Il brevetto è norma giuridica e sentimento. Tecnicamente il brevetto è la tutela che lo Stato, attraverso l’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi, attribuisce a invenzioni e marchi d’impresa che ne fanno richiesta. Il brevetto è anche un atto di generosità di persone che desiderano condividere l’utilità o la bellezza che derivano dalle loro invenzioni. La storia di ogni Paese può essere raccontata anche attraverso la storia dei brevetti e marchi registrati. Gli Italiani sono storicamente considerati un popolo di inventori e se il Made in Italy è universalmente apprezzato, è anche per la quantità e qualità dei brevetti italiani.
L’Italia dei Brevetti Invenzioni e innovazioni di successo è una mostra allestita al Ministero delle Imprese e del Made in Italy dal 22 novembre al 2 marzo 2025, visitabile ogni sabato e domenica. L’esposizione celebra 140 anni dalla fondazione dell’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi e 550 anni dalla pubblicazione del primo Statuto dei Brevetti, promulgato dalla Repubblica di Venezia nel 1474. Grandi e piccole invenzioni, marchi storici che ancora appartengono alla vita quotidiana, invenzioni contemporanee e germogli che preparano il futuro, raccontano la storia italiana da un punto di vista originale.
I cento brevetti esposti interessano il visitatore per il valor intrinseco dell’invenzione e per l’approccio divulgativo dei testi che li accompagnano. Trasporre notizie e schede tecniche in linguaggio comprensibile a un pubblico generalista, è una sfida che i curatori della mostra hanno affrontato con successo. Entrare a Palazzo Piacentini per visitare la mostra equivale a fare una passeggiata nel tempo, tra cavi telegrafici sottomarini brevettati nel 1886, vasca idromassaggio Jacuzzi del 1940, robot tagliaerba autonomo, motorino CIAO, Amuchina, tecnologie innovative per velivoli di nuova generazione e tante altre insospettabili idee geniali. Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all’estero ha incontrato il Viceministro del MISE Valentino Valentini e le curatrici della mostra Alessandra Maria Sette e Maria Chiara Di Guardo.
Valentino Valentini
Viceministro, l’Italia storicamente ha promosso la cultura del brevetto?
La cultura del brevetto è indispensabile per la competitività di un Paese, soprattutto in una competizione internazionale che vede una serie di attori non sempre rispettosi della proprietà intellettuale. È un tema a cui prestiamo particolare attenzione, questo Governo ha impostato sulla promozione, protezione e diffusione della proprietà intellettuale, una serie di atti normativi.
Quali sono?
La Legge sul Made in Italy, l’abolizione del Professor’s Privilege che consente nelle università di creare da centri di ricerca, veri e propri centri industriali o di innovazione. Abbiamo anche cercato, con alcune norme su marchi e brevetti, di semplificare ma anche attirare l’attenzione dei nostri imprenditori sulla necessità di proteggere, sin dai disegni, quello che è l’elemento di competitività del nostro Paese, vale a dire l’ingegno.
Il brevetto come va considerato?
Il brevetto va visto come uno strumento di competitività e non come un obbligo. Attraverso il brevetto, l’ingegno del nostro Paese deve essere tutelato, ricordando che l’Italia è il luogo dove si protegge, si stimola e si tutela la proprietà intellettuale.
Alessandra Maria Sette
L’Italia può essere raccontata anche attraverso i brevetti?
I brevetti raccontano la storia dell’Italia. Quando vediamo un brevetto d’invenzione, di design o un marchio, dobbiamo sempre contestualizzarlo nel momento storico in cui è nato.
Brevetti legati a particolari avvenimenti?
Nel 1908 il terremoto di Messina distrusse completamente la città e ci furono molti morti. La reazione fu anche legata all’invenzione perché già dall’anno successivo furono depositati brevetti per la costruzione di edifici antisismici. Alla fine degli anni Quaranta la mobilità costituiva un problema per gli Italiani, era necessario renderla accessibile a tutti, semplice ed economica. Nacque la Vespa, l’Isetta, mezzi che facilitavano gli spostamenti e potevano essere acquistati più o meno da tutti.
Ci sono brevetti di utilizzo quotidiano nati per caso?
L’Amuchina, ancora oggi di uso comune, nacque da un disinfettante ideato per contenere il virus della tubercolosi.
Qual è il brevetto più antico in mostra?
Tra i primissimi brevetti ci sono le ricerche sull’energia solare. Gli antenati del fotovoltaico risalgono alla fine dell’Ottocento. Già all’epoca si pensava come sfruttare questa energia.
Il brevetto più recente?
Tra i più recenti abbiamo scelto di esporre il mombut, la calzatura doposci che nasce proprio per la suggestione dell’allunaggio del 1969.
La parte storica dell’esposizione quale periodo comprende?
Inizia alla fine dell’Ottocento e finisce nel 1990. Inizia poi la parte contemporanea ma c’è anche una sezione dedicata ai Germogli dell’invenzione, i brevetti che stanno per accadere.
Maria Chiara Di Guardo
I Germogli come si pongono nella cultura e nella storia del brevetto in Italia?
I Germogli sono il futuro. La ricerca e l’innovazione nelle università e n ei centri di ricerca generano spesso tesori che possono essere trasformati in opportunità di sviluppo per il nostro Paese.
La mostra quali Germogli propone?
Sono in mostra una serie di start up e spin off della ricerca italiana che colgono queste opportunità e le trasformano in imprese e in mercato. Sono esposti i brevetti legati al Premio IPA che cerca di individuare quali sono i germogli del nostro prossimo futuro che i centri di ricerca e le università sono in grado di produrre. Senza la ricerca non c’è innovazione.
Tutto parte da un’idea?
Assolutamente sì. Tutto parte da un’idea che un duro lavoro trasforma in qualcosa di estremamente concreto come il brevetto.