Unicef vuol dire bambino, cura, protezione, attenzione ai suoi bisogni e tutela dei suoi diritti. Il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia, costituito nel 1946, da 78 anni opera per offrire una speranza a ogni bambino e per costruire una cultura dell’infanzia. Unicef Italia, uno dei 33 Comitati Nazionali Unicef, nato nel giugno 1974, festeggia 50 anni e una iniziativa organizzata nell’ambito della Mostra internazionale del Cinema di Venezia lo celebra. WICA, Women in Cinema Award, promosso da Claudia Conte, testimonial Unicef, con il sostegno del Ministero della Cultura, ha dedicato, in collaborazione con Unicef Italia, la IX edizione a tutti i bambini in stato di sofferenza, vittime di guerre, povertà e repressione. Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all’estero incontra la Presidente di Unicef Italia Carmela Pace, insignita del WICA per il Sociale 2024.
Presidente, i primi 50 anni di Unicef Italia raccontano una storia bellissima…
Sono capitoli di storia che raccontano il percorso fatto per i bambini in Italia e nel mondo. In cinquant’anni molto abbiamo fatto ma molto ancora resta da fare. Unicef si è propagata, attualmente abbiamo in Italia 101 Comitati provinciali e 19 Comitati regionali.
La tutela dei bambini e dei loro diritti è la ragione per cui Unicef esiste. Unicef Italia quando nasce e perché?
Unicef nasce nel 1946, dopo la seconda guerra mondiale che aveva lasciato tanti minori orfani e notevoli problemi per chi versava in stato di povertà. L’Italia ha ricevuto aiuti dall’America per creare le Centrali del Latte sorte a Torino, Genova e Roma e per far nascere le mense scolastiche, proprio allo scopo di portare aiuto ai bambini che non avevano di cosa nutrirsi. Il 19 giugno 1974 nasce Unicef Italia ma il nostro faro è la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia firmata il 20 novembre 1989, ratificata in Italia il 27 maggio 1991, che divenne legge nazionale numero 176 con il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga.
L’obiettivo della Convenzione qual è?
L’obiettivo è che tutti i bambini conoscano i loro diritti, in qualsiasi parte del mondo si trovino.
Fare del bene è un obiettivo nobile e un impegno concreto. A che punto siamo e come si può fare di più?
Abbiamo appena inviato oltre un milione di dosi di vaccino ai bambini di Gaza, perché tutti i bambini devono essere vaccinati contro la poliomelite, una malattia scomparsa da noi ma che purtroppo sta tornando in quelle zone. Sono diverse le malattie che i nostri bambini non hanno più grazie alla vaccinazione obbligatoria prescolastica ma che purtroppo compaiono in altre zone afflitte da guerre, carestie e mancanza d’acqua.
Unicef Italia come interviene?
Noi operiamo per garantire la salute e la scuola, due momenti fondamentali in cui i bambini sentono i loro diritti. Tutti i bambini devono saper leggere, scrivere e far di conto e la salute è diritto fondamentale di ogni bambino.
In 50 anni di Unicef Italia si è riusciti a costruire una cultura dell’Infanzia?
Abbiamo diversi progetti, scuola amica è uno dei tanti, per costruire la cultura dell’Infanzia ma abbiamo anche città amiche e ospedali amici che aiutano Unicef Italia a costruire la cultura dell’Infanzia.
Con gli ospedali condividete anche la promozione dell’allattamento al seno. Perché?
Perchè l’allattamento al seno è il primo vaccino che il bambino riceve, introducendo insieme al latte tanti elementi che lo tutelano e accrescono i suoi anticorpi. È un aspetto molto importante spesso non tenuto nella giusta considerazione.
Il lavoro minorile è un tema al centro della vostra azione?
Si e sono orgogliosa per aver istituito il primo Osservatorio per il lavoro minorile. I dati Inps ci restituiscono un numero importante di minori che lavorano, oltre 60mila con un regolare contratto ma ci sono molti irregolari non censiti. Ci chiediamo quanti siano gli irregolari e quanto il lavoro minorile danneggi il minore nello sviluppo e nella sua crescita regolare.
L’Osservatorio come funziona?
L’Osservatorio agisce con il sostegno di molti partners, ospedali, medici oculisti, commercialisti, organizzazioni varie. L’università Federico II di Napoli registra e valuta tutti i dati che l’Osservatorio raccoglie. Sono tanti i soggetti e le istituzioni che concorrono a far sì che i minori siano tutelati nella loro crescita.
Nomi, testimonial, simboli aiutano Unicef Italia a realizzare iniziative a sostegno dell’infanzia. Come è articolato il contributo che ciascun cittadino, ente o istituzione può offrire?
La prima risorsa sono i nostri volontari che operano per Unicef Italia. Ci sono poi gli amici di Unicef che ogni mese effettuano un versamento. Una voce importante è costituita dai grandi donatori ma noi vorremmo che tutti aiutassero questi bimbi a crescere perché abbiamo molto da fare. Il nostro impegno è una fiammella che dobbiamo alimentare giorno per giorno. Nel 2024 ricorrono i 50 anni di Unicef Italia e il centenario di Arnoldo Farina, fondatore di Unicef Italia.
Nel 1999 nasce la Pigotta, una bambola diventata simbolo ed emblema di Unicef Italia. Che storia racconta?
La Pigotta racconta la storia che un cuore di pezza serve a salvare un bimbo. È una bambola fatta di pezza, con un corpicino attorno al quale tutti i volontari, i nonni dei centri anziani, gli anziani ospiti nelle case di riposo, creano le Pigotte. Chiunque può avere una Pigotta con un’offerta di 20 Euro, ma ci sono istituzioni che promuovono progetti e attività inerenti la Pigotta. Siracusa ha fatto un protocollo con INDA, istituto nazionale del dramma antico e da tre anni le maestranze che realizzano i costumi per gli attori impegnati nelle rappresentazioni classiche, hanno fatto Pigotte che ricordano i protagonisti di queste rappresentazioni.
Le Pigotte sono per i bambini non solo per lo scopo di raccogliere fondi, ma anche per il gioco…
Esattamente, sono bambole che non hanno cerniere, realizzate con tessuto ignifugo perché i Vigili del Fuoco, nostri partner, ci donano le loro divise. Le Pigotte sono bambole speciali e sicure per i bambini.
I bambini di cosa hanno bisogno?
I bambini hanno bisogno di essere ascoltati. L’articolo 12 della Convenzione indica l’ascolto come aspetto fondamentale. Tutti dobbiamo ascoltare i bambini, in famiglia, a scuola, negli oratori, in qualsiasi situazione. I bambini hanno una voce che va ascoltata. Se noi li ascoltassimo con attenzione e li guardassimo negli occhi, forse non leggeremmo sui giornali tante pagine di cronaca nera.
Unicef Italia agisce in una società che è in veloce trasformazione e presenta rischi continui. L’ambiente digitale che sfida pone?
L’ambiente digitale, soprattutto con l’intelligenza artificiale, pone una grande sfida perché presenta aspetta positivi e negativi. Se riusciamo a stare accanto ai ragazzi quando utilizzano i videogiochi, parliamo con loro e riusciamo a far comprendere quello che rappresentano, può essere un momento positivo. Se invece li lasciamo soli per intere giornate, a contatto con un mondo virtuale senza filtri, l’esperienza sarà certamente negativa.
La IX edizione di WICA, Women in Cinema Award, che si è svolta nell’ambito della Mostra internazionale del Cinema di Venezia, l’ha insignita del WICA per il Sociale 2024 per promuovere con dedizione e impegno i diritti dei bambini. Premi prestigiosi e vetrine internazionali come aiutano UNICEF a fare del bene?
Sono molto fiera e ringrazio innanzitutto Claudia Conte, testimonial di Unicef Italia, una persona speciale che opera con impegno a favore dei bambini. Unicef ha bisogno di tutti per continuare a fare del bene perché non dimentichiamo mai che Unicef è per ogni bambino, i cui diritti vanno tutelati in ogni contesto. Dopo Venezia ho partecipato a un convegno che si è svolto ad Ancona sul tema dei diritti dei bambini nella stampa e nel mondo dei media.
Quali indicazioni lascia il convegno a tutela dei diritti del bambino?
Spesso vediamo pubblicate sulla stampa immagini di bambini che non tutelano il bambino. Il convegno indica la necessità di stabilire un giusto equilibrio tra il diritto di cronaca e il primario interesse del bambino. La foto di Amìn che moriva sulla spiaggia, che tutti ricordiamo per la sua durezza, era un pugno allo stomaco. La foto pubblicata in seguito con un uomo che tiene in braccio quel bambino, segna la differenza.
Come si fa a superare il cinismo e la vocazione al sensazionalismo che a volte inquina alcuni media quando trattano temi legati ai bambini?
Dobbiamo lavorare e piano piano scaveremo la pietra, come diceva un antico proverbio (gutta cavat lapidem).
Costruire una cultura dell’Infanzia si può?
Ho creato protocolli d’intesa con l’Ordine dei giornalisti, con l’Ordine degli psicologi, con diverse università, con il Bambin Gesù e altre istituzioni. Tutti i protocolli aiutano ad abbattere muri e a creare ponti nell’interesse primario di ogni bambino. Noi dobbiamo pensare che ciascun bambino ha i suoi diritti, il vicino della porta accanto, i nostri figli, nipoti, amici, i bambini lontani, tutti hanno diritti e dobbiamo salvaguardarli tutti e tutelarli tutti.
Qual è la via che indica UNICEF Italia?
La Convenzione per i diritti dei bambini, un faro che deve illuminare la strada di ogni bambino.
Come si fa a sostenere concretamente UNICEF?
Ci si può collegare al sito Unicef.it per prendere visione dei nostri progetti, delle attività e anche dei nostri bilanci, per vedere con trasparenza a cosa servono le loro donazioni e quali progetti andranno a sostenere.
Unicef vuol dire bambino?
UNICEF per ogni bambino.