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Si è spento il microfono di Sal Palmeri

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Microfono, cuffia, consolle e una grande intuizione, parlare  in italiano agli Italiani d’America. Nasce così nel 1983 la prima radio italiana a New York che trasmette 24 ore al giorno, 7 giorni a settimana. L’iniziativa coraggiosa e pionieristica è di Salvatore Palmeri, un siciliano partito diciassettenne da Roccamena in provincia di Palermo, arrivato a New York per studiare da attore all’Hunter College. Salvatore, americanizzatosi in Sal Palmeri capisce che gli Italiani in America hanno bisogno di ascoltare la lingua italiana, la musica italiana, gli argomenti italiani e intuisce che il modo per farli sentire meno soli è connetterli attraverso una radio pensata per loro. Nasce la stazione radio Italian Communication Network, lanciata con l’acronimo ICN Radio che entra nelle famiglie e ne diventa parte. Il racconto dell’Italia è sempre più di casa a New York e nel Tri-state Area dove è concentrata la comunità italoamericana. Sal Palmeri fa ascoltare per la prima volta in diretta il Festival di Sanremo con una telefonata intercontinentale che prima ancora del satellite, porta agli Italoamericani il più grande rito collettivo dello spettacolo italiano, nel momento in cui si svolge. Si accorciano le distanze, anche emotive, con l’Italia, le case, i negozi, i centri di aggregazione italoamericani sono sempre sintonizzati sulla radio italiana che comincia a trasmettere anche Tutto il calcio minuto per minuto, altra grande passione identitaria italiana. Le trasmissioni si aprono ai radiogiornali, all’informazione, ai talk e gli Italiani d’America hanno finalmente la loro voce. Sal Palmeri, appassionato di musica che trasmette in radio ma che segue anche da impresario e presentatore, diventa un punto di riferimento imprescindibile per tutti gli artisti italiani in tourneè e parafrasando Domenico Modugno di cui diventa amico, aiuta la musica italiana a volare in America. Sal Palmeri è morto improvvisamente il 15 maggio nel Queens, con il microfono simbolicamente ancora acceso perché fino a pochi giorni prima aveva condotto un programma settimanale che andava in onda su una radio siciliana. Poche settimane fa aveva contattato il fotografo Franco Maricchiolo per farsi inviare da Messina una foto scattata nella prima sede di ICN Radio. Gli era stata chiesta per la copertina della sua biografia e lui aveva scelto proprio quella foto, la stessa da cui parte il ricordo di Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all’estero affidato a tre protagonisti del racconto italoamericano, Anthony Pasquale, Leonardo Metalli e Franco Maricchiolo.

Anthony Pasquale ICN Radio

 Quando hai conosciuto Sal Palmeri e come hai preso da lui il testimone per continuare il racconto radiofonico dell’Italia agli Italoamericani?

Lo conosco da sempre, ben prima della nascita di ICN Radio, un progetto bellissimo in cui poi mi ha coinvolto. Prima di fondare ICN Radio, Sal Palmeri curava per una emittente americana, un programma settimanale di due ore dedicato alla comunità italoamericana e questa era già una gran cosa.

Non ci aveva mai pensato nessuno?

No, Sal Palmeri è stato il primo a iniziare un rapporto radiofonico con la comunità italoamericana, costruendo un programma in italiano, su una radio americana, con informazioni per gli Italiani d’America. Nel 1983 ha poi fondato ICN Radio, rendendo quotidiano e costante il rapporto con l’Italia che fino a quel momento non esisteva come racconto strutturato rivolto alla comunità italoamericana.  

Cosa ha significato per la comunità italoamericana avere una radio che parlava in italiano e raccontava l’Italia?

Erano tempi in cui la radio italiana rappresentava di tutto e di più perché portava l’Italia agli Italiani, i programmi italiani, i radiogiornali, lo sport, le interviste, gli eventi che lui stesso organizzava. Tutto questo contribuiva in maniera determinante a rafforzare il senso di appartenenza all’Italia e a connettere gli Italoamericani tra loro.

Il Festival di Sanremo trasmesso in diretta ha fatto storia?

Indubbiamente il primo Festival di Sanremo trasmesso in diretta ha avuto una valenza emotiva trascinante, creando un interesse e un’affezione che ha accompagnato negli anni l’evoluzione della partecipazione di ICN Radio al Festival, passata dalla prima artigianale trasmissione con la cornetta telefonica a una partecipazione diretta, attiva e riconosciuta come rappresentanza della comunità italoamericana, con una postazione fissa nella sala stampa del Festival.

La scomparsa improvvisa di Sal Palmeri ha colpito profondamente il mondo italoamericano che sta inondando i social di ricordi e omaggi. Cosa ha rappresentato Sal Palmeri?

Sal Palmeri era un punto di riferimento per la comunità italoamericana, rappresentava un pezzo d’Italia, era ovunque, in ogni evento e in ogni racconto. Sal ha toccato tutti, è arrivato a tutti, ecco perché oggi c’è questa grande e commossa risposta alla sua improvvisa scomparsa. In ogni casa italoamericana la giornata cominciava accendendo la radio sintonizzata su ICN Radio, ricordo mia madre intenta ad ascoltare le notizie, la musica italiana, la messa in italiano celebrata ogni giorno da un sacerdote, i tanti programmi che portavano l’Italia in America e che aiutavano a fare comunità perché le persone poi parlavano delle cose ascoltate alla radio. È il senso di un racconto che continua ancora oggi con i tanti programmi trasmessi ogni giorno in diretta dall’Italia.

Leonardo Metalli inviato TG1

Perché Sal Palmeri è considerato tra i grandi Italiani d’America?

Perché indubbiamente lo è. L’ho conosciuto alla fine degli anni ’90, quando preparavo un programma per RAI 1 Italia che vai, mondo che trovi, una sorta di racconto sugli Italiani d’America che tra trasferimenti e stratificazioni, hanno lasciato un segno nella comunità. Ho incontrato personaggi determinanti per raccontare l’Italia che si era spostata negli Stati Uniti realizzando cose importanti, Tony May nella ristorazione, Larry Auriana nella finanza, Anthony Scalia nella Corte Suprema. Tra questi anche Sal Palmeri e la sua radio italiana per la comunità italoamericana che trasmetteva in diretta il Festival di Sanremo e commentava le partite di calcio, creando un tramite con l’Italia attraverso due passioni, la musica e il calcio, rappresentative della cultura, dello spettacolo e dello sport italiano. Era una persona adorabile, orgoglioso della sua radio con cui conviveva perché la sede della stazione era nella sua casa, un grande studio pieno di ricordi, onorificenze, dischi di tutti gli artisti passati a New York e che lui aveva ospitato in radio, Gianni Morandi, i Pooh, i Ricchi e Poveri, Adriano Celentano e tanti altri. È lì che abbiamo girato il documentario sulla sua storia che può essere guardato sul mio canale youtube.

Sal Palmeri amava più la musica o l’informazione?

Adorava la musica al punto che nella sede della radio aveva una vera e propria discoteca, con collezioni di dischi e cassette. La promozione degli artisti italiani in tournèè negli Stati Uniti passava dalla sua radio che era fondamentale perché l’affissione dei manifesti era costosissima e non c’erano ancora gli altri mezzi di promozione che sarebbero arrivati dopo con la rete internet. La radio americana era ascoltata solo dagli americani, la radio di Sal era invece ascoltata dalle comunità italiane, quindi era una sorta di megafono, un richiamo per le famiglie che ascoltavano del concerto in programma al Radio City Music Hall o in altri teatri, prenotavano i biglietti e andavano a vedere i loro beniamini. Gli artisti sapevano benissimo che Sal era un connettore di famiglie italiane.

La radio è stata utile anche per gli esordi di Rai International?

Quando è nata Rai International, si è appoggiata a cose e mezzi già esistenti per arrivare alle famiglie italoamericane, anche alla radio di Sal che era conosciuta ovunque.

Tv, radio, giornali e soprattutto i social, oggi tutti ricordano Sal Palmeri

Si, la sua scomparsa ha colto tutti di sorpresa perché era ancora in piena attività. Io l’ho sentito poco tempo fa quando ero a New York per girare il film su Luciano Pavarotti che lui aveva conosciuto benissimo. Era in perfetta forma, pimpante, con la  bellissima voce radiofonica con cui continuava a condurre programmi. Un anno fa sono stato ospite di una sua trasmissione dove abbiamo parlato di spettacolo, musica e di artisti Italoamericani con la I maiuscola che è la stessa di Italiani. La comunità italoamericana perde un grande comunicatore che amava raccontare l’Italia e amava far capire quanto fosse importante la relazione con l’Italia. Quella di Sal Palmeri è stata una passione e una missione.

Franco Maricchiolo fotografo

Sal Palmeri aveva scelto la tua foto per la copertina della sua biografia. Perché gli piaceva così tanto?

La foto risale alla fine degli anni ’90 quando lo incontrai per la prima volta a New York dove lui, padrone assoluto dell’etere, aveva la sua radio italiana nel Queens, in una zona molto commerciale di New York. Tutti gli Italiani dell’area newyorkese ascoltavano ogni giorno le sue trasmissioni e si nutrivano di una grande ventata di italianità che arrivava attraverso le canzoni, già molto conosciute in Italia ma che attraverso la sua radio, si arricchivano di nuova linfa al di là dell’oceano.

La foto dove è stata scattata?

Lo scatto lo ritrae seduto alla consolle, con un microfono, una cuffia e alle sue spalle una enorme quantità di dischi in vinile che arredavano interamente il grande studio che lui aveva creato. Le copertine, conservate come reliquie, erano tutte originali di dischi dei più grandi artisti dagli anni Settanta in poi, Battisti, Pooh, Little Tony, Celentano, Al Bano. La foto lo ritrae nella sua essenza, è uno scatto spontaneo nella sua stazione radio. Non avrei potuto fotografarlo diversamente, certo non avrei potuto fargli un primo piano con una posa divistica, Sal era quello e si incastonava perfettamente nel suo mondo, nell’immagine perfetta di una parete traboccante di dischi. È una foto che ha 25 anni ma conserva tutta la sua attualità.

Per noi di ICN Radio da oggi è lo scatto che lo consegna al nostro ricordo

Sono felice che questa foto, che non ho fatto in tempo a inviargli, diventi un piccolo manifesto di come era Sal Palmeri.

Microfono, cuffia, consolle e l’Italia arriva agli Italiani d’America. Cosa ha rappresentato la radio per le famiglie italiane?

Ha significato moltissimo perché l’essenza di una radio che non a caso si chiama Italian Communication Network era stabilire un ponte tra l’Italia e gli Stati Uniti, l’Italia che pian pianino entrava nella cultura americana, veicolata dalle decine di migliaia di famiglie italoamericane di quella zona che grazie a Sal ascoltavano la musica degli idoli italiani. Oltre alla storica trasmissione del Festival di Sanremo con la cornetta telefonica, Sal trasmetteva la vera musica con i vinili, con gli ospiti in studio, con tutti i cantanti italiani che grazie a lui hanno fatto sold out al Madison Square Garden, dove Sal era impresario e presentatore. Ha fatto da ponte con l’Italia facendo crescere la sua radio e consegnandola alla modernità e alle nuove forme di trasmissioni radiofoniche che continuano il racconto.

Maria Teresa Rossi
Maria Teresa Rossi
Osservo, scrivo, racconto. Per la Fondazione Osservatorio Roma e per Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all'estero..

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