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Siamo tutti figli di Guglielmo Marconi

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“Ci sarà un giorno in cui le persone avranno un apparecchio tascabile per comunicare con gli altri, utilizzeranno oggetti con cui si scambieranno in continuazione opinioni, pareri e anche lamentele, ma tutto questo sarà molto bello”. Siamo in America, nel 1937 e Guglielmo Marconi, il genio italiano di cui nel 2024 ricorre il centocinquantesimo anniversario dalla nascita, anticipa una nuova modalità di comunicazione che avrebbe rivoluzionato il mondo. Il cellulare, nell’accezione e nell’utilizzo contemporaneo, è la concretizzazione di un progetto, impostato e in parte realizzato, dallo scienziato che aveva già teorizzato il concetto di telefono portatile sia nelle caratteristiche tecniche che nelle potenzialità relazionali. Nel 1933 Marconi aveva costruito il primo prototipo di telefono per auto, un oggetto di grandi dimensioni antesignano del cellulare, per Papa Pio XI. Lo aveva posizionato in ciascuna delle due automobili in uso al Pontefice e alla sua scorta, in modo che gli autisti potessero comunicare durante gli spostamenti dal Vaticano alla residenza di Castel Gandolfo. Un obiettivo realizzato, a cui lo scienziato lavorava da giovane studiando le onde radio, per permettere a tutti di poter comunicare a pochi centimetri o a migliaia di chilometri distanza. Oggi siamo tutti figli di Guglielmo Marconi, inventore della radio, primo Premio Nobel per la Fisica, imprenditore, visionario, precursore di un mondo iperconnesso che abitiamo utilizzando strumenti, smartphone, navigatori satellitari e tecnologia 5G, tutti derivanti dalla sua telegrafia senza fili e dal primo straordinario esperimento oltre l’Oceano, realizzato 93 anni fa. Il Ministero della Cultura ha istituito un Comitato Nazionale per le Celebrazioni del 150° Anniversario dalla nascita di Guglielmo Marconi, l’uomo che ha inventato il futuro. Mostre, biopic, convegni, saggi per avvicinare alla conoscenza, non stereotipata o limitata alla sola invenzione della radio, di un uomo geniale che ha cambiato per sempre la comunicazione nel mondo. La RAI lo celebra con una mostra Marconi. Prove di trasmissione, allestita nel palazzo di Radio Rai a via Asiago e con un biopic per la cui realizzazione, è stata ricostruita una parte dell’Elettra, il panfilo dove lo scienziato viveva quasi stabilmente per realizzare i suoi esperimenti, mentre   percorreva in lungo e in largo il Mar Mediterraneo. Uomo di scienza e di fede, appassionato di letteratura e di musica, amico dei Papi Pio XI e Pio XII, di D’Annunzio e Marinetti, di Bernard Shaw e di Puccini, di Madame Curie e Charlie Chaplin, amico dei giovani che stimolava alla curiosità e alla conoscenza per promuovere il progresso scientifico, amico degli Italiani, particolarmente amato dagli Italiani all’estero, quelli di ieri e quelli di oggi. Cosa rende speciale la relazione degli italiani che vivono lontani dall’Italia, con Guglielmo Marconi? Le ragioni sono molteplici, Marconi è stato un italiano all’estero, uno dei primi cervelli in fuga che decise di trasferirsi in Inghilterra per dare concretezza alle sue idee, intercettando il fervore del mondo scientifico inglese,complesso ma dinamico, accogliente e interessato al progresso scientifico. La scelta di lasciare l’Italia per trasferirsi in una terra che incoraggiava la ricerca scientifica, gli consentì di realizzare il ricettore radio e l’antenna, invenzioni legate agli anni pionieristici delle sue scoperte. In Inghilterra diventa imprenditore, fonda la Marconi’s Company, elabora con sempre maggiore convinzione la necessità della scienza come mezzo per migliorare l’esistenza dell’umanità e realizzare la pace nel mondo. “Lo scopo della mia vita, attraverso la scienza, è di servire il bene dell’umanità” scriverà e ripeterà in luoghi e occasioni diverse. Torna in Italia con l’idea rivoluzionaria, smentita da tutti i fisici del tempo, che fosse possibile trasmettere dall’Europa all’America, un sogno che realizzerà il 12 ottobre 1931, quando dalla sua casa di via Condotti a Roma, preme un pulsante e accende le lampade del Cristo Redentore sul monte Corcovado a Rio De Janeiro. Da quel momento parole come lontananza e distanza assumono un significato diverso e per i milioni di Italiani emigrati in America, si sostanzia una nuova speranza perché l’Italia appare meno distante.  Gli Italiani d’America leggono sulle prime pagine dei giornali americani, il nome e la storia di un italiano che mentre cambia il modo di comunicare e dà voce al silenzio, cambia indirettamente anche la percezione e l’immagine del mondo italiano all’estero. Nello stesso anno fonda Radio Vaticana e il 12 febbraio 1931, alle 16.47 ora italiana, la voce di Papa Pio XI si diffuse su tutta la superficie della Terra. Il Pontefice, conosciuto solo attraverso le foto, arrivava ovunque con la sua voce a portare un messaggio di pace. Era forse il sogno più grande di Guglielmo Marconi, un benefattore dell’umanità e un italiano che a distanza di 150 anni da quel 25 aprile 1874 in cui venne al mondo a Bologna, continua a rendere orgogliosi l’Italia e gli Italiani di ogni latitudine.

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Articolo pubblicato su Genialitaly, magazine italoamericano dedicato al racconto del genio italiano, edito da Genialitaly Association

Maria Teresa Rossi
Maria Teresa Rossi
Osservo, scrivo, racconto. Per la Fondazione Osservatorio Roma e per Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all'estero..

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