New York è nella storia della Giornata Internazionale della donna che si celebra ogni anno l’8 marzo. La ricorrenza, oggi vissuta al profumo di mimosa, porta con sé l’odore acre di un incendio in cui morirono 120 donne, operaie in una fabbrica, rinchiuse dal proprietario nello stabile dove lavoravano, nel tentativo di sedare le proteste di 40mila donne del settore tessile, scese in strada a New York per scioperare. Era l’8 marzo 1857. Pochi anni dopo, in un altro incendio scoppiato sempre a New York nella fabbrica di camicie Triangle Waist Company, un edificio di undici piani privo di adeguate uscite di sicurezza, morirono altre 146 donne e tra queste 39 erano immigrate italiane. Protestavano contro un orario di lavoro insostenibile, 60 ore settimanali, con straordinari imposti e non pagati. Era il 25 marzo 1911. Duecentosessantasei donne morte di lavoro, che hanno fatto rumore solo perché morte tutte insieme, troppe per passare inosservate. Ma le donne sono capaci di resistere nel tempo e con proteste convinte e disperate hanno ottenuto l’istituzione di una Festa della donna che dopo una serie di passaggi, è oggi riconosciuta a livello internazionale. L’8 marzo è una ricorrenza da celebrare, per non dimenticare ciò che è stato e per continuare a scrivere una storia che vede le donne ancora in cammino. Ci sono donne che sono esempio per altre donne, fonte di ispirazione, conforto e coraggio. Ci sono vite che insegnano a percorrere strade, a scoprire talenti, a realizzare sogni. Maria Callas è una di queste donne, meravigliosamente unica nel canto, icona nell’arte, esempio di resilienza nelle avversità della vita. Il MARIA CALLAS Tribute PRIZE, ideato dal produttore romano e presidente di Melos International Dante Mariti, onora la divina Maria Callas nel centenario della nascita e premia, a New York, città dove la Callas è nata, l’eccellenza femminile e artistica. Donne talentuose e volenterose, le soprano liriche Ines Salazar, Felicia Bongiovanni e Maria Natale, le cantanti pop Simona Molinari e Maheya Collins, la cantante spagnola Amalia Toboso, la giornalista argentina Natalia Denegri, l’ inluencer americana Desiree Busnelli, le celebrity attive nel sociale Clarissa Burt e Carol Alt, ma anche donne impegnate a tessere relazioni culturali con la comunità italoamericana, Silvana Mangione Vice Segretario Generale Consiglio italiani all’estero e Germana Valentini, giornalista e scrittrice. La quarta edizione del Callas Tribute Prize, presentata da Claudia Conte alla Camera dei Deputati a Roma e all’Istituto Italiano di Cultura a New York, si inserisce nelle iniziative che valorizzano l’opera lirica come patrimonio immateriale Unesco e celebrano la Festa della donna nella città simbolo delle rivendicazioni femminili. Il Premio rinsalda le relazioni culturali tra Italia e comunità italoamericana, connesse dalla stessa cultura e identità. Osservatorio Roma il Giornale degli italiani all’estero incontra l’on. Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura ed Editoria alla Camera dei Deputati e Claudia Conte, scrittrice e giornalista, che il Callas Tribute Prize lo presenta e lo riceve per la molteplicità delle sue iniziative sociali e culturali.
Federico Mollicone
Presidente, l’opera lirica orgoglio italiano nel mondo?
L’opera lirica rappresenta un grande orgoglio italiano in tutto il mondo, soprattutto dopo il riconoscimento come patrimonio immateriale Unesco. La scorsa settimana abbiamo approvato all’unanimità una legge a mia prima firma che oltre a dare un quadro normativo alla rievocazione storica, essa stessa patrimonio immateriale, delega il Governo per 18 mesi a realizzare e recepire il Codice Unesco sui beni immateriali. È la dimostrazione che il Parlamento e il Governo tengono molto a tutto ciò che insieme ai beni culturali, rappresentano l’altra parte della nostra narrazione italiana nel mondo.
La promozione delle iniziative culturali per il centenario della nascita di Maria Callas si inserisce nella nuova narrazione?
Il Premio Callas è l’omaggio a una cantante divina, definita da Zeffirelli un regalo di Dio che non si può definire nel tempo, Maria c’è sempre stata e ci sarà per sempre. È un’artista che ha lasciato un’impronta indelebile sulla lirica mondiale, le sue vicende personali hanno contribuito a renderla un mito senza tempo, il simbolo di una sintesi perfetta tra bellezza dell’arte, canto lirico e comuni radici mediterranee. Questo Premio ne rispetta la grandezza e il suo valore sociale.
Il Callas Tribute Prize parte da Roma e approda all’Istituto Italiano di Cultura a New York. È un valore aggiunto?
Dedicare un Premio a Maria Callas che da Roma arriva all’Istituto Italiano di Cultura a New York, aiuta a sostenere e valorizzare i grandi talenti italiani che sono andati negli Stati Uniti e mantengono vivo il rapporto con la cultura italiana. Attraverso iniziative come questa, l’Istituto Italiano di Cultura a New York rinsalda il legame della nostra terra con la comunità italoamericana. La Commissione Cultura è impegnata a valorizzare gli Istituti Italiani di Cultura, come circuito naturale per promuovere la nostra arte, cultura e lo spettacolo dal vivo nel mondo.
Claudia Conte
Roma e New York, due istituzioni culturali importanti, per presentare un premio internazionale che ha tanti significati…
È stato un onore presentare il Maria Callas Tribute Prize nella sala stampa della Camera dei Deputati, con l’on Mollicone, il sottosegretario di Stato Freni, l’on Di Sanzo e il prof. Fabio Finotti, direttore dell’istituto Italiano di Cultura collegati da New York e naturalmente con Dante Mariti, presidente di un premio che rafforza il legame con la comunità italoamericana e costruisce ponti di cultura.
Nel nome di Maria Callas?
E nel nome dell’opera lirica entrata a far parte del patrimonio immateriale dell’umanità. La divina Maria Callas e il Premio che porta il suo nome, sono veicolo per diffondere nel mondo la conoscenza del canto lirico.
Lei ha presentato il Callas Tribute Prize e ne è stata anche insignita, un riconoscimento alle iniziative con cui sostiene le donne che sono ancora in cammino?
Sono promotrice di tanti progetti dedicati alle donne, in campo sociale il mio impegno è indirizzato a contrastare la violenza contro le donne, la tratta degli esseri umani che vede tante ragazze immigrate costrette a prostituirsi in Italia. Seguo anche iniziative culturali importanti dedicate alle donne, il Women in Cinema Award, un premio giunto alla nona edizione, finanziato dal Ministero della Cultura, che ho istituito nell’ambito della Festa del Cinema di Roma e della Mostra del Cinema di Venezia, un riconoscimento alle donne che si sono distinte in vari settori.
È un premio internazionale?
Nel corso degli anni abbiamo premiato donne afghane, attiviste, ragazze sopravvissute alla tratta che rappresentano esempi di rinascita perché hanno iniziato una nuova vita, una donna turca che si è battuta per la sua libertà. È un premio che ogni anno ha una dedica speciale e uno sguardo rivolto a donne di ogni provenienza.
È promotrice anche di altre iniziative culturali e artistiche dedicate alle donne?
Le protagoniste di Women For Justice e Women For Freedom sono donne che sono dovute scappare dai loro Paesi, hanno perso tutto a causa delle guerre, hanno visto negati i propri diritti e le proprie libertà. Stiamo cercando di aiutare queste donne in Italia, affinchè ritrovino una vita e una voce nuova con cui esprimersi liberamente.
New York è nella storia dell’8 marzo, ma oggi c’è un modo newyorkese di festeggiare la Giornata internazionale della donna?
Si e ne sono rimasta molto colpita perché la festa della donna viene celebrata in vari modi che riflettono la diversità culturale di cui New York è espressione. Vengono organizzate marce per i diritti delle donne, mostre d’arte, proiezioni cinematografiche e spettacoli teatrali dedicati alle questioni femminili, conferenze e panel sull’eguaglianza di genere, workshop e seminari per l’empowerment delle donne.
L’8 marzo è vissuto con consapevolezza?
È certamente un’occasione importante per discutere, anche con le istituzioni, di cosa è stato fatto concretamente finora e cosa si può fare. A New York si celebra la donna, non si festeggia e questa è una differenza significativa. Mi ha colpito come in occasione di questa giornata, molte organizzazioni e aziende organizzano eventi specifici per celebrare il contributo delle donne alla società e per promuovere l’uguaglianza di genere. Ma non ci stupiamo perchè siamo a New York, la città nota per la sua vivace comunità di attivisti e sostenitori dei diritti delle donne, che parlano di donne e questioni femminili non solo l’8 marzo ma in tanti altri momenti dell’anno.