Lo Zecchino d’Oro ha più emozioni che definizioni. Una sola le comprende tutte, è la storia in musica dell’Italia raccontata dai bambini. Bologna, l’Antoniano, i frati francescani, Mago Zurlì, Mariele Ventre, Topo Gigio e i bambini del Piccolo Coro che attraverso la musica scoprono e crescono, rappresentano importanti coordinate emotive dell’infanzia di ieri e di oggi. Cosa ha portato una gara televisiva di canzoni per bambini che premia con uno zecchino d’oro, a diventare un fenomeno televisivo e sociale conosciuto e seguito anche all’estero? Lo Zecchino d’Oro è un programma longevo, in onda sulla RAI dal 1959, che attraversa le generazioni tra continuità e innovazione. È canto, musica, fratellanza, solidarietà, impegno sociale, è uno scrigno prezioso di valori e buone azioni che sulla scia dei pur definiti tempi televisivi, abbraccia tutto l’anno, ogni anno, fino al prossimo Zecchino. Il Piccolo Coro Mariele Ventre compie 60 anni, l’Antoniano e la RAI ne festeggiano 70, da 67 anni le loro biografie si intrecciano per realizzare quello che solo la musica può. Ma in una storia che parla di musica, c’è anche un altro pentagramma formato dalle note di solidarietà che partono dall’Antoniano e arrivano lontano. Tre soggetti, RAI, Antoniano e Piccolo Coro scrivono una delle più belle pagine nella storia televisiva italiana. Papa Francesco e il Presidente Sergio Mattarella hanno incontrato il Piccolo Coro dell’Antoniano, il presidente della Camera Fontana ha festeggiato il 60esimo anniversario dalla fondazione del Coro ospitando nell’emiciclo della Camera dei Deputati un concerto dei piccoli interpreti che sarà trasmesso il 23 dicembre su Rai1, dove andrà in onda anche un concerto il giorno di Natale e uno a Capodanno. Una bella storia italiana che Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all’estero racconta incontrando Marcello Ciannamea, direttore Intrattenimento Prime Time della RAI, Fr Giampaolo Cavalli, direttore dell’Antoniano e Sabrina Simoni, direttrice del Piccolo Coro Mariele Ventre.
Marcello Ciannamea
Direttore, nella biografia della RAI che sta per compiere 70 anni, che pagina scrive lo Zecchino d’Oro, un programma longevo che ha saputo attraversare le generazioni?
Lo Zecchino d’Oro scrive una bellissima pagina, anzi un libro intero perché fa parte della storia della televisione italiana, della RAI. È una pagina che parla di bellezza, musica, volontariato, di valori positivi che portano una luce bellissima.
In Italia e all’estero
Certamente, è un evento internazionale grazie anche a RAI ITALIA che lo diffonde in tutto il mondo. Lo Zecchino d’Oro è conosciuto e amato in Italia e all’estero.
Fr Giampaolo Cavalli
L’Antoniano cosa rappresenta oggi?
L’Antoniano nasce il 13 giugno 1954 con l’obiettivo di far vivere insieme la cultura e la solidarietà. Cultura intesa soprattutto come attenzione al mondo del bambino attraverso l’evento e la storia dello Zecchino d’Oro che da 66 anni accompagna la vita e la storia di tantissimi bambini italiani e solidarietà con una mensa che è il punto di partenza di un incontro con le povertà.
Quali povertà?
Dapprima solo quelle di Bologna, ma poi la nostra mensa è diventata via via sempre più una risposta ad altre urgenze e necessità, con attività di solidarietà e cura per i fragili e per i bambini sfortunati in tante zone nel mondo e anche in Italia.
Quali sono i valori del francescanesimo che l’Antoniano diffonde attraverso il Piccolo Coro Mariele Ventre da sessant’anni?
Fratelli e sorelle sono le parole del mondo francescano che più si addicono a questa esperienza. Francesco d’Assisi ha avuto il coraggio di riconoscere fratelli e sorelle tutte le creature, la storia ci racconta che un lupo è diventato suo amico e grazie a questo incontro il lupo è diventato una risorsa per la città di Gubbio. Fratelli e sorelle che vogliono camminare insieme e prendersi cura dei più fragili e dei più deboli. Lo Zecchino d’Oro è uno show dove in gara sono le canzoni, non i bambini che sono solo interpreti di brani che hanno parole per bambini ed esprimono sentimenti per bambini. I bambini ci prendono per mano e accompagnano noi adulti in un mondo di solidarietà, cura, rispetto, bellezza, attenzione, fraternità, amicizia, pace e bellezza in cui tutti vorremmo stare ma che si fa sempre più fatica a costruire.
Solidarietà, condivisione, fraternità ma anche pasto, ascolto e accoglienza. Sono le parole che racchiudono il senso del vostro impegno?
Il senso di tutto quello che siamo è che la nostra mensa poveri è sempre rimasta aperta, 365 giorni l’anno per 70 anni. Un traguardo importante che però genera tristezza, perché il nostro desiderio è quello che in nessun posto del mondo ci sia più bisogno di una mensa poveri e che ciascuno abbia il necessario per vivere. Il pasto è luogo di incontro e vita e noi cerchiamo di garantirlo a chi ne ha bisogno anche nella misura delle singole necessità e identità culturali.
Lo Zecchino d’Oro quando comincia a scrivere la storia in musica dell’Italia?
Lo Zecchino d’Oro, nelle prime due edizioni del 1959 e 1960, era ospite a Milano di un’attività commerciale ma quando la RAI decide di trovare una collocazione diversa, Cino Tortorella, il famoso Mago Zurlì, comincia a girare l’Italia per cercare una nuova casa allo spettacolo e a Bologna chiede ai frati francescani se lo Zecchino d’Oro poteva essere ospitato nel Cinema Teatro dell’Antoniano. La richiesta incontrava il grande sogno che padre Ernesto fece quando era capo di concentramento, accogliere i poveri come fossero ospiti di un ristorante e far cantare i bambini. La forza della musica e l’idea di offrire ai bambini un contenuto adatto alla loro età, hanno reso lo Zecchino d’Oro quel prodigio che è ancora oggi, una musica a misura di bambino, con contenuti valoriali adatti ai bambini. Una missione che lo Zecchino d’Oro ha nel suo DNA e conserva ancora.
La musica può è il claim della 67esima edizione appena conclusa, il titolo del Cd ma è soprattutto un messaggio. Cosa può la musica?
La musica sottolinea momenti importanti della nostra vita, la musica può fare la differenza, può accompagnare a generare pensieri e sentimenti, può regalare scuole e asili con le iniziative dello Zecchino d’Oro e Il Fiore della solidarietà, può regalare relazioni che si instaurano nel centro dell’Antoniano che accompagna molti bambini autistici con la musicoterapia. La musica offre spazi liberi e crea un mondo.
Una storia da ricordare?
La storia di Giuseppe che quando è arrivato all’Antoniano per fare musicoterapia, era assolutamente incapace di comunicare con i bambini della sua età. Dopo tre anni di musicoterapia, Giuseppe ha accompagnato all’Antoniano tutti i suoi compagni di classe ed era lui che li faceva cantare. La musica può fare questo.
RAI e Antoniano, una sinergia sullo Zecchino d’Oro che si rinsalda ogni anno e si arricchisce di nuovi progetti
È un connubio inscindibile, lo Zecchino d’Oro nasce all’interno della storia della RAI come bene a disposizione di tutti. Cino Tortorella inventa lo Zecchino d’Oro traendo l’idea dal racconto di Pinocchio, la RAI è il partner fondamentale anche perché lo Zecchino è proprio l’espressione di quello che deve essere il servizio pubblico, un evento capace di regalare leggerezza e serenità ma al contempo è un momento formativo e comunitario dell’Italia tutta.
Com’è lo sguardo di un bambino che canta?
Nel momento della proclamazione della canzone vincitrice, è bellissimo vedere tutti i bambini che hanno partecipato, abbracciarsi e cantare insieme la canzone che ha vinto. I loro sguardi raccontano cos’è lo Zecchino d’Oro ma poi ci sono altri sguardi, quelli incantati e stupefatti di molti bambini malati che esprimono il desiderio di farsi portare all’Antoniano, dove partecipano a una festa di cui si sentono parte.
Gli adulti sanno ascoltare il messaggio dell’Antoniano?
L’adulto, nello Zecchino d’Oro, è lì per regalare felicità ai bambini e mette al primo posto la bellezza che l’infanzia regala ancora alla vita e al nostro mondo. Ogni bambino è un grande atto di fede nel futuro e l’adulto è lì per rendere ragione di questo.
L’opera meritoria dell’Antoniano è sostenuta dal mondo social?
Abbiamo le nostre pagine social che raccontano la nostra storia e la storia delle persone che incontrano i nostri luoghi perché hanno bisogno di aiuto. Le opere sociali dell’Antoniano e operazione pane, l’insieme delle attività di sostegno alle realtà francescane in Italia e all’estero, vivono grazie al sostegno delle persone che credono nella missione dell’Antoniano, raccontata e interpretata dallo Zecchino d’Oro. Se l’Antoniano riesce a mettere in tavola migliaia di pasti ogni giorno, questo è possibile grazie al sostegno di aiuti e donazioni. È un legame che è possibile rendere concreto, visitando le nostre pagine social ed entrando in un mondo di solidarietà e di cura dove possiamo essere tutti fratelli e sorelle.
Sabrina Simoni
Lo Zecchino d’Oro è una pagina di televisione che scrive la storia in musica dell’Italia che cresce e cambia?
Lo Zecchino d’Oro, ormai arrivato alla 67esima edizione, ha accompagnato la nascita della televisione italiana in bianco e nero e l’ha punteggiata di filastrocche, pensieri e riflessioni con le canzoni per l’infanzia che hanno sottolineato i momenti più significativi della storia italiana.
Il Piccolo Coro Mariele Ventre dell’Antoniano compie 60 anni, lei lo dirige dal 1995. Come sono cambiati i bambini?
I bambini sono cambiati tantissimo perché è cambiato il mondo che li circonda, quel mondo che a volte asseconda ed espande il desiderio di ricerca e curiosità che appartiene a ogni bambino, altre volte finisce invece per impegnarlo troppo.
Di cosa hanno bisogno i bambini oggi?
Molti bambini sono iper impegnati e forse avrebbero bisogno di esserlo soprattutto su se stessi, imparando a costruire relazioni con i loro amichetti e a passare più tempo giocando nella cameretta insieme ai genitori, con semplicità e immediatezza.
Il messaggio che trasmettono i bambini del Piccolo Coro è sempre lo stesso, oggi come ieri?
Ci sono aspetti che non sono cambiati, ogni bambino trasmette entusiasmo, curiosità e risposta a ciò che lo circonda, oggi come ieri. Tutti approcciano alla vita come se guardassero da una finestra, dove osservare con occhi curiosi e costantemente sorpresi e con il desiderio di stare insieme agli altri.
Come si riesce a far diventare i bambini del Piccolo Coro dell’Antoniano, amici in note?
La cosa più importante è spiegare bene ai bambini che lo Zecchino d’Oro è un concorso di canzoni dove loro non sono in gara. La musica non nasce per essere una forma di competizione, ma un modo per misurarsi con sé e con le proprie aspettative e sensibilità. I bambini non sono in gara è l’assunto da cui partire per costruire, attraverso la musica, una relazione. Ciascun bambino, dietro le quinte, canta anche le canzoni dell’altro, con le proprie capacità e qualità, ma ciascuno si rispecchia in modo positivo nell’altro.
Come direttrice del Piccolo Coro, responsabile e membro della commissione giudicatrice, tutor musicale dei piccoli interpreti, musicista ed educatrice, utilizza la musica come unico linguaggio per interagire con i bambini o c’è un segreto approccio?
L’approccio con il bambino è empatico, è fatto di sguardi, attenzioni ma soprattutto di ascolto su quello che può motivarlo. Non c’è un segreto approccio ma una mia totale ammirazione nei confronti dell’infanzia. L’ascolto aiuta a costruire un mattoncino di benessere e felicità.
Come sono cambiate le canzoni negli anni?
Le canzoni dello Zecchino d’Oro sono diventate negli anni più elaborate e strutturate dal punto di vista musicale anche se le canzoni sono sempre state attente al linguaggio sonoro dell’epoca. Ricordo gli arrangiamenti di Giordano Bruno Martelli, uno dei primi Maestri dello Zecchino d’Oro che con Mariele Ventre ha costruito molti successi e ha reso grande lo Zecchino. Dal punto di vista testuale, le canzoni dello Zecchino d’Oro sono state pioniere perché hanno evidenziato i sentiment sociali dell’epoca in cui sono state scritte, dal tema dell’ambiente, all’eccessiva attenzione dedicata ai social.
La canzone vincitrice dell’ultima edizione parla dei social
Si, Non ci cascheremo mai, scritta da Max Gazzè, parla dell’abuso dei video e dei social ma già negli anni Settanta le canzoni dello Zecchino raccontavano la società che cambiava. Io non ci stoè un brano che parlava del divorzio dei genitori, 44 Gatti parlava di gattini che si radunano per discutere sulle loro difficili condizioni. Lo Zecchino d’Oro ha raccontato anche il costume italiano, con la leggerezza di canzoni iconiche come il Valzer del moscerino,
Lo Zecchino d’Oro è una fiaba che i bambini si tramandano di generazione in generazione, capace di rinnovarsi con nuove modalità di fruizione?
C’è una vasta diffusione dei contenuti dello Zecchino d’Oro, le canzoni sono ovunque, sono cartoni, Cd, streaming, sono su tutte le piattaforme social. Lo Zecchino d’Oro ha oltre 2miliardi di visualizzazioni su You Tube. È complesso ma importante riuscire a mantenere il nucleo originario del Piccolo Coro come è stato fondato dall’indimenticata e indimenticabile Mariele Ventre, dai frati dell’Antoniano e da Cino Tortorella. È una fiaba che continua portando ottimi frutti.
Lo Zecchino d’Oro ha segnato anche un momento di apertura geografica e culturale?
Certamente, lo Zecchino d’Oro diventò internazionale già negli anni Settanta, oggi RAI ITALIA lo diffonde nel mondo, ma è importante ricordare le perle musicali arrivate da tutte le regioni del mondo, con interpreti che portavano culture e tradizioni diverse. Il palcoscenico dello Zecchino d’Oro si arricchiva di esperienze diverse di bambini che diventavano amici tra loro attraverso il canto e la musica e anche io da bambina ero incuriosita quando vedevo salire sul palco bambini che provenivano da altre regioni del mondo, ero attratta dalle novità che raccontavano e dalla cultura che esprimevano.
Lo Zecchino d’Oro è anche su Tik Tok
Ci sono i contenuti dello Zecchino ma non i bambini, c’è il racconto e l’esempio su cosa significhi far parte del Piccolo Coro, le prove e disciplina necessaria per trasmettere il messaggio che tutto si costruisce con impegno perché il talento va coltivato. La musica diventa una cartina di tornasole, un motivatore non solo per diventare musicisti o cantanti, ma per imparare bene ciò che si vuole fare nella vita. Imparare a fare bene ciò che si ama, con passione, è alla base di ogni tipo di lavoro.
Com’è lo sguardo di un bambino che canta?
Gli sguardi sono tanti e diversi e ciascuno esprime uno stato d’animo particolare, in funzione di quello che raccontano. Le espressioni vanno da avrò studiato bene da ricordare tutte le parole? Non sto guardando la direttrice ma il videowall con il cartone che mi piace tanto? Sono più interessato a guardare l’albero di Natale che hanno appena montato?C’è poi lo sguardo del bambino che entra per la prima volta all’Antoniano, si guarda intorno con occhi sbarrati e sembra dire ma chi sono tutti questi bambini? Sono tanti gli sguardi, belli così come sono, nella loro gioiosa diversità.
Tra i bambini che hanno partecipato allo Zecchino d’Oro, nella lunga biografia del programma, oltre a Cristina d’Avena che conosciamo tutti, ci sono bambini da adulti hanno fatto del canto e della musica la loro professione?
Caterina Antonacci, cantante lirica eccezionale che si è dedicata all’epoca barocca, direttori d’orchestra, un professore di musica jazz al conservatorio che è anche l’autore de Le tagliatelle di nonna Pina, Irene Puccia sta ottenendo grandi successi in Svizzera con il suo quartetto di musica contemporanea. Sono molti i giovani maestri dello Zecchino d’Oro che riscuotono successi sia nella musica colta che nella musica pop.
La musica può…cosa?
La musica può tanto, può far star bene, curare, costruire valore e se la musica viene coltivata già in tenera età, accende le sinapsi neuronali ma può soprattutto costruire relazioni tra persone che non si conoscono e che uscendo dallo stesso concerto, sentono di appartenere alla stessa famiglia.