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Il Barocco, Roma e i Barberini

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Il Barocco nasce a Roma con i Barberini e con Gian Luigi Bernini, lo scultore che arreda San Pietro e Roma sulle  indicazioni di Urbano VIII Barberini, il papachenel corso del suo pontificato, il più lungo del XVII secolo, si prodigò nella promozione dell’arte e della cultura, favorendo l’affermazione e la diffusione dello stile barocco in Italia e nel mondo. Il baldacchino di San Pietro disegnato da Gian Luigi Bernini, l’affresco di Pietro da Cortona nel Salone di Palazzo Barberini, la residenza di famiglia costruita di fronte al Quirinale, le fontane con le api, simbolo della famiglia Barberini, consegnano a una storia universale l’ambizioso progetto politico e culturale di un Papa letterato e poeta, committente e mecenate, che pone la produzione culturale al centro della sfera pubblica e politica.  Le Gallerie Nazionali di Arte Antica allestiscono una mostra dedicata ai protagonisti e ai capolavori della stagione culturale legata a Papa Urbano VIII Barberini, di cui ricorre il quattrocentesimo anniversario dell’elezione al soglio pontificio. Tornano a Roma, a Palazzo Barberini, provenienti dai musei di tutto il mondo, i capolavori che hanno lasciato le Quattro Fontane con L’immagine sovrana Urbano VIII e i Barberini, una mostra che consente di ammirare le opere ma è anche un’occasione per approfondire il rapporto dei Barberini con Roma e per visitare un palazzo che ha segnato un’epoca.

Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all’estero incontra Sebastian Schultze, rettore dell’Università di Vienna e Maurizia Cicconi, curatori della mostra insieme a Flaminia Gennari Santori, direttrice delle Gallerie Barberini.

Sebastian Schultz

Celebrare Papa Urbano VIII Barberini cosa significa?

Celebrare il quattrocentesimo anniversario dell’inizio del suo pontificato è un’occasione molto speciale per parlare di Urbano VIII, delle sue politiche artistiche e culturali e soprattutto per far rivivere l’immagine dei Barberini e di  Palazzo Barberini, il palazzo di famiglia dove abbiamo allestito la mostra facendo tornare a Roma e a Palazzo Barberini, molti capolavori distribuiti nel mondo. Una grande emozione per tutti noi.

Cosa significa raccontare un papa e il suo pontificato, a casa sua?

Significa mettere l’accento sulla personalità del papa e sull’impatto che ha determinato nelle politiche culturali e artistiche realizzate a Roma nel ventennio del suo pontificato. L’attenzione non è solo sul papa, ma anche sul sistema che aveva saputo creare, sui nipoti, sui cardinali da lui nominati, su tante altre persone che contribuiscono all’incredibile connubio di arte e cultura che caratterizza quel periodo. È indubbio che dietro a tutto questo ci sono le idee, il carattere, il gusto di un papa molto ambizioso.

Cosa rende Papa Urbano VIII tanto profondamente diverso dagli altri pontefici, relativamente alle politiche culturali?

La differenza sta proprio nel personaggio Maffeo Barberini, prima cardinale, poi eletto papa. Papa Urbano VIII era un uomo molto colto e raffinato, cultore delle lettere e delle arti, poeta neolatino che ha cominciato presto a interessarsi alle arti figurative, diventando un grande committente di opere pubbliche e private molto prima del pontificato. E’ una persona che usa le arti non solo come strumento di potere ma anche perchè aveva un interesse personale e un gusto particolare per le arti figurative.

L’ attività diplomatica internazionale di Papa Urbano VIII e soprattutto gli anni trascorsi a Parigi, hanno influenzato il suo pontificato?

La sua carriera ecclesiastica ha fatto il giro d’Europa. Come Nunzio apostolico a Parigi ha conosciuto la cultura francese e la corte francese di Enrico IV e questo ha avuto un impatto evidente nel suo pontificato, nel corso del quale commissionerà molte opere a grandi artisti francesi che lavoravano a Roma, operando scelte artistiche precise di un papa da sempre filofrancese. L’esperienza di legato pontificio a Bologna ha avuto un impatto forte sulle arti figurative.

Il Barocco, l’ultimo stile universale, ha un nome e un cognome, Urbano VIII Barberini

Il pontificato di Urbano VIII segna il culmine del Barocco con progetti come il baldacchino di San Pietro o la grande volta del Salone di Palazzo Barberini. Tanti artisti del suo pontificato sono assolutamente essenziali per la nostra idea di Barocco.

L’immagine sovrana racconta un patrimonio che appartiene all’umanità?

Assolutamente sì perché era già un’operazione culturale e artistica pensata dallo stesso Papa Urbano VIII non limitata a Roma, all’Italia e allo Stato Pontificio, ma europea. La vocazione internazionale traspare chiaramente dai toni diplomatici indirizzati dal papa, in modo mirato, alle corti di Madrid, Vienna e Parigi, inviando opere di stile barberiniano, promuovendo artisti del suo stile e del suo modo di pensare l’arte. Tutto questo ha avuto un effetto assolutamente eccezionale.

Gli Arazzi che arredano il Salone d’onore di Palazzo Barberini cosa raccontano simbolicamente?

La mostra è anche l’occasione per riportare tre importanti Arazzi nel Salone di Palazzo Barberini. Sono arazzi prodotti nell’arazzeria di famiglia che dovevano decorare il monumentale salone d’onore nelle occasioni speciali, ora distribuiti in più posti, ai Musei Vaticani, a Philadelphia e a New York. Tornano a Palazzo Barberini perché ciò che rappresentano aiuta a far capire chi è stato Urbano VIII Barberini. 

Cosa rappresentano?

Sono tre serie di arazzi che testimoniano tutta la volontà a esaltare la sua figura, la prima racconta la vita di Cristo, la seconda rappresenta le storie di Costantino, la terza rappresenta la vita di Urbano VIII.

Maurizia Cicconi

Qual è il rapporto di Papa Urbano VIII con Roma?

Maffeo Barberini, eletto pontefice nel 1623, sceglie il nome Urbano VIII, da Urbs, per affermare la volontà di intessere fin da subito un fortissimo legame con l’Urbe, la città dove si sentiva ancora forestiero perchè la sua famiglia aveva origini toscane, era arrivata a Roma da pochi anni, senza avere origini particolarmente nobili.

Cosa portò Maffeo Barberini al soglio pontificio?

L’elezione di Urbano VIII è stata abbastanza eccezionale perché i conclavisti scelsero un papa relativamente giovane, con una prospettiva di governo piuttosto lunga. La durata del suo pontificato, ventun anni, ebbe una forte incidenza sul suo rapporto con Roma, anche per una serie di fattori che finirono per condizionare la relazione. Il pontificato di Urbano VIII cade all’interno del periodo tempestoso della Guerra dei Trent’anni che provocò tanti problemi alla città, soprattutto economici. Le risorse che Urbano VIII investì nella difesa e nell’affermazione dello Stato Pontificio, si trasformarono in pesanti gabelle, tasse per i Romani che per questo lo chiamarono il Papa Gabella. Papa Urbano VIII accentrava il potere spirituale ma anche il potere temporale su Roma, un potere che esercitava affidando le magistrature a uomini della sua cerchia più stretta. Ciò complicò i rapporti con la municipalità ma anche con la nobiltà romana che si vedeva privata dei suoi antichi privilegi.

A Urbano VIII è stato sempre rimproverato il nepotismo

Il nepotismo era un fenomeno che aveva riguardato tutti i pontefici, perché in uno Stato senza diritto di successione, i famigliari assumevano ruoli e cariche fondamentali per la gestione del potere. Con Papa Urbano VIII diventa un fattore di grande conflittualità, perché è interpretato come un privilegio senza limiti nei confronti dei suoi nipoti. Taddeo Barberini, nipote del papa e imparentato con la famiglia Colonna, diventa prefetto di Roma ed è totalmente inviso a tanti per l’arroganza e la spregiudicatezza nell’esercizio del potere.

Papa Urbano VIII cosa ha lasciato a Roma?

È stato un papa munifico che si è prodigato molto per arricchire artisticamente la città. Era stato Legato pontificio al Lago del Trasimeno per occuparsi di contenere gli straripamenti periodici del lago, aveva una importante esperienza idraulica che orienterà nella costruzione di  opere ingegneristiche, obbligando ciascun palazzo a dotarsi di fogne che dovevano sempre essere pulite e incanalate negli scarichi. Si adoperò per la edificazione delle bellissime fontane che ancora oggi arredano Roma.

Fa costruire opere di pubblica utilità

Promuove opere di pubblica utilità che sono però anche funzionali all’immagine della famiglia.

Come riuscì a salvare Roma dall’epidemia di peste che sconvolse l’Italia nel Seicento?

La peste di manzoniana memoria funestò il pontificato di Urbano VIII ma non arrivò a Roma grazie alla macchina organizzativa, ai provvedimenti e alla gestione di governo di Urbano VIII e i Romani gli sono stati per questo estremamente grati. La peste si conclude ufficialmente nel 1632 e i Conservatori, in omaggio alla capacità dimostrata dal pontefice, gli erigono con riconoscenza la statua che  sarà poi quella che alla sua morte, vogliono invece abbattere sull’onda della delusione della guerra di Castro, una guerra privata del Pontefice, fatta per i propri nipoti, che pone allo stremo le risorse economiche della città.

Come si chiude la partita tra Papa Urbano VIII e Roma?

Si chiude inizialmente a favore dei Romani, con i Barberini accusati e processati per aver sottratto indebitamente dalle casse dell’erario le somme per finanziare la guerra di Castro. Fuggono in Francia, presso la Corte che da sempre ha offerto protezione ai Barberini, ma dopo qualche anno riescono a tessere nuove relazioni diplomatiche attraverso il cardinal Mazzarino e tornano a Roma, dove riescono a riacquistare tutti i beni già con il pontificato di Innocenzo X diventato papa dopo Urbano VIII. Nel 1655 riconquisteranno anche l’onore, quando viene eletto papa Alessandro VII Chigi, una creatura di Urbano VIII.

C’è un quadro che racconta simbolicamente l’onore riconquistato

Il Carosello per l’ingresso di Cristina di Svezia, quando alla fine esce all’improvviso il carro del Sole che porta l’omaggio di Roma a Cristina di Svezia. La conclusione determina la sovrapposizione all’immagine del sole, emblema per eccellenza dei Barberini e del pontificato di Urbano VIII, con l’idea di Roma. Un Carosello svolto nel cortile di Palazzo Barberini che diventa la piazza, dimostra come ci sia di nuovo la sovrapposizione della famiglia con Roma. I Barberini sono Roma.

Cosa dovrebbe trasmettere ai visitatori la mostra L’Immagine Sovrana?

Spero che escano con una idea di complessità delle cose,  modernità dei fatti e delle vicende, consapevolezza della straordinaria stagione artistica e culturale che caratterizza il pontificato Barberini.  

Maria Teresa Rossi
Maria Teresa Rossi
Osservo, scrivo, racconto. Per la Fondazione Osservatorio Roma e per Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all'estero..

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