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5 Continenti raccontati dalla RAI

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La Rai è da settant’anni una grande finestra sul mondo. Luoghi e popoli lontani, nelle differenti abitudini e consuetudini, sono stati narrati in Italia attraverso la lente speciale di inviati e corrispondenti. Le notizie dal resto del mondo hanno sempre avuto un loro spazio di racconto ma in occasione delle celebrazioni per i primi settant’anni della Rai, un programma, curato da Luca Martera, racconta con un nuovo sguardo e una diversa angolazione, come i cinque Continenti sono stati documentati dal servizio pubblico. Nel resto del mondo, in onda su Rai Italia e Rai Play, approfondisce i rapporti storici e culturali dell’Italia con i Paesi del resto del mondo. L’analisi storiografica è in realtà anche sociologica perché in ogni Paese si registra la presenza di comunità italiane e il racconto non può prescindere anche dall’influenza che gli Italiani riescono ad avere, in qualunque ambito e a qualsiasi latitudine. Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all’estero incontra Luca Martera, autore, documentarista e conduttore televisivo.

Uno sguardo nuovo e una angolazione insolita per un racconto televisivo che nasce da cosa?

Nasce dalla mia esperienza di studio e trasferte all’estero ma soprattutto dalla curiosità di indagare come la Rai ha raccontato e rappresentato negli anni, 50 Paesi stranieri, distribuiti in 5 Continenti.

Il programma è anche un viaggio tra gli Italiani che abitano i 5 Continenti e che sono stati percepiti e raccontati in che modo?

Il programma è stato realizzato con una angolazione insolita,  un focus sulle differenze culturali per indagare come noi Italiani siamo percepiti all’estero e viceversa. È interessante e necessario lavorare su questi incroci culturali. Mi sono divertito a individuare storie di personaggi incastrati tra più mondi, culture, lingue, religioni. La storia degli Italiani all’estero va di pari passo con la storia della grande emigrazione cominciata a fine Ottocento, proseguita fino al 1920,  interrotta nel periodo fascista per una serie di leggi che non incentivavano più l’emigrazione all’estero e poi ripresa nel secondo dopoguerra, sia come emigrazione interna che verso il resto del mondo.

Gli Italiani abitano il mondo ma ci sono Paesi dove la concentrazione dei nostri immigrati è maggiore?

Le due Americhe, l’Australia, l’Europa centrale, l’Europa del Nord, ma gli Italiani sono veramente dappertutto. Non a caso siamo una terra di santi, poeti, navigatori.

L’analisi dello spaesamento, smarrimento, in-betweneer di chi negli anni si è trasferito, è molto interessante. Quali sentimenti o condizioni sottendono questi concetti?

La nostalgia è un sentimento molto presente e comprensibile, si nasce in un luogo, non possiamo scegliere dove ma quando ci si allontana, lo sradicamento resiste e persiste. Ci sono storie e personaggi che lo raccontano. Frank Capra, regista nato in Sicilia ed emigrato in California a cinque anni, dove consegue risultati eccellenti, diventa una dei registi più importanti nella storia del cinema mondiale, vincitore di Oscar, conserverà sempre tracce di dna siculo, nel volto, nel carattere. C’è poi lo spaesamento,  per alcuni deriva dal vivere tra più culture senza averne nessuna come riferimento principale, per altri è un tema legato alle radici. L’alternanza tra più mondi può forse essere la soluzione giusta.

In-betweener?

Si, il termine rende l’idea di essere tra, incastrati tra più mondi. Il cibo lo favorisce, l’amore lo rafforza, il bilinguismo ne consegue, un vantaggio per i figli che apprendono in modo naturale due o tre lingue fin da bambini.

Gli Italiani abitano il mondo e storicamente sono dappertutto, perfino nella Dichiarazione d’indipendenza Americana?

Gli Italiani e l’America, un rapporto di antica data. Colombo l’ha scoperta, Vespucci le ha dato il nome, due filosofi, il toscano Filippo Mazzei e in napoletano Gaetano Filangieri, hanno contribuito alla nascita degli Stati Uniti. Mazzei ha inserito la frase Tutti gli uomini sono creati uguali e Filangieri il diritto alla felicità, che aveva suggerito al Presidente degli Stati Uniti Thomas Jefferson con il quale aveva una corrispondenza. Il diritto alla felicità fu effettivamente inserito nella Dichiarazione Americana del 4 luglio 1776.

Nel programma si parla di turismo culturale ma si introduce anche il turismo genealogico, un tema generalmente poco raccontato. Cos’è esattamente?

Se oggi si parla di turismo genealogico o delle radici,  si deve allo sviluppo e all’utilizzo intelligente del web negli ultimi decenni e alla diffusione di siti specifici, in particolare ancestry.com, uno dei primi dieci siti al mondo per click, un sito dedicato alla ricerca delle radici genealogiche.

Sorto su iniziativa di chi?

Il sito fu costituito negli anni Novanta dai Mormoni degli Stati Uniti che acquisirono le banche dati di Ellis Island, il porto di ingresso in America per tutti gli emigrati del mondo. La banca dati si è poi arricchita di altri dati confluiti dai registri di anagrafi provenienti da tanti Paesi nel mondo e questo permette di ricostruire l’albero genealogico di immigrati di terza, quarta generazione in Australia, Stati Uniti, Sud America che hanno il desiderio di conoscere le loro radici e la storia dei loro avi.

Il riferimento alla storia di Sylvester Stallone come si inserisce?

È il racconto di un personaggio molto conosciuto che nel 2023 è stato nominato cittadino onorario di Gioia del Colle, paese della provincia di Bari e luogo da cui il papà barbiere era partito per New York dove Sylvester Stallone ha appreso le sue radici e non le ha mai dimenticate.

Storie di cinema, musica, jazz ma soprattutto di emigranti famosi che in Italia pochi conoscono. Bill Conti che storia racconta?

Bill Conti ha scritto la colonna sonora di Rocky, tuttora uno dei temi musicali più famosi al mondo. La storia di Bill Conti è interessante, figlio di una famiglia italiana originaria di Pico, un piccolo borgo in provincia di Frosinone, ai confini con la terra pontina, si è laureato all’Università della Louisiana, ha avuto un periodo italiano e ha scritto canzoni per Ornella Vanoni, Patty Pravo, Sergio Endrigo. Nel 1984 vince un Oscar per una colonna sonora, ma nelle case degli Italiani arriva anche per il notevole successo di serie televisive come Dynisty e Falcon Crest. Sono tanti i compositori italiani che hanno avuto successo, come l’abruzzese Henry Mancini autore de La Pantera Rosa.

Esiste ancora il sogno americano?

Io ne sono stato conquistato. Avevo nella mia cameretta di ragazzo, un poster enorme con lo skyline di Manhattan, ci sono andato e ho constatato la difficoltà vera di accettare alla pari una persona che viene da un altro continente. Il sogno americano è stato sempre veicolato dalla filmografia di Hollywood, naturalmente prima della diffusione di internet. Oggi la disoccupazione, la globalizzazione e tanti altri problemi che si conoscono attraverso la rete, hanno ridimensionato il sogno americano che rimane per alcune professioni di altissime specializzazioni, soprattutto nella scienza e nella ricerca, ma per il resto lo è molto meno. La globalizzazione rende possibile seguire e realizzare il proprio sogno in tanti luoghi diversi dagli Stati Uniti.

Nel resto del mondo… è un programma globale, con ospiti che esprimono mondi eterogenei e parlano di temi diversi. Chi sono e con quale parametro sono stati coinvolti nel racconto televisivo?

Il programma si compone di 15 puntate, ciascuna della durata di 50 minuti. Alterno in studio racconti e storie di personaggi, rafforzati dal repertorio Rai che punteggia ogni puntata, con reportage d’autore, servizi di approfondimento di cronaca, intrattenimento musicale, cinema, arte. Intervisto, spesso in collegamento, una serie di personalità del mondo della storia e della cultura che hanno qualcosa da dire sul rapporto tra l’Italia e i Paesi esaminati nella puntata. Il coinvolgimento nasce in base al tipo di approfondimento e di conoscenza specifica che ciascun ospite ha fatto nella sua vita, per ragioni professionali o personali. Ci sono persone che conoscono profondamente un Paese per averci vissuto come Marco Bechis, italoargentino, profondo conoscitore del fenomeno dei desaparecidos che ci aiuta a comprendere la storia dell’emigrazione italiana in Argentina, poco conosciuta ai più.

Il programma nasce dalla consultazione intelligente dell’Archivio Rai, uno strumento disponibile per tutti?

L’Archivio Rai è consultabile, per studiosi, ricercatori, appassionati e utenti comuni, attraverso una serie di postazioni che sono nelle sedi Rai dei capoluoghi italiani. E poi c’è il web, il sito di Rai Teche e anche altri, dove tutti possono attingere le informazioni raccontate negli anni dalla Rai. In una puntata del programma ho mandato in onda un servizio del 1975 su come si immaginava la casa del 2025 e incredibilmente tutto corrisponde perché il web e le sue infinite possibilità, era stato previsto quasi come è oggi. 

Maria Teresa Rossi
Maria Teresa Rossi
Osservo, scrivo, racconto. Per la Fondazione Osservatorio Roma e per Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all'estero..

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