Il Presidente del Consiglio è donna ed è anche leader del primo partito politico italiano, donna è la segretaria del primo partito di opposizione, donna è la Presidente della Corte di Cassazione, donna è la Presidente della Rai, donna è la Magnifica Rettrice dell’Università La Sapienza, e l’elenco potrebbe continuare perché donne sono molte figure apicali che occupano ruoli di responsabilità nel pubblico e nel privato. L’Italia testimonia con i fatti una rinnovata sensibilità e maturità nel percorso di affermazione della persona intesa come tale, indipendentemente dall’identità di genere o dalla concessione di quote rosa anacronistiche e inconcludenti. È un 8 marzo diverso che Roma Capitale celebra con il Premio Roma Rose non solo 8 marzo, promosso dall’Assemblea Capitolina la cui presidente è donna e rappresenta la seconda carica istituzionale di Roma Capitale, per sollecitare una attenzione costante sulla condizione femminile, sulle istanze, le urgenze, le necessità di ogni donna. Tuttavia, anche se celebriamo un 8 marzo per alcuni aspetti diverso, non si può ignorare la piaga devastante della violenza contro le donne, che si manifesta ogni giorno e in ogni forma. Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all’estero incontra Svetlana Celli, Presidente dell’Assemblea Capitolina e Maria Grazia Cucinotta, la star internazionale che da anni si dedica alla lotta contro ogni genere di violenza.
Svetlana Celli
Presidente qual è il messaggio sociale che parte dal Premio Roma Rose?
Roma Rose non solo 8 marzo, il primo messaggio è nel titolo del premio per significare che alle donne non si deve prestare attenzione solo in occasione della giornata internazionale a loro dedicata. Ciascuna donna deve fare la sua parte per lanciare un grande messaggio di solidarietà perché è proprio la solidarietà tra donne che può cambiare la visione culturale generale e considerare ogni donna non una casella da riempire con una quota rosa, ma una persona da considerare per il merito.
L’8 marzo raccontato con un approccio positivo è già una novità?
Sì, la condizione femminile è correlata a tutta una serie di fattori che devono ancora essere risolti ma il Premio Roma Rose è stato attribuito, nella seconda edizione, a donne che con la loro forza e tenacia portano avanti l’essere donna, le loro professioni e le loro attività. Sono state premiate donne impegnate nella cultura, nel giornalismo, nello sport, nella magistratura, nella politica, nel mondo accademico e nella ricerca, nel sociale e nelle forze dell’ordine, donne che rappresentano idealmente la forza e il valore di ogni donna.
Maria Grazia Cucinotta
Un riconoscimento che premia il suo impegno sociale e la costante attenzione alla condizione femminile
È un premio dedicato alle donne che mi gratifica molto perché sono impegnata a tutelare le donne e tutte le persone più deboli, contro ogni forma di violenza.
Attraverso quali strumenti?
Ho fondato un’Associazione onlus che si chiama Vite senza paura, insieme ad una psichiatra, Francesca Malatacca e a un magistrato Solveig Cogliani. L’Associa che si occupa di formulare nuove proposte di legge che tutelino di più le donne, facendo rete con le altre associazioni in modo da poter essere vicine e offrire una assistenza legale alle donne su tutto il territorio.
Qual è l’obiettivo primario?
Senza dubbio insegnare ai bambini ad avere rispetto per la vita che è la cosa più preziosa, facendo passare il messaggio che le vite sono tutte uguali e devono essere vissute senza paura, partendo dal concetto fondamentale che bisogna avere rispetto per entrambi i sessi perché non esistono differenze.
Come si può costruire una nuova cultura sociale?
Noi andiamo nelle scuole, ascoltiamo i ragazzi, le loro necessità e le loro paure, costruiamo un confronto e soprattutto cerchiamo di far capire cos’è il bene, allontanandolo dal male, proprio quello che spesso va di moda. Cerchiamo di reindirizzarli verso modelli di vita positivi.
Vite Senza Paura è anche un libro
Si e spesso lo leggiamo nelle scuole insieme ai ragazzi perché il libro che ho scritto è in realtà un messaggio. Cinque storie che fanno parte del mio diario di vita, 5 donne che sono riuscite a scappare, a denunciare e che ce l’hanno fatta riprendendo in mano la loro vita. Si parla di violenza fisica e di violenza psicologica, più subdola e drammatica, che non lascia segni evidenti ma svuota e svilisce la donna. Ogni donna può identificarsi in queste storie e soprattutto può trovare il coraggio per dire basta alla violenza.