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Botero arriva a Roma

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L’inconfondibile arte di Fernando Botero arriva a Roma che a un anno esatto dalla scomparsa, celebra l’artista colombiano dalla fama planetaria. Botero è in mostra a Palazzo Bonaparte con una selezione di opere, alcune inedite, altre che si credeva fossero andate perdute, ritrovate ed esposte per la prima volta. Centoventi capolavori tratti dalla prolifica produzione artistica di un uomo che viveva per dipingere. Lo racconta la metodicità del suo impegno quotidiano, dalle nove di mattina fino a sera, con la sola interruzione per il pranzo, ogni giorno, anche in occasione del suo compleanno che amava festeggiare lavorando. Forme esagerate e ridondanti, fisicità prorompenti, volume e tanto colore sono al centro di un percorso espositivo che avvolge il visitatore e lo  trasporta in un mondo pieno di vita. Fernando Botero La grande mostra è il primo omaggio dedicato all’artista in Italia dopo la sua morte. L’artista Botero suscita un entusiasmo senza confini, è amato dal grande pubblico, conosciuto in tutto il mondo ma è anche l’uomo che ha scelto l’Italia come luogo in cui vivere ed essere sepolto. Le sue spoglie riposano nel cimitero della sua amata Pietrasanta, in Toscana.  Botero arriva a Roma con opere iconiche, accompagnato idealmente dai figli che abbracciano la sua legacy artistica e se ne fanno ambasciatori con una Fondazione che porta il suo nome. È accolto da Iole Siena, presidente del Gruppo Arthemisia Arte che lo ha conosciuto personalmente e lo ricorda come persona “seria, elegante, precisa, che aveva passione ma anche rispetto per il suo lavoro, perché amava ripetere che la sua vita aveva senso solo nella misura in cui poteva dipingere ed esprimersi con la sua arte”. Ma Botero a Roma è soprattutto atteso da chi lo ama e saprà cogliere la straordinaria opportunità di stare a tu per tu con l’artista che ha cambiato la rappresentazione iconografica del XX secolo. Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all’estero incontra le curatrici della mostra, Lina Botero, figlia dell’artista e Cristina Carrillo de Albomoz Fisac, e il professor Emmanuele Francesco Maria Emanuele, presidente della Fondazione Terzo Pilastro che sostiene il progetto espositivo.

Lina Botero

Botero inonda Roma di gioia e colore, accompagnato dai  figli, ambasciatori della sua legacy

Sono molto felice, insieme ai miei fratelli, per questa mostra  che commemora il primo anniversario della morte di mio padre. È il primo omaggio dedicato a lui in Italia, un luogo che ha amato molto e che è stata per lui una seconda Patria.

Roma vi ha stupiti per l’entusiasmo con cui celebra Botero?

La grande mostra allestita a Palazzo Bonaparte, insieme alle sue sculture monumentali diffuse nei luoghi più iconici della città, rendono Botero a Roma un grande evento culturale. È sicuramente la forma più bella per commemorarlo e omaggiare la sua memoria, nel primo anniversario della scomparsa.

Qual è l’idea su cui nasce questa mostra straordinaria?

La mostra è stata pensata con lo scopo di mettere in evidenza la relazione speciale che mio padre aveva con l’Italia, una terra straordinariamente importante per lui ma anche per sottolineare il suo rapporto con la pittura del Quattrocento.

Che incontro è stato?

È stato un incontro fondamentale perché la pittura  quattrocentesca ha influenzato in modo importante l’opera di mio padre. Mi piace ricordare che tutto il suo percorso di scultore si è svolto in Italia dove ha avuto per oltre quarant’anni una casa in Toscana, a Pietrasanta, dove veniva a trascorrere ogni estate e per tre/quattro mesi si dedicava solamente alla scultura.

Amava molto l’Italia?

L’Italia era la sua seconda Patria e adesso le sue ceneri sono custodite al cimitero di Pietrasanta.

Che papà è stato Botero?

Un padre meraviglioso che ha sempre rappresentato un grande esempio per noi figli. La sua disciplina, la capacità di mantenere sempre il Nord  in qualunque cosa facesse è stata la sua cifra artistica. La generosità, il rispetto che aveva per tutti, indistintamente, ci ha lasciato un grande esempio di uomo.

La Fondazione Fernando Botero sta per essere costituita grazie all’impegno di voi figli. Quali finalità avrà?

La finalità della Fundacion Fernando Botero sarà allestire mostre dappertutto per mantenere viva la sua memoria e il suo lavoro. Provvederemo a curare pubblicazioni e a continuare il legame speciale che avevamo con nostro padre.

Cristina Carrillo de Albormoz Fisac

La mostra segue una linea narrativa definita?

Si, in realtà ne ha due. La prima riguarda i temi principali dell’opera di Botero individuabili nella religione, nelle nature morte nelle versioni storiche dei grandi maestri, nella violenza. La seconda è relativa alle tecniche che magistralmente Botero ha lavorato, olio, dipinti, acquarelli, sanguigna e scultura.

Le opere esposte da dove provengono?

Sono esposte 120 opere che provengono da collezioni private di tutto il mondo, alcune mai esposte, altre di cui si erano perse le tracce.

L’esposizione offre una selezione importante di capolavori, ma quante opere ha realizzato Botero?

Botero è stato sempre molto prolifico, come Picasso. Sicuramente ha realizzato oltre tremila opere, più naturalmente le sculture. Ha consacrato la sua vita a dipingere, cominciando dalla mattina fino a sera, tutti i giorni della settimana. Era solito dire io per celebrare il mio compleanno, dipingo.

Forme monumentali, fisicità corpulente, volume, colore. Sono gli elementi che costituiscono la cifra artistica di Botero?

Botero ha sempre dipinto esagerando il volume ma non sapeva se era sulla buona strada fino a quando  da giovane è arrivato a Firenze e si è confrontato con i dipinti dei grandi maestri.

E cosa ha capito?

Ha razionalizzato il suo uso del volume e ha capito che era un elemento importante nell’arte. Nel XX Secolo il volume era quasi sparito, ma Botero lo ha recuperato e ne ha fatto qualcosa di nuovo nelle proporzioni.

Il colore che importanza aveva?

Per Botero il colore era tanto importante quanto il volume, infatti diceva che è il colore che comanda. Realizza composizioni perfette e armoniche che restituiscono un’idea di vita e di mistero che è poi la ragione dell’arte.

Fernando Botero sarebbe stato il Botero che conosciamo se non fosse venuto in Italia?

No, assolutamente no. A vent’anni andò in Spagna e scoprì per caso in un magazzino, l’opera di Piero della Francesca e si disse questo è dipingere, io non sapevo che si potesse raggiungere questa eccellenza. Io devo andare in Italia.

E in Italia è arrivato…

Si, ed è stato l’inizio di tutto. Ha trovato le opere di Piero della Francesca,  Paolo Uccello, Andrea Mantegna e Giotto che diceva fosse il più grande del mondo. Questi maestri gli hanno indicato la strada che doveva seguire. È in Italia che nasce il Fernando Botero che conosciamo.

Emmanuele Francesco Maria Emanuele

Professore, qual è la sua analisi tecnica del Botero pittore?

Credo sia la dimostrazione che l’arte non ha tempo, come sostengo nella solitudine su questo tema perché non faccio differenze, come la quasi totalità dei critici oggi fanno tra arte classica, moderna, contemporanea, futurismo, astrattismo e surrealismo. Botero è colui il quale, nel nostro secolo, trasferisce la meraviglia dei quadri di un’epoca precedente, opere di Tiziano, Mantegna e lo fa con una capacità di tecnica visiva che perpetua la drammaticità di quell’arte nel tempo che viviamo. Botero attrae il visitatore di oggi, come nei tempi che furono attraevano quei grandi artisti.

L’arte non ha tempo?

L’arte non ha tempo nel fluire ininterrotto del sentimento umano, mutuato dalla sensibilità propria e dalla capacità di prospettarsi nella società in cui viviamo.

Maria Teresa Rossi
Maria Teresa Rossi
Osservo, scrivo, racconto. Per la Fondazione Osservatorio Roma e per Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all'estero..

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