Il Museo di Roma a Piazza Navona ospita la mostra ROMA PITTRICE che riscrive la storia delle donne artiste, non per diletto ma per professione, che gravitavano a Roma tra il XVI e il XIX secolo. Un ruolo decisivo nella ricerca per l’allestimento della mostra, lo hanno svolto i depositi dei musei civici che esplorati con intelligente curiosità, hanno restituito opere dimenticate o mai esposte. Tre studiose, Ilaria Miarelli Mariani, direttrice dei Musei Civici di Roma, Raffaella Morselli, professoressa ordinaria Università La Sapienza e Ilaria Arcangeli, Ph.D Università di Chieti Gabriele Dannunzio, sono le curatrici della mostra “ROMA PITTRICE. Artiste al lavoro tra XVI e XIX secolo”. L’esposizione propone 130 opere realizzate da 56 donne che per nascita o scelta, hanno vissuto a Roma dove si sono formate artisticamente, hanno realizzato opere e le hanno collocate sul mercato.
Alcuni nomi molto noti, come Artemisia Gentileschi che definiva se stessa pittora, sono da tempo nei manuali di storia dell’arte, altri sono ancora sconosciuti. La ricerca ricostruisce le biografie di 56 artiste e attribuisce ad alcune di loro, opere finora erroneamente attribuite a pittori uomini. Roma, nei quattro secoli considerati dal progetto espositivo, pullulava di atelier, botteghe artigiane e accademie professionali a egemonica conduzione maschile, dove le donne, dotate di femminil pazienza, venivano impiegate come miniatrici, intagliatrici, pittrici per rifinire lavori complessi. La lacuna da colmare nel racconto storiografico dell’arte è che c’erano donne pittrici per professione che hanno lasciato scritto una storia, la loro storia, nelle opere realizzate. Non a caso ritraggono se stesse mentre mostrano con orgoglio gli strumenti di lavoro, la tavolozza dei colori e i fogli.
La mostra racconta il percorso biografico e professionale di 56 donne artiste, recuperate da un lungo oblio. Eppure le loro opere parlano da tempo, nelle chiese del centro a Roma ci sono capolavori realizzati da artiste donne. Una mappa realizzata per la mostra, aiuta a visualizzare e individuare i luoghi che custodiscono la memoria artistica delle pittrici a Roma. Visitare ROMA PITTRICE a Palazzo Braschi arricchisce il visitatore che potrà immergersi nella rappresentazione artistica delle pittrici nei 4 secoli considerati e porgere l’omaggio dovuto a talenti silenziati per lungo tempo.
Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all’estero incontra le curatrici di ROMA PITTRICE, un importante progetto espositivo visitabile fino al 23 marzo 2025 e l’Assessora alle Attività Produttive e Pari Opportunità di Roma Capitale.
Ilaria Miarelli Mariani
Direttrice Musei Civici Sovrintendenza Capitolina
Roma capitale delle arti è l’idea da cui nasce la mostra ROMA PITTRICE?
Individuare Roma come luogo di partenza per visualizzare la progressiva affermazione delle donne nel mondo dell’arte, è un progetto a cui lavoriamo da molti anni. Siamo partite con l’obiettivo di rompere certi silenzi in un mondo appannaggio principalmente di uomini e portare a conoscenza di tutti che tra il XVI e il XIX secolo c’erano pittrici e alcune erano anche famose.
Le donne artiste sono riuscite a ritagliarsi uno spazio?
È una nota dolente perché avevano poco spazio nel periodo in cui hanno vissuto e di conseguenza hanno avuto poco spazio nella storia dell’arte.
La ricerca è in realtà una riscoperta?
È una riscoperta non solo nostra perché quasi tutti i grandi musei internazionali stanno procedendo in questo senso. La nostra idea era quella di far vedere come progressivamente Roma sia diventata anche un luogo che attirasse per la particolare libertà e l’offerta che poteva offrire alle artiste.
Italiane o straniere?
Artiste italiane ma soprattutto straniere che venivano da sole a studiare e lavorare a Roma, per cogliere un’occasione di formazione che altre città all’epoca non potevano offrire.
La mostra racconta storie inedite, attribuisce opere a chi le ha effettivamente realizzate… quali lacune colma in ambito storico-artistico?
Nessuno aveva mai scritto questa storia centrata su Roma. Abbiamo scoperto tanti collegamenti legati alle attività delle artiste donne. Raccontiamo che Teresa Mens aveva una scuola di artiste, molte pittrici furono sue allieve e rendiamo noto il fatto che il primo dipinto a essere acquistato di un’artista vivente in Pinacoteca Capitolina, la più antica pinacoteca pubblica al mondo, è di un’artista donna.
Chi era?
Maria Felice Tibaldi, nota con il nome del marito pittore francese Subleyras che sposò quando era già un’affermata miniatrice e pittrice. Il primo quadro, acquistato per mille scudi dal primo museo pubblico al mondo, è di una donna.
Perché ROMA PITTRICE, un titolo scelto da lei nel doppio ruolo di curatrice della mostra e direttrice dei Musei Civici?
ROMA PITTRICE è un omaggio alla storiografia sei/settecentesca perché era un titolo molto utilizzato da tutti gli storiografi che volevano rivendicare le scuole pittoriche non toscane. La storia dell’arte antica era caratterizzata dall’egemonia di Firenze e alcuni cercavano di rivendicare l’importanza della scuola senese, bolognese, veneziana. Noi abbiamo preso in prestito questo titolo per rivendicare l’importanza delle donne pittrici a Roma rispetto all’operato dei colleghi uomini.
Sottotitolo…Artiste al lavoro
Il sottotitolo, scelto dalla prof.ssa Morselli, vuole sottolineare che si parla di professioniste e non di pittrici dilettanti. Erano artiste che lavoravano e vendevano.
La ricchezza dei depositi dei Musei Civici è una continua fonte utile alla ricerca?
Si, molte opere erano conservate nei nostri depositi e questo ha permesso una prima ricognizione sulla presenza di pittrici a Roma, luogo prediletto di studio e formazione, nei quattro secoli considerati.
Monica Lucarelli
Assessora alle Attività Produttive e Pari Opportunità di Roma Capitale
Ci sono finalmente pari opportunità nel racconto della Storia dell’Arte?
È un racconto assolutamente dovuto a queste pittrici, non perché donne ma perché artiste di grande valore. Alcune sono più conosciute, altre sono totalmente sconosciute, scoperte in musei importanti italiani ed esteri. Negli Uffizi, ai Capitolini, al Museo di Genova ci sono opere che non si sapeva fossero state realizzate da donne. Molto spesso le artiste si firmavano con il nome del marito, del padre o con uno pseudonimo.
Roma è parte integrante del racconto?
Si ma è raccontata una Roma diversa, una città che vuole ritrovare le pari opportunità anche nelle storie delle artiste donne, dare valore al racconto del loro lavoro di professioniste ma anche alle storie personali.
Cosa c’è dietro ogni storia?
Ci sono storie potenti di forza, ribellione e resilienza. Ci sono donne che per affermarsi nel lavoro e nei diritti hanno dovuto affrontare violenze, difficoltà, nel Seicento come oggi. ROMA PITTRICE è un esempio bello e giusto di empowerment al femminile.
Rappresenta l’azione al femminile?
Rappresenta donne forti, fiere del proprio lavoro, professioniste che però riescono a conservare la loro femminilità. L’allestimento meraviglioso esalta i dipinti esposti, attraverso un sapiente gioco di trasparenze e colori.
Raffaella Morselli
Professoressa ordinaria Sapienza Università di Roma
La storia di ROMA PITTRICE dove comincia?
La storia di questa mostra comincia da un gruppo di lavoro che da alcuni anni si interessa a riannodare il catalogo delle pittrici. Abbiamo pensato che Roma non poteva mancare questo appuntamento internazionale dove tutti i grandi musei si stanno muovendo. Sono state organizzate su questo tema mostra al Prado, a Londra, in Olanda e in Germania. Noi abbiamo lavorato con i nostri musei, tirando fuori dai depositi oggetti in parte dimenticati, in parte mai esposti. ROMA PITTRICE non è solo una mostra temporanea, ma è una mostra che recupera un patrimonio. Oltre il 50% delle opere esposte, erano conservate nei depositi dei Musei di Roma.
Roma come entra nel racconto?
Roma deve entrare nel circuito internazionale. Se alla Keith British c’è appena stata una mostra sulle artiste inglesi, Roma deve pensare non solo alle artiste romane ma deve mettere se stessa, mater urbium, al centro e costruire un racconto su quali sono le artiste che hanno avuto Roma come punto di riferimento. La storia parte da questa considerazione.
Le artiste presentate in mostra che voci hanno?
Sono voci che riemergono dal passato attraverso cataloghi riannodati, attraverso ritratti che prima risultavano anonimi e invece sono donne che si rappresentano con la tavolozza, il foglio, lo stilo. Sono donne che vogliono dirci qualcosa.
Cosa esattamente?
Le donne vogliono dirci che loro esercitano questa professione di artiste. Molte donne finalmente parlano perché quelle che hanno voce le abbiamo già incontrate nelle fonti ufficiali e sono ormai diventate delle superstar come Artemisia Gentileschi e Plautilla Bricci, altre invece qui prendono corpo, forma e voce nelle loro creazioni artistiche.
ROMA PITTRICE è anche un poderoso catalogo che accompagna la mostra…
Il catalogo ha 56 biografie per lo più inedite ma anche per le storie più note, ci sono alcune novità. Abbiamo setacciato gli Archivi del Vicariato, sappiamo dove abitavano queste donne, abbiamo aggiunto una parte importante su Roma. Le 56 storie diventano un corpus di biografie che verrà utilizzato da qui in avanti. Ci sono saggi importanti che focalizzano l’attenzione sullo sviluppo di queste storie di pittrici tra cinque/settecento e poi tra sette/ottocento. C’è poi un saggio importante che va a contare quante donne c’erano a Roma in epoca moderna. Il risultato è netto, la popolazione di donne era molto inferiore al numero degli uomini.
Ci sono ragioni particolari che giustificano tale disparità?
Roma era il luogo di importazione di manodopera e quindi c’erano più uomini che donne, questo giustifica la sproporzione di percentuale.
Ilaria Arcangeli
Ph.D Università di Chieti Gabriele D’Annunzio
Visualizzare le artiste nella città è un obiettivo della mostra?
Certamente sì perché vedendole e collocandole nei luoghi in cui hanno vissuto, possiamo cogliere le connessioni che ci sono state tra loro. La ricerca su cui si basa la mostra ha ricostruito il tessuto sociale in cui le pittrici erano inserite. Il dato è fondamentale per capire l’evoluzione del loro percorso artistico, come e perché hanno potuto lavorare ed essere presenti in alcune Collezioni.
Alcune artiste entrano in collezioni importanti?
Si, ciò avviene già dal Seicento con un percorso progressivo importante da ricostruire. Possiamo visualizzare le artiste donne oggi, nel centro di Roma, attraverso opere poco raccontate. A San Luigi dei Francesi, Santa Maria in Montesanto, Santa Sabina sull’Aventino, ci sono tante opere di artiste che possono essere finalmente scoperte grazie a una mappa, realizzata per la mostra, che sarà sul sito del I Municipio.
Perché ROMA PITTRICE è una mostra di grande valore scientifico?
Scrive una nuova pagina nella storia dell’arte perché racconta storie che non sono mai state narrate. Per la prima volta si dà voce a tante artiste e si cala la loro storia nel contesto artistico a loro contemporaneo.
Un contesto storico e artistico a egemonia maschile?
Gli uomini hanno avuto spesso un ruolo per l’affermazione di alcune artiste. Ci sono stati padri, pensiamo al padre di Lavinia Fontana, mariti ma la forza di queste artiste è stata quella di creare connessioni tra donne. Artemisia Gentileschi conosceva Maddalena Corvini, andava in viaggio con Giovanna Garzoni, c’era una rete di solidarietà femminile. Non è un caso che tutte queste artiste si firmano nelle loro opere ed è l’unica traccia di ricerca che possiamo avere per associare un nome a uno stile e a un genere.
***************
L’esposizione ROMA PITTRICE è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con l’organizzazione di Zetema Progetto Cultura. Il Catalogo è edito da Officina Libraria