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L’arte messicana di Javier Marìn a Roma

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Nel 2024 Messico e Italia celebrano 150 anni di relazioni culturali e diplomatiche, un secolo e mezzo che ha visto i due Paesi in costante dialogo culturale. Entrambi i popoli hanno inciso in maniera significativa sullo sviluppo della cultura occidentale, influenzandosi vicendevolmente. In occasione delle celebrazioni organizzate per l’importante anniversario, Roma ospita fino al 6 ottobre la mostra di un artista messicano, lo scultore Javier Marìn, che attraverso opere imponenti, racconta la sua terra, la sua storia e l’incontro della sua cultura di provenienza con le esperienze artistiche italiane classiche e barocche. L’arte che ne deriva, nasce da una grande tradizione, reinterpretata con forme di sperimentazione post moderne. Javier  Marìn è un artista che catalizza attenzione e attrazione,  in quattro decenni di attività artistica ha saputo costruire un dialogo tra la scultura e altre dimensioni artistiche che abbracciano il disegno e la fotografia, seguendone trasformazioni e sviluppi. Oggi realizza opere attingendo dal suo archivio, digitalizza, scannerizza, utilizza realtà aumentata e le sue fotografie, i disegni, le riflessioni sulla ricerca e l’utilizzo di nuovi, compongono la cifra stilistica che lo rende riconoscibile in tutto il mondo. Javier Marìn è un artista prolifico, innovativo, che mentre costruisce il suo progetto artistico, promuove e valorizza tradizioni e talenti legati alla sua terra di origine. MATERIAE è il titolo di una doppia mostra che si sviluppa su due sedi prestigiose, al Museo Nazionale Romano nella sede delle Terme di Diocleziano e al Palazzo delle Esposizioni. Il Ministero della Cultura e Roma Capitale, in collaborazione con l’Ambasciata del Messico, la Fondazione Javier Marìn, la Galleria Barbara Paci, propongono un viaggio affascinante nel quarantennale percorso artistico di Javier Marin che con le sue opere emoziona il mondo ma che da Roma e dai suoi scenari ricchi di storia e arte, si lascia emozionare.

Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all’estero incontra Carlos Garcia de Alba, Ambasciatore del Messico in Italia, Eduardo Mier Y Teran, vicepresidente della Fondazione Javier Marìn, Federico Mollicone, Presidente della Commissione  Cultura alla Camera, Stéphan Verger direttore del Museo Nazionale Romano e l’artista Javier Marìn.

Carlos Garcia de Alba

Ambasciatore, il Messico e l’Italia celebrano 150 anni di relazioni tra due Paesi e due popoli amici nella cultura e nell’arte?

Celebriamo un anniversario molto importante, immaginiamo quante cose sono successe in 150 anni, con un grande evento culturale. La colonna vertebrale della relazione speciale tra Messico e Italia è stata sempre la cultura e l’arte che hanno dato continuità al rapporto tra i due popoli.

Cosa condividono Messico e Italia?

Sono due potenze culturali che hanno sempre diffuso in lungo e largo, cultura e arte e hanno sempre condiviso tanto, artisti, schemi, modelli, storie. Per noi è oggi un vanto celebrare questo importante anniversario portando in Italia e a Roma Javier Marìn, un grande artista messicano che attraverso la mostra MATERIAE farà vedere di cosa è capace l’arte messicana che collega bene l’antichità e la classicità con la modernità.

Cosa augura a questa mostra?

Mi auguro che sia molto visitata e che gli italiani e i romani verranno alle Terme di Diocleziano e al Palazzo delle Esposizioni, due luoghi meravigliosi di Roma, a vedere e a godersi le opere di Javier Marìn. Fino al 6 ottobre c’è tempo per poterlo fare, le sue 45 opere meritano di essere conosciute e apprezzate.

Come definire Javier Marìn?

È un artista con un talento straordinario, una inesauribile curiosità, sempre alla ricerca di nuovi materiali e stili innovativi. È un grande artista messicano che viene da una terra profonda e verde di cui conserva tutta l’autenticità. Sono orgoglioso che tutti avranno l’occasione di avvicinarsi alle sue opere, in due incantevoli luoghi romani pieni di arte e storia.

Eduardo Mier Y Teran

Chi è Javier Marìn?

Javier Marìn è un artista che arriva da una regione del Messico, Uruapan Michoacan, da una cultura storica e dalla tradizione preispanica messicana e risente dell’eredità di tanti gruppi culturali diversi tra loro, che parlavano diverse lingue. È un artista internazionale che ha fatto oltre 300 mostre individuali e collettive in 40 anni di carriera, ha  esposto diverse volte in Italia, alla Biennale di Venezia nel 2003 e 2005, ha esposto a Roma al Pincio e nel 2018 al Macro Testaccio, quello che oggi è l’ex Mattatoio.

MATERIAE è un evento culturale importante a Roma, che si articola su due sedi espositive. Il titolo da cosa nasce?

È una mostra allestita con 5 installazioni gigantesche, la più piccola è una testa che Javier Marìn ha fatto diverse volte, in diversi materiali. La caratteristica di Javier Marìn è proprio quella di ripetere le forme, cambiando i materiali e sperimentando nuove materie. MATERIAE deriva da mater ma vuole anche porre l’accento sull’importanza dei materiali sui quali l’artista continua a fare una continua ricerca.

La Cabeza  de Muyer in quale materiale è stata realizzata?

È una testa monumentale realizzata in bronzo.

Una colonna è l’opera monumentale al centro della mostra. Cosa rappresenta e perché  è importante?

Columna, posta al centro dell’Aula X delle Terme di Diocleziano, è stata realizzata su una base di legno che riflette una costruzione romana presente nelle Terme. L’artista in genere non dà mai il nome alle sue opere perché desidera che sia ciascun visitatore, ogni persona che osserva l’opera, ad attribuirgli un nome e un significato. Non posso spiegare ciò che rappresenta, ma certamente possiamo raccontare ciò che vediamo.

E cosa vediamo osservando la colonna?

Vediamo un’opera fatta di tante sculture realizzate dall’artista in precedenza perché Javier Marìn utilizza molto il suo archivio storico che custodisce la sua produzione scultorea. Marìn realizza copie in resina poliestere, legate con filo di ferro che fanno pensare a pezzi di corpi di personaggi diversi e dimensioni differenti.

Apparentemente sembrano prevalere sculture di teste…

Ci sono teste ma anche corpi o parti di essi, tutti legati da un filo sottile e misterioso, una sorta di legame con il tempo e con lo spazio storico delle Terme.

Le RUOTE e la loro rappresentazione scultorea hanno molta importanza nell’opera di Javier Marìn. Cosa rappresentano? 

In mostra sono esposte tre RUOTE, tre fotografie attaccate a un tondo d legno convesso. Le fotografie sono state realizzate digitalmente, sull’archivio scannerizzato sulle sculture dell’artista. Javier Marin utilizza il suo lavoro, con le sculture che in precedenza ha modellato a mano, ha realizzato un archivio scannerizzando le sue opere e poi ha cominciato a giocare sui personaggi, raccontando storie tonde, come tonda è la storia dell’umanità che va e viene. I suoi personaggi siamo in realtà tutti noi.

Una Fondazione porta il nome di Javier Marìn. Qual è la sua finalità?

La Fondazione Javier Marìn è nata circa 15 anni fa, per volontà dell’artista che si è sempre preoccupato di promuovere e favorire la carriera di giovani artisti. Ha sede in una antica fabbrica di tessuti chiusa negli anni ’90,  insieme a tanti altri antichi mulini, chiusi perché non più utilizzabili quando il Messico ha cambiato completamente il sistema di rete elettrica. L’artista ha recuperato questo bellissimo palazzo costruito interamente in pietra e ne ha fatto un centro culturale. La Fondazione sviluppa tre temi che generano incontro e collaborazione tra tradizione e contemporaneità: disegno, cultura alimentare e arte. In Messico c’è un luogo, un piccolo paese sulle montagne del Sud-Ovest messicano, dove ogni anno si svolge una festa prima della Domenica delle Palme, una fiera che dura due settimane e dove gli artigiani giungono da ogni regione cantando, a piedi, vestiti con abiti tipici, per mostrare i disegni delle loro opere. Javier Marìn pensa sia molto importante far incontrare le tradizioni, i processi tradizionali, le materie con la contemporaneità per favorire un incontro da cui nasce la collaborazione tra le persone. Alcuni di questi artigiani non parlano lo spagnolo e allora Javier si adopera per trovare un veicolo di comunicazione. Anche la cucina, che viene dall’epoca preispanica, rientra in questo processo di incontro.

Federico Mollicone

Presidente, MATERIAE di Javier Marìn nasce da una sua felice intuizione…

La Commissione Cultura ha voluto essere, fin dall’inizio della Legislatura, non solo un luogo dove si fanno le leggi ma un luogo di promozione culturale e di diplomazia culturale. Con il Ministero della Cultura, in particolare con la Direzione Generale dei Musei, abbiamo promosso una serie di mostre in collaborazione con altri Paesi. MATERIAE di Javier Marìn, è una mostra organizzata insieme all’ Ambasciata del Messico ed è un evento culturale importante, in un anno in cui si celebrano i 150 anni dei Patti diplomatici e di amicizia tra Italia e Messico.

Javier Marìn che storia racconta?

È un artista contemporaneo internazionale ma strettamente legato alla sua origine messicana e alla sua identità culturale che ha saputo rimescolare e amalgamare con la cultura occidentale, con il barocco italiano e con le materie tradizionali dell’arte classica.

Cosa nasce da questo incontro di culture?

Una sintesi perfetta tra la bellezza della artigianalità di materiali tradizionali della cultura precolombiana e messicana, con la grandezza del barocco italiano ed europeo. MATERIAE comprende l’utilizzo di materiali che l’artista plasma come opere d’arte.

Una definizione per l’arte di Javier Marìn?

L’arte di Marìn è classica seppur contemporanea, lo è nei temi, nel lessico artistico, lo è nella capacità di mescolare tradizione e contemporaneità.

Stéphan Verger

Direttore, ancora una grande mostra allestita al Museo Nazionale Romano…

Una mostra di grande scultura con opere spettacolari, in un luogo spettacolare, le Grandi Aule delle Terme di Diocleziano. Un incontro unico con la Columna di Javier Marìn, che sembra la Colonna Traiana ma non lo è. Ha però lo stesso significato, sono rappresentati corpi che non si sa se sono in guerra o in pace, se si incontrano in battaglia o in amicizia. In mostra sono esposte sculture di bronzo che sembrano fatte di legno perché la mostra gioca anche sulle materie.

La mostra MATERIAE alle Terme di Diocleziano ci sta benissimo, quasi in dialogo naturale?

Sembra davvero che le opere siano state realizzate per questo luogo. L’artista ha voluto fare una base quadrata per la grande colonna al centro dell’Aula che sia evocativa della base della Colonna Traiana ma che ha esattamente la stessa forma cubica e le stesse proporzioni del Mausoleo dei Platolini che è al centro della presentazione permanente dell’Aula X delle Terme di Diocleziano. E’ un’opera molto potente che trae ulteriore forza dal luogo in cui è allestita.

È un incontro tra tradizioni artistiche differenti?

L’artista propone una sorta di fusione tra tradizione classica, barocca ed ellenistica con la tradizione messicana e del CentroAmerica. È un connubio molto riuscito sul piano artistico, anche commovente sul piano umano.

Javier Marìn

Dulcis in fundo, l’artista che regala emozioni al mondo, appare emozionato da Roma. È così?

È esattamente così, mi sento frastornato dall’emozione di esporre in una meraviglia di architettura e storia che racconta Roma e tutto l’Occidente, perché tutta la cultura ha origine da qui. Sono contento, molto contento ed emozionato.

Un pensiero per la comunità italiana che vive in Messico?

Certamente, saluto con molto piacere tutti gli italiani che condividono la nostra vita quotidiana in Messico.

Maria Teresa Rossi
Maria Teresa Rossi
Osservo, scrivo, racconto. Per la Fondazione Osservatorio Roma e per Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all'estero..

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