La creatività genera cultura, le aspirazioni cercano occasioni. Musicultura è un concorso per la canzone popolare e d’autore che offre uno spazio importante di espressione artistica, ai giovani cantautori. La trentacinquesima edizione si concluderà a Macerata dal 17 al 22 giugno, con otto vincitori, selezionati da un Comitato Artistico di Garanzia su 1187 partecipanti. La motivazione, comune a chi concorre e a chi seleziona, è costruire percorsi di merito e lanciare nuovi talenti. L’Italia ha una antica e nobile tradizione di cantautorato, con radici nella letteratura, nella sapiente costruzione dei testi e nella melodia del bel canto italiano. Preservare questo patrimonio culturale significa anche promuovere nuovi talenti per assicurare continuità. I cantautori ci sono, Musicultura offre loro una bella vetrina. Dal 1990 a oggi, sono oltre 34mila gli aspiranti artisti che si sono iscritti al Concorso. La Rai è Main Media Partner di Musicultura, Radio 1 racconta il Festival, le due serate conclusive allo Sferisterio di Macerata, diventeranno uno speciale che sarà trasmesso il 5 luglio in Italia da Rai 2 e all’estero da Rai Italia per far conoscere giovani artisti italiani che scrivendo testi e musica, producono cultura.
Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all’estero incontra Ezio Nannipieri, direttore artistico di Musicultura, Francesco Pionati direttore di Radio 1, Fabrizio Ferragni direttore di Rai Offerta Estero, Carolina Di Domenico conduttrice, con Paola Turci, delle due serate finali e il regista Duccio Forzano.
Ezio Nannipieri
Come nasce MUSICULTURA?
Musicultura è un’iniziativa nata 35 anni fa, ideata da un gruppo di persone, tra cui Piero Cesanelli che ora non c’è più, che amavano profondamente le canzoni, considerate protagoniste nell’immaginazione e nella vita di tutti.
Con quale obiettivo?
Per portare avanti la tradizione, diffusa in tutto il mondo ma in modo particolare in Italia, di scrivere canzoni come una necessità interiore, prima che altri aggiustamenti intervengano sulla struttura della canzone.
Un concorso pensato per chi?
Nacque un concorso per cantautori e cantautrici, senza alcun limite di età, che negli anni è stato sempre più apprezzato. A questa edizione hanno partecipato 1187 giovani artisti che da dicembre si sono confrontati e coinvolti in un percorso, artistico e umano, che ha poi portato alla selezione di otto finalisti.
La selezione come è avvenuta?
I giovani artisti hanno cantato nei teatri marchigiani, davanti a 5mila spettatori, con oltre 1milione di visualizzazioni streaming. Rai Radio 1, radio ufficiale di Musicultura e i social hanno amplificato la dimensione mediatica di un concorso che è anche un interessante evento televisivo.
Cosa raccontano le otto canzoni selezionate?
Ogni canzone è diversa dall’altra ed è una caratteristica a cui teniamo perché marca la differenza rispetto a quello che di solito passano le radio di flusso. Il nostro compito non è esaurito, c’è ancora la parte finale che prevede il programma televisivo, le dirette radiofoniche ma soprattutto l’impegno a fare da cassa di risonanza per una creatività sana della canzone.
Come direttore artistico è soddisfatto?
Si, riteniamo di aver reso anche quest’anno un buon servizio alla canzone ma anche agli approcci e alla dignità di chi scrive le canzoni e le canta.
La canzone d’autore può diventare pop e arrivare ad ampie platee?
Si, certamente anche se questa distinzione che utilizziamo spesso, non è corretta. La canzone d’autore non si può definire, un brano o è bello oppure non lo è, al di là dei generi. Questo vale anche per il cinema e per tante altre cose, bisogna solo imparare a mantenere pulite le antenne con cui si recepiscono i segnali in giro che sono tanti, molto veloci e a volte effimeri.
Musicultura, con la sua ricchezza di voci, testi e musica, arriverà anche all’estero…
Ne sono lieto e rivolgo un invito a chi ci ascolterà dall’estero attraverso Rai Italia, a documentarsi su queste canzoni, sperando che possano trarne profitto.
Francesco Pionati
Quanta musica e quanta cultura è passata in cento anni di Radio Rai?
Fiumi di cultura e musica sono passate attraverso la nostra radio che ha accompagnato la crescita del Paese in maniera costante e profonda. Ho avuto il privilegio di dirigere Radio 1 nel centenario della nascita e studiando il nostro passato recente, ho riscoperto l’importanza del nostro racconto, attraverso gli strumenti della comunicazione, dell’informazione, della musica e della cultura.
E’ l’essenza del servizio pubblico?
Noi abbiamo l’obbligo e il piacere di fare servizio pubblico, di approfondire i temi per informare e tenere aggiornati gli Italiani, ma accanto a questo nostro compito primario, non dimentichiamo di accompagnarli anche con musica, approfondimenti culturali, libri e recensioni.
Per una platea composta come?
Cerchiamo di fare tutto il possibile per accontentare le varie fasce del Paese, offrendo un servizio a chi vuole divagare, chi desidera essere informato, chi necessita di approfondimenti. Il servizio pubblico è stato fondamentale per la crescita del Paese e lo sarà anche in futuro.
Rai Radio 1 è la radio ufficiale di Musicultura. Il Festival com’è cresciuto negli anni e cosa rappresenta oggi per la Rai?
Credo che Musicultura sia diventata per la Rai, la seconda manifestazione più importante dopo il Festival di Sanremo. È cresciuta e si è affermata perché valorizza i cantautori, non cerca solo talenti ma premia le persone che creando musica, creano cultura. Continuerà a crescere perchè intercetta i gusti dei giovani, aspetto fondamentale perché senza un ascolto giovane la radio e la Rai in generale perdono appeal, consistenza e la funzione di servizio pubblico. C’è inoltre da considerare che un altro dei compiti del servizio pubblico è cercare talenti sulla base del merito e in Musicultura il merito viene giudicato da giurie di grande competenza, la cui autorevolezza è garantita da un Comitato di Garanti.
È un festival che parla ai giovani?
Cerchiamo di attrarre i giovani con proposte che li soddisfino e lanciamo sul mercato discografico giovani talenti che siano autori e non meri esecutori.
Il primo concerto degli otto vincitori parte da Radio Rai?
I festeggiamenti per la parte conclusiva del concorso, sono partiti dalla Sala A dello storico Palazzo di Radio Rai a Via Asiago, con un concerto trasmesso in diretta.
Fabrizio Ferragni
Il racconto dell’Italia all’estero passa anche attraverso la musica?
La musica è un veicolo importante, lo riscontriamo quando trasmettiamo il Festival di Sanremo nel mondo e i nostri contatti social si moltiplicano per mille rispetto a quelli che solitamente abbiamo. La musica è cultura, i programmi che Rai Offerta Estero ha realizzato per l’apprendimento della lingua italiana attraverso le canzoni per i bambini dello Zecchino d’Oro, hanno registrato un gradimento notevole.
Rai Italia trasmette Musicultura all’estero…
Musicultura è un prodotto che ci permette di essere più vicini al pubblico giovane, ai nostri expats che sono oggi i nuovi emigrati all’estero. Insieme a Mare Fuori e al Collegio, Musicultura è una manifestazione canora che ci porta a parlare ai ragazzi, un pubblico che ci sta molto a cuore perché assicura continuità all’Italia nel mondo.
La Rai vicina a ogni italiano, a ogni latitudine?
Assolutamente sì e nel giro che abbiamo compiuto nelle ambasciate di 32 Paesi europei, da Parigi, Londra e Madrid, abbiamo incontrato le nostre comunità e capito quanto sia importante mantenere saldi, forti e attuali i legami con l’Italia e in questo la Rai è determinante.
Carolina Di Domenico
Conduttrice per il secondo anno consecutivo di Musicultura. E’ scoppiato un amore?
Conoscevo Musicultura ma quando sono stata chiamata a presentarla la prima volta, entrare a far parte di questa famiglia è stato un vero colpo di fulmine. Conoscere la dedizione e la cura che tutti mettono al servizio dei giovani cantautori è stato meraviglioso e sono molto felice di poter essere accanto a loro anche in questa edizione.
Musicultura che occasione di racconto rappresenta per i giovani cantautori italiani?
In Italia il problema non è rappresentato dalla mancanza di cantautori, ma dallo spazio che viene loro dato. Musicultura offre uno spazio importante e compie un vero atto di coraggio, soprattutto in questo momento storico. È un punto di riferimento considerato affidabile da moltissimi artisti, solo in questa edizione hanno partecipato 1187 cantautori e Musicultura dà loro voce.
Presentare Musicultura, con giovani che aspirano a costruire carriere artistiche importanti che sensazione lascia?
Sento l’empatia con ragazzi che si affacciano a questo mondo, con cui conservo un rapporto nel tempo, li sento anche successivamente alla conclusione della manifestazione e sono felice quando li vedo. È successo con Santamaria che era nel cast lo scorso anno e ha vinto con Santamarea. Musicultura lancia cantautori che partecipano poi a importanti festival nazionali e questo mi fa molto piacere.
Conduttrice e madrina dei giovani cantautori?
È un po’ come tenerli a battesimo, per poi lasciarli andare.
Duccio Forzano
Che spettacolo è Musicultura visto dalla regia?
Collaboro con Ezio Nannipieri da due anni e curo per la terza edizione la regia di uno spettacolo in cui si metterà in campo l’esperienza degli ultimi due anni vissuti con Musicultura e tutto quello che è accaduto a livello musicale. Ho avuto la fortuna di poter fare alcuni show dove la musica l’ha fatta da padrona e tutto ciò che ho imparato, lo porterò al servizio di Musicultura che di suo ha il grande privilegio di mettere in scena parole e musica di grande livello.
Il pregio di Musicultura?
Musicultura dà uno spazio preciso e importante ai cantautori che scrivono testi sempre importanti e non si confondono nella massa musicale che ascoltiamo tutti i giorni. Il testo è centrale, un cantautore prima di tutto scrive una poesia e utilizza le parole per dire qualcosa di importante.
E la musica?
La musica deve scardinare quell’attenzione che è sempre più labile, oggi in pochi secondi bisogna colpire lo spettatore altrimenti cambia canale o swappa sul telefonino. Non è facile ma Musicultura dà la possibilità di poterlo fare.
La canzone d’autore può diventare popolare?
Certamente anche perché credo sia più facile individuare un brano che spicca sulla massa di musica, generalmente più orecchiabile che siamo abituati ad ascoltare.