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Alain Delon nel cinema italiano

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“Sono francese di nascita e italiano di cuore perché la mia carriera artistica e la mia vita di uomo è iniziata in Italia.” Alain Delon, celebrato divo, gigante, mostro sacro, monumento, icona e leggenda del cinema francese, ha sempre ricordato con riconoscenza e gratitudine, la sua stagione italiana. Rocco nel film Rocco e i suoi fratelli, Tancredi nel Gattopardo, Piero ne l’Eclisse, Tony in Tony Arzenta, Zorro sono i personaggi da cui è nato il mito Delon. La sua scomparsa consegna alla storia il libro della vita di Alain Delon che ciascuno può leggere con uno sguardo diverso. Noi ricordiamo un francese a modo suo, che amava l’Italia e gli Italiani, tanto da diventare il punto di riferimento per una intera generazione di ragazzi emigrati all’estero, soprattutto in Francia. Per analizzare le ragioni del rapporto privilegiato che Alain Delon ha avuto con il cinema italiano, Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all’estero incontra Marco Grossi, critico cinematografico e docente di Storia del cinema e del video all’Accademia di Belle Arti di Frosinone.

Professore, cosa ci fa una faccia d’angelo d’oltralpe nel cinema italiano degli anni d’oro?

La figura di Alain Delon è inscindibilmente legata al periodo degli anni Sessanta e Settanta, quando il cinema era il medium principale e catalizzava l’attenzione degli spettatori di tutto il mondo. La contestualizzazione è necessaria per ricordare che la forza dirompente e cannibalizzante della televisione non era ancora esplosa completamente, al cinema c’erano le prime visioni, a cui seguivano le seconde e le terze. Il pubblico vedeva e rivedeva lo stesso film nell’arco di pochi mesi e quindi i volti degli attori rimanevano particolarmente impressi.

Alain Delon cosa ha rappresentato per cinema italiano?

Delon è stata una figura emblematica, aveva un fascino magnetico, un volto scolpito, un’aura di mistero e ribellione che lo resero icona del cinema e della cultura popolare. Iniziò la carriera in Francia con piccoli ruoli marginali, ma la svolta avvenne con il ruolo di protagonista nel film Plein soleil/ Delitto in pieno sole di Renè Clèment. Il ruolo consentì al regista Luchino Visconti di cogliere le peculiarità  fisiche e interpretative del giovane Delon e lo chiamò come protagonista del film Rocco e i suoi fratelli.

Comincia la stagione italiana di Alain Delon?

Comincia l’avventura italiana di un attore francese che aveva origini italiane perché la nonna paterna era nata nel 1860 in una frazione di Cassino.

Alain Delon e l’Italia, un capitolo importante nella sua vita  tra origini italiane e il rapporto privilegiato con il cinema italiano che preferì al cinema americano…

L’avventura di Alain Delon a Hollywood è episodica, non riesce a trovare una sua dimensione perché evidentemente il suo volto e il suo corpo, come quello di altri attori italiani, avevano sfumature recitative più adatte a una atmosfera europea autoriale. Partecipò ad alcuni film ma la sua bravura interpretativa è legata inscindibilmente al vecchio continente.

Conosciamo i suoi personaggi italiani?

Rocco apre la stagione italiana di Delon. Rocco e i suoi fratelli è un film capolavoro del tardo Neorealismo dove si fonde il melodramma con la cultura meridionale e fu proprio Rocco a dare la svolta e a confermare la reputazione internazionale di Alain Delon.

Chi era Rocco?

Rocco Parondi era un giovane immigrato del Sud Italia che si trasferisce a Milano con la famiglia in cerca di un futuro migliore. Visconti riesce a cogliere un momento cruciale della storia italiana determinato dalle migrazioni interne, con il Sud Italia che diventa una sorta di serbatoio di manodopera per il Nord.  Il film si inserisce in una sorta di conflitto generazionale e culturale, con una potenza unica che lo rende ancora oggi uno dei capisaldi del nostro cinema.

E Piero chi era?

Piero era il protagonista de L’Eclisse di Antonioni, un regista che aveva un taglio diverso dal barocco Visconti e che scelse per il suo film Delon come protagonista e Monica Vitti come partner. L’Eclisse era una sorta di capitolo conclusivo della cosiddetta trilogia della incomunicabilità del regista ferrarese, premiato a Cannes. Con Piero Delon interpreta un agente di Borsa che legge il mondo solo attraverso il denaro. È un film importante che analizza la trasformazione della società italiana con una lettura diversa ma complementare a quella di Visconti.

Che Italia racconta?

Racconta un’Italia in trasformazione, in cui l’economia cambia, le campagne si svuotano, i cittadini lasciano le province e si trasferiscono nelle grandi città. Il valore delle cose cambia, sono gli anni del boom e tutto comincia a ruotare attorno al denaro. Alain Delon è perfetto nel ruolo del giovane protagonista che fa ruotare tutta la sua vita solo attorno ai successi di Borsa.

Arriva poi Tancredi nel Gattopardo…

Delon, diretto da Visconti, affiancato da Burt Lancaster e Claudia Cardinale, interpreta Tancredi, un giovane, nobile, affascinante e opportunista, simbolo dei cambiamenti sociali e politici che caratterizzarono il Risorgimento italiano. Il film racconta una pagina molto importante della storia italiana, esattamente come aveva fatto il romanzo di Tomasi di Lampedusa.

Alain Delon nel ruolo di Tancredi contribuì alla divulgazione dell’omonimo romanzo di Tomasi di Lampedusa a una platea popolare. Del Gattopardo si dice che è il film che tutti hanno visto e il libro che pochi hanno letto…

Il Gattopardo è un romanzo straordinario che arrivò alle stampe dopo avventure rocambolesche, ottenendo subito un successo clamoroso. Il romanzo e il film differiscono per molte parti perché Visconti tagliò interi capitoli per concentrarsi su altri, eppure vedendo il film, non si ha la sensazione che manchi qualcosa. Il personaggio di Tancredi è tratteggiato con un virtuoso trait d’union tra romanzo e film.

La scena più bella?

La più suggestiva è il momento in cui Angelica, interpretata da Claudia Cardinale, fa l’ingresso nel salone e incrocia lo sguardo di Tancredi. L’inquadratura racconta tutta la forza espressiva dello sguardo di questo straordinario attore.

Qual è l’interpretazione più bella di Alain Delon?

Credo che l’interpretazione più bella, non solo nei film italiani ma in tutta la sua carriera, sia il ruolo di docente ne La prima notte di quiete, un film del 1972, diretto dal regista Valerio Zurlini. Delon indossa per quasi tutto il film, un cappotto di cammello che era poi il vero cappotto di Zurlini. È il suo film più struggente, in cui è disperatamente bello,  un professore che vaga tra studenti, spiagge deserte, locali. Il film, interamente girato sulla riviera romagnola, rispecchia la società italiana dell’epoca ed è una sorta di analisi esistenziale sulla crisi dell’uomo. Una delle scene più belle  è ambientata davanti alla Madonna del Parto, un capolavoro di Piero della Francesca. Il protagonista conduce una sua allieva interpretata da Sonia Petrovna, un’attrice francese di origine russa e le dà una descrizione poetica del quadro, immaginando la Vergine di Piero come una contadina adolescente. E’ certamente una delle scene più profonde di tutto il cinema italiano.

Come arriva Zorro?

Alain Delon ha interpretato ruoli da protagonista in film d’autore ma anche in film di cassetta. Nel 1977 è stato Zorro, diretto da Duccio Tessari. Molte scene del film che aveva ambientazione spagnola ma anima italiana, furono girate a Cinecittà e a Castel Sant’Angelo. Accanto ad Alain Delon c’era Ottavia Piccolo, Adriana Asti, Giacomo Rossi Stuart e il film ebbe un ottimo riscontro commerciale in tutto il mondo.

Piacque molto anche agli Americani?

Zorro ebbe successo anche negli Stati Uniti anche se non corrispondeva pienamente ai canoni del cinema hollywoodiano.

 Rocco, nel contrasto tra la bruttissima periferia di Milano   e la travolgente bellezza di Delon, racconta una storia che sa di immigrazione e disperazione. E’ anche per questo che Delon diventa il mito dei ragazzi italiani della sua generazione, emigrati all’estero, soprattutto in Francia?

In Rocco c’è la contrapposizione tra il vecchio e il nuovo, tra il Sud e il Nord, tra Rocco e Simone, il cui legame di sangue si spezza per sempre per la tragica figura di Sara, interpretata da Annie Girardot. La scena in realtà non fu girata all’Idroscalo di Milano, come il film ci racconta ma per l’opposizione del presidente della provincia che pose un veto politico, Visconti fu costretto a girarla al Lago di Fogliano, tra Latina e Sabaudia. Quando il film arrivò nelle sale cinematografiche, la scena fu oscurata e proiettata in nero. Rocco/Delon incarna una generazione di Italiani, molti dei quali furono costretti a emigrare e diventa un punto di riferimento.

A cosa si deve la fascinazione che Delon esercitava sui ragazzi italiani?

A una serie di ragioni, innanzitutto perché Delon incarnava un ideale di bellezza maschile carismatico ma anche ribelle. I giovani italiani vedevano in lui un modello di virilità ma anche di stile perché coniugava l’eleganza con una certa indifferenza alle convenzioni sociali. Delon interpretava spesso nei suoi film, personaggi complessi, ambigui, moralmente sfaccettati che affascinavano per la loro capacità di muoversi in un mondo di compromessi e  dilemmi etici. Era un’icona di stile, sofisticato e fresco, imitato da molti giovani e ciò contribuì a definire l’estetica del tempo. Era inoltre un attore e autore che lavorava sia in Francia che in Italia e quindi rappresentava una figura internazionale che dava ai giovani Italiani un senso di appartenenza a una cultura più ampia, cosmopolita, in anni in cui l’Italia cercava di affermarsi in ambiti diversi, in chiave internazionale.

In che senso era anche autore?

Per lo spessore  che dava ai suoi personaggi che andavano al di là della semplice interpretazione.

Alain Delon cosa rappresentò negli Anni ’60 e ’70?

Fu un attore di successo, un simbolo culturale, un riferimento in fatto di moda e stile per la generazione degli Anni Sessanta e Settanta, ma ancor di più per i ragazzi suoi coetanei che scelsero di emigrare in Francia.

Il cinema mi è arrivato addosso. Una carriera strabiliante nata per caso?

Alain Delon ebbe un inizio di vita complesso, da bambino fu affidato a una famiglia, da ragazzo si arruolò e andò in Indocina, fece mille mestieri e arrivò al cinema in maniera rocambolesca. Dopo un’esperienza di vita complessa, entra nel mondo magico del cinema con ruoli minori e a 25 anni esplode a livello internazionale grazie a Rocco, in un film italiano, con un grande regista italiano. Il mito e il divo Delon nascono in Italia.

Maria Teresa Rossi
Maria Teresa Rossi
Osservo, scrivo, racconto. Per la Fondazione Osservatorio Roma e per Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all'estero..

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