosciuta anche ai suoi abitanti. Fondazione Osservatorio Roma e ICN Radio NY incontrano le professoresse docenti de La Sapienza Anna Maria D’Achille, ordinaria di Storia dell’Arte medievale e Marina Righetti, curatrici della mostra.
Anna Maria D’Achille
Roma medievale che posto occupa nella storia millenaria di Roma?
Un posto importante che va riscoperto. I tanti periodi successivi hanno cancellato il volto di Roma medievale, pensiamo alle distruzioni di Giulio II e Sisto V, a quelle di San Pietro e del Laterano, alle distruzioni ottocentesche che hanno cancellato i Chiostri dell’Ara Coeli, fino a quelle di Via della Conciliazione e della Via del Mare, che hanno impedito di cogliere l’emozione di scoprire cosa c’era dietro un vicolo, un palazzo, una basilica o un grande edificio.
La mostra su Roma medievale a chi parla?
A tutti quelli che desiderano conoscere la loro storia, molti cittadini romani conoscono perfettamente Michelangelo, Bernini, Borromini ma un po’ meno le opere medievali che invece ci sono e vanno riscoperte, con gli scavi nel sottosuolo ma anche nei sottotetti, come gli straordinari affreschi di Santa Croce in Gerusalemme.
Come inizia il percorso di visita?
Con una sala dedicata ai pellegrini, in quanto Roma è stata per tutto il Medioevo una delle principali mete di pellegrinaggio perché conserva le tombe degli apostoli Pietro e Paolo e anche tante preziose reliquie. I pellegrini arrivavano a Roma da tutta Europa e anche dal Mediterraneo, vestivano un abito particolare che serviva loro a essere riconoscibili e a essere accolti nei centri assistenziali di cui Roma si andava dotando, visitavano le basiliche papali, oggetto di grande venerazione, San Pietro, San Paolo, Santa Maria Maggiore, San Giovanni in Laterano.
A Roma arrivavano solo pellegrini?
No, venivano anche gli imperatori per farsi incoronare perché Roma era il simbolo della grandezza classica, venivano gli intellettuali per studiare l’antico. La città diventa un crocevia di culture nel periodo medievale.
Una sezione della mostra è dedicata a Roma multiculturale
Esattamente, ci sono Codici ebraici perchè la comunità ebraica è la più antica stanziata a Roma nel II secolo A.C. con rapporti altalenanti con i cristiani, Codici armeni e Codici bizantini.
Le altre sezioni a cosa sono dedicate?
Una sezione è dedicata alle grandi basiliche, abbiamo i resti della basilica di San Pietro, che viene demolita agli inizi e alla fine del ‘500 ma di cui rimangono alcuni frammenti conservati come reliquie preziose e inviate da alti prelati nelle loro città natìe. Ci sono resti della facciata e dell’abside, ci sono i pochi resti recuperati di San Paolo fuori le Mura, distrutta dall’incendio del 1823. Per quanto riguarda i pontefici, abbiamo scelto i più rappresentativi, le grandi personalità di Gregorio Magno, l’Abate Desiderio che poi divenne papa e costruì Montecassino, distrutta in seguito dai bombardamenti della II Guerra Mondiale, Innocenzo III e Bonifacio VIII di cui sono esposti in mostra gli straordinari paramenti liturgici che il papa di Anagni lasciò alla sua città. C’è inoltre una parte dedicata allo spazio della Chiesa, un bellissimo rosone che viene da San Nicola dei Calzorari, il luogo dove si bruciavano marmi antichi per farne calce e poi i bacini ceramici, islamici e bizantini, con cui si ravvivavano le murature dei campanili, ma ci sono anche resti di frammenti, crocifissi e molte altre cose.
La mostra è anche l’occasione per superare la tradizionale narrazione del Medioevo?
I secoli del Medioevo, raccontati come secoli bui, in realtà sono bui nella conoscenza, non bui nella loro produzione. In mostra ci sono oggetti di oreficeria che sono straordinariamente sfavillanti, ricchi di fede e di arte.
Il Medioevo ha un inizio fissato convenzionalmente, ma in realtà come si determina l’età medievale?
Non c’è un capodanno del Medioevo, ma abbiamo preso un termine di riferimento convenzionale che può essere l’Arco di Costantino, perché nell’Arco che il Senato romano fa realizzare nel 315 per celebrare la vittoria su Massenzio e la fine della Tetrarchia, ci sono marmi realizzati ad hoc e marmi di reimpiego. Il confronto tra queste due opere è un nuovo modo di fare arte, che non mira più alla rappresentazione della realtà, ma mira a mandare, nel caso di Costantino, un messaggio di autorità.
Quando termina il Medioevo?
Il 1401 è la data convenzionale dell’inizio del Rinascimento in Italia, con la gara per le Porte di Bronzo del Battistero di Firenze. Questa data convenzionale vale per l’Italia, forse solo per la Toscana se non addirittura solo per Firenze, perché negli stessi anni a Milano costruivano il Duomo, un monumento rappresentativo del tardo gotico, dell’ultima stagione del gotico. Il Medioevo in Europa, Spagna, Germania va oltre il XV secolo. Gli studenti italiani lo studiano come periodo compreso dal 315 con l’Arco di Costantino, alla fine del 1300.
Marina Righetti
La mostra su Roma Medievale è stata resa possibile grazie a prestiti importanti ma il prestito di reperti antichi è un tema ancora controverso. Perché?
Il patrimonio storico archeologico italiano va gestito con molta intelligenza e con molta cura perché abbiamo a che fare con esseri delicati e fragili che vanno iper tutelati ma nello stesso tempo devono essere conosciuti. Il prestito è importante ma a volte ci si confronta con incomprensibili resistenze al prestito. Il patrimonio artistico appartiene a tutti, non al singolo curatore che decide a volte in base a proprie convinzioni che non trovano riscontri oggettivi. Ritengo che il prestito non si effettua solo se ci sono ragioni scientifiche a non spostare il pezzo. Nella mostra su Roma Medievale ci sono pezzi che solitamente sono affogati in chiese dove o non si va, o si entra e si esce, o sono collocati in posizioni defilate. Il prestito valorizza il pezzo, lo rende partecipe di un discorso più ampio ma necessita di grande attenzione. Per questa mostra avevo chiesto il ciclo, staccato, di affreschi dell’Abbazia cistercense delle Tre Fontane all’Eur. Quando la funzionaria responsabile mi ha detto che gli affreschi non stanno bene, ho immediatamente rinunciato perché sono oggetti troppo preziosi che non vanno spostati, ma colgo l’occasione per invitare a fare qualcosa per rimetterli in sesto.
La necessità di valorizzazione è particolarmente necessaria per l’arte medievale. Perché è poco conosciuta?
Perché è un materiale frammentato e poi perché è ancora diffusa l’idea che si tratti di un periodo nero, buio, quindi è meglio lasciarlo stare. La visione del Medioevo come periodo oscuro deve essere superata, in quanto i secoli in esso compreso hanno avuto episodi di straordinaria cultura che vanno conosciuti. Noi non saremmo quello che siamo se non ci fosse stato il Medioevo.
A cosa si deve questa concezione distorta del Medioevo?
Si deve al Vasari che scrisse e descrisse il Medioevo come un buco nero, a metà tra l’età classica e l’età rinascimentale.
Chi ha avuto interesse storico ad alimentare questa visione?
Forse la cultura fiorentina? Il Medioevo, secondo taluni, inizia con Giotto. Ma io chiedo come possiamo non considerare cicli straordinari di affreschi, come quelli di Castelseprio, in una chiesetta in Lombardia, vicino Gallarate, sui colli del Seprio. Essi non sono un caso isolato ma rappresentano l’espressione di una cultura che ha un andamento sinusoidale, scende, sembra sparire ma poi riesplode. Questa sinusoide che percorre la storia, è la nostra storia e ha portato prodotti straordinari.
Cosa si aspetta da questa mostra?
Auspico maggiore conoscenza e mi aspetto che il Medioevo esca dalle tenebre. Vorrei che i cittadini romani si fermassero nell’ultima sala del percorso espositivo e prendessero nota dei luoghi di Roma e sono tantissimi, dove andare per scoprire la loro bellissima città medievale.