Io sono un chitarrista e voglio fare il musicista. Nun voglio fa ‘o raggioniere. Aveva le idee chiare Giuseppe Daniele, detto Pinotto, diventato poi Pino, nato a Napoli il 19 marzo 1955. Una scomoda realtà famigliare, resa difficile dalla presenza di un padre che a carte si giocava tutto, lo aveva affidato alla cura e a volte all’irruenza, di due zie, Bianca e Lia. Una lo placcava nello studio affinché si diplomasse ragioniere, l’altra lo iscrisse a sua insaputa alle selezioni Alitalia per un posto da steward. Ma Pino aveva la musica in testa, organizzava band, suonava il blues, guardava Napoli e la raccontava con struggente poesia.
Il giorno in cui venne a Roma per firmare il suo primo contratto importante, si fermò al Laghetto dell’EUR per decidere se accettare o scegliere il posto fisso. Dorina Giangrande, cantante e corista della band, gli suggerì di fare quello che sentiva. Un bacio suggellò l’inizio di una straordinaria avventura musicale e anche la nascita di una bella storia d’amore, suggellata da un matrimonio e due figli. Il disco d’esordio fu strabiliante, nell’album Terra mia, il primo brano era Napul’è, il ritratto più onesto e poetico che sia mai stato dedicato a Napoli. Il ragazzo che suonava la chitarra, componeva canzoni in un inglese strambo, credibile anche senza avere un reale significato, aggregava musicisti per creare sonorità jazz rock che facevano tremare le vene.
In una sera rimasta memorabile, la sua musica cambiò il volto di Piazza Plebiscito. Il 19 settembre 1981, insieme a Tullio De Piscopo, Joe Amoruso, Rino Zurzolo, Tony Esposito, James Senese, Pino Daniele cominciò a suonare amplificando all’inverosimile il suono dal palco. Una moltitudine di persone riempì Piazza Plebiscito. No, non erano venute solo per ascoltare Pino Daniele ma per cantare a squarciagola insieme a lui, le canzoni che raccontavano Napoli, la loro generazione, i sogni e le passioni che si incrociavano là, nei 200mila ma forse anche di più, che cambiarono il modo di fare musica dal vivo in Italia.
Settant’anni con Pino Daniele e dieci anni senza Pino Daniele, un doppio anniversario che può essere celebrato in un modo solo, ascoltando Pino e raccontando Pino.
“PINO” è un documentario musicale di Francesco Lettieri, presentato in una speciale anteprima al Cinema Metropolitan di Napoli il 28 marzo e distribuito in tutte le sale italiane il 31 marzo, 1 e 2 aprile. Un film di Pino e con Pino, la sua musica, la sua vita, i video pubblici e i momenti privati, nei backstage e nelle sale d’incisione, nel giardino di casa e tra i giochi dei figli. Un’ora e mezza insieme al napoletano, nato musicista, diventato rockstar e icona pop che amava mangiare la pizza, i biscotti all’amarena e i taralli, amava il mare, Napoli, ma anche Formia, Sabaudia, Roma e la Toscana, i luoghi del cuore, i luoghi di “PINO”. Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all’estero incontra Alessandro Daniele, Francesco Lettieri, Federico Vacalebre e Luciano Viti.
Alessandro Daniele
Presidente Fondazione Pino Daniele ETS
La Fondazione Pino Daniele ETS è uno scrigno di tesori che continuano a sorprendere?
La Fondazione Pino Daniele ETS raccoglie ancora oggi materiali, attraverso le case discografiche, le riedizioni, le scansioni e la raccolta di immagini ma anche attraverso il contributo di amici e parenti. Cerchiamo di catalogare tutto il materiale, lo scansioniamo e lo mettiamo a disposizione non solo dei progetti che creiamo noi come Fondazione ma anche di altri progetti che consideriamo meritevoli.
“PINO”, il documentario di Francesco Lettieri, dà voce all’Archivio di Pino Daniele…
Abbiamo dato la disponibilità a consultare il nostro Archivio per raccontare Pino perché è importante raccontarlo anche attraverso le voci e gli occhi di altri artisti e di quanti portano Pino nel cuore, nella mente e nel proprio vissuto.
Cosa rappresenta Pino per chi lo ha conosciuto e frequentato?
Pino rappresenta per molti un bisogno di identità che va raccontata attraverso il filtro e il sentire personale di queste persone e di questi artisti. La Fondazione Pino Daniele ETS sostiene questa visione ed è a supporto di molti giovani talenti.
In che modo?
Ci siamo concentrati in modo particolare su Musicante Award, un premio dedicato a mio padre, con cui vogliamo dare spazio a giovani talenti che conoscono la musica e studiano per diventare musicisti e cantautori. Cerchiamo di aiutare coloro che creano musica con la cultura e la propria identità. Come faceva Pino.
Dove ha sede la Fondazione intitolata a Pino Daniele?
La sede è a Roma ma abbiamo sedi operative anche a Napoli, dove c’è un museo e una mostra permanente nell’ex Hotel De Londres, ora sede del SUM – Stati Uniti del Mondo. La posizione del museo, posto al secondo piano del SUM, è molto significativa.ù

L’Archivio della Fondazione da chi è consultabile?
L’idea è di rendere assolutamente consultabile parte dell’Archivio. Il Fans Club di Pino collabora con noi a questo progetto e sta lavorando con molto impegno. Il Pino Daniele online official fans club, un nome che diede proprio mio padre, è gestito da Biagio che oltre a essere un grande fan di Pino è ormai diventato un amico di famiglia e sta catalogando tutti i materiali, copertine, foto, giornali. Alcuni materiali per la grande mostra Spiritual da poco inaugurata a Palazzo Reale, sono stati forniti proprio grazie al Fans Club.
Napoli festeggia 2.500 anni dalla fondazione e il Comitato per le celebrazioni ha scelto come sigla un brano iconico di Pino Daniele. E’ una consacrazione…
Quando il Comune di Napoli ha espresso la volontà di avere un brano di Pino come sigla di accompagnamento dei festeggiamenti, quel brano non poteva che essere Napul’è. Si è cercata una versione inedita, in modo da rappresentare anche con il suono, l’innovazione e la tradizione nel segno di Napoli. Abbiamo recuperato file audio del 2010. Una versione molto intima con chitarra e voce di Pino. E abbiamo costruito insieme delle sonorità fatte con il rumore del mare, i gabbiani, abbiamo aggiunto dei mandolini ma anche le armonie che si rifanno a un mondo antico. Il pezzo è stato poi elaborato da un docente di musica elettronica di Pescara che lavora sull’audiovisivo. Abbiamo unito tutto per avere una versione che spero possa rispecchiare il connubio tra innovazione e tradizione.
Francesco Lettieri
Qual è l’idea del film?
L’idea del film è quella di raccontare tutte le facce di Pino e anche la sua Napoli. Quella che raccontava nelle sue canzoni di fine Anni Settanta e inizio Anni Ottanta e che in qualche modo sopravvive e resiste in qualche anfratto della Napoli di oggi.
È un racconto molto centrato su Pino, originale la scelta artistica di inserire camei importanti, Eric Clapton, Fioerella Mannoia, Jovanotti, Vasco Rossi, Loredana Bertè, Fiorello, prediligendo l’audio al video…
Utilizzare l’audio e le interviste audio è un espediente per concentrarsi su quello che realmente è il succo della faccenda, piuttosto che sulle facce, sui camei, sui nomi dei personaggi intervistati. Abbiamo fatto solo quattro o cinque interviste in presenza e poi solo audio.

Cosa ha voluto evitare?
Ho voluto evitare l’effetto televisivo delle interviste posate. Le interviste audio e la coralità delle voci fanno da voiceover alla storia e al suo protagonista. E poi ci sono i video di Pino che fanno da interludio al film e una selezione di videoclip ambientati nella Napoli di oggi.
E’ un film su Pino o è un film di Pino?
Il film di Pino… non riesco a immaginare come Pino avrebbe voluto fare un film su lui. Per me è il mio film, la mia versione sulla vita di Pino.
Federico Vacalebre
Critico musicale
Cosa significa aver messo mano in un corpo sensibile realizzando il film “PINO”?
Ci sono canzonieri che si sono deteriorati, ci sono canzonieri che sono l’orologio del tempo ma non reggono l’usura del tempo. Quanno chiove, Je sò pazzo e tutti i brani di Pino fino alla fine del suo repertorio, sono organismi viventi. Canzoni capaci di parlare ancora oggi per le liriche, la musica, il ritmo, e la scelta di alcune soluzioni sonore. Ci sono canzonieri che si deteriorano e frequentiamo solo con la nostalgia. Con Pino è tutto attuale. E anche per questo i videoclip girati da Francesco Lettieri, mostrano la contemporaneità di quelle canzoni, nei luoghi dove sono nate.
Contemporaneità ed eternità di Pino Daniele nella sua Napoli?
Napoli, nata Parthenope, celebra 2.500 anni dalla fondazione e il Comitato per le celebrazioni ha scelto Napule è come sigla. Si tratta di una nuova versione, sono stati aggiunti un po’ di gabbiani ma è quella che tutti conosciamo. La scelta è significativa per tante ragioni, anche perché quando la canzone uscì, non fu accettata bene. Non era un singolo ma inserito in un album del 1977 che non andò particolarmente bene, anche se era il primo brano del disco. Tutti i soloni napoletani del tempo consideravano Pino un capellone, zuzzuso, comunista, pericoloso e ribelle. Poi alla fine si è visto chi aveva ragione.
Luciano Viti
Fotografo ufficiale di Pino Daniele
Il materiale fotografico di Pino Daniele quanto posto occupa nel suo archivio personale?
Ho fotografato Pino per circa quarant’anni e ho un archivio di circa 13mila foto di Pino, scattate dal 1980 al 2014. Con Alessandro Daniele che conosco da bambino e ho visto crescere, stiamo pensando di realizzare un vero, grande libro antologico su Pino.
La selezione sarà durissima, le foto sono talmente tante che c’è materiale per un enciclopedico racconto per immagini…
È difficile capire come organizzare e produrre un libro che in duecento pagine, dovrebbe riassumere 13mila scatti. Nel mio Archivio ci sono foto spettacolari e molte sono assolutamente inedite.
Il suo Archivio è consultabile?
Non ancora, ma ho in animo di procedere a una sistemazione definitiva per assicurarmi che la storia artistica e personale di Pino, sia affidata a chi possa custodire e valorizzare il materiale fotografico che la racconta.
Come vi siete conosciuti?
Avevamo entrambi 24 anni. L’ho conosciuto alle prove di un concerto a Roma, a Castel Sant’Angelo dove andai con un amico comune, Marcello Todaro, primo chitarrista del Banco del Mutuo Soccorso. Marcello lavorava alla EMI, mi presentò Pino e da quel momento è cominciato un rapporto che per quarant’anni è stato di amicizia prima ancora che di collaborazione professionale. Pino è stato un caro, indimenticabile amico e un artista straordinario.
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Il documentario PINO è prodotto da GROENLANDIA, LUCKY RED e TARTARE FILM, in collaborazione con NETFLIX e TIMVISION
