L’intelligenza artificiale, conosciuta con l’acronimo italiano IA e internazionalmente indicata come A.I non rimanda a scenari futuribili perché è già tra noi e non da poco. Il linguaggio T9, l’assistente personale Alexa, gli algoritmi e gli innumerevoli ambiti di utilizzo in territori ancora inesplorati, ci rendono tutti figli di una nuova rivoluzione. Conoscenza e consapevolezza sono le parole chiave, da coltivare con cura,per prepararsi alle opportunità e alle sfide, ma anche ai rischi e alle minacce che l’intelligenza artificiale generativa inevitabilmente comporta. La sensibilità culturale e la responsabilità politica si rivelano fondamentali per capire limiti, luci e ombre di un fenomeno inarrestabile ma controllabile nei suoi sviluppi attraverso un nuovo ordinamento giuridico internazionale che affronti il copyright, il diritto d’autore, la libertà cognitiva etutte le molteplici implicazioni di un cambiamento globale. Appare indiscutibile preservare la centralità di una visione umanocentrica che vigili sulla separazione netta tra macchina e persona, tecnologia e libero arbitrio, meccanica e coscienza, ma chi deve aver cura che ciò avvenga? Si cercano risposte al Ministero della Cultura nel convegno internazionale Intelligenza Artificiale, Creatività, Etica, Diritto e Mercato, organizzatoper approfondire l’utilizzo delle nuove tecnologie nell’industria creativa. Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all’estero ha incontrato la sen. Lucia Borgonzoni, il sottosegretario che ha promosso il convegno, Alvaro Moretti vicedirettore de Il Messaggero e Davide Quayola, il media artist che utilizza le tecnologie per creare un nuovo linguaggio e affermare la propria visione di arte.
Lucia Borgonzoni
L’intelligenza artificiale come opportunità e preoccupazione?
L’Intelligenza artificiale è uno strumento potente che semplifica le cose in alcuni ambiti importanti come la sanità l’agricoltura, la sicurezza, \contesti particolari dove riesce a cambiare, in senso migliorativo, la qualità di alcuni lavori. L’IA offre nuove opportunità lavorative, con qualche rischio di perdita di alcuni lavori esistenti, ma altri se ne creeranno perchè l’intelligenza artificiale è espressa dalle macchine che sono solo in grado di elaborare, pertanto ci dovrà sempre essere dietro un essere umano pronto a inserire dati e a indirizzare scelte.
Intelligenza artificiale e creatività. Come sarà il rapporto?
Creatività e mondo a essa collegato, suscitano qualche preoccupazione perché la macchina non può creare ma solo elaborare, pertanto si pone con urgenza il tema di una regolamentazione perché questo sia chiaro. Non possiamo ragionare solo in termini strettamente tecnici, pensare solo alla tutela del brevetto, dei dati o a che non vengano profilate categorie di persone, ma dobbiamo pensare anche a normare il fatto che se non c’è l’uomo che interagisce per creare un’opera d’arte, la macchina da sola non può farlo. Il diritto alla creatività è un tema fondamentale.
La macchina sarà mai artista?
L’artista ha una visione del futuro e riesce a rappresentarla, la macchina può solo elaborare qualcosa che già esiste, non ha visione ma soprattutto non ha coscienza.
Il Convegno internazionale sull’IA focalizza l’attenzione su un aspetto in particolare?
Certamente, sulla creatività e sull’urgenza di normare il diritto d’autore, per interrogarci e capire come e dove intervenire. In America si sta già discutendo da tempo su quando e fino a che punto riconoscere il diritto d’autore. Lo sciopero degli attori e artisti di Hollywood si inserisce proprio in questa riflessione. Noi interverremo sul tax credit, i fondi destinati all’audiovisivo, perché oggi è sufficiente la fattura fisica per chi fa sceneggiatura e regia, ma la fattura fisica si può fare anche con qualcosa realizzato attraverso un computer. Noi ridaremo invece il tax credit alla persona fisica, a chi realmente realizza qualcosa di personale anche attraverso l’intelligenza artificiale.
Il diritto d’autore come è tutelato?
Il diritto d’autore andrà riconosciuto, rinormato e regolato e dove non c’è più, vanno indicate le fonti da cui si attinge. Se si crea un quadro, vanno indicate le immagini da cui si è partiti.
L’autenticità è a rischio?
Se tuteliamo il diritto d’autore, non lo sarà. Se non si interviene, ci troveremo tra qualche anno ragazzi che non riconosceranno più se un brano dei Pink Floyd è autentico o è una elaborazione, se un’opera del Caravaggio è quella vera o generata con l’intelligenza artificiale. Si corre il rischio di non distinguere più l’opera originale da quella elaborata ed è per questo che bisogna introdurre strumenti di riconoscimento, una sorta di patentino di autenticità che accompagni ogni creazione e racconti le fonti. E’ necessario tutelare passato e presente per consegnarlo correttamente al futuro.
L’Intelligenza artificiale è uno strumento importante che cerca regole?
Certamente, il Parlamento ci sta già lavorando e l’intelligenza artificiale sarà al centro dei lavori al prossimo G7 che sarà a guida italiana.
Alvaro Moretti
La sua esperienza in una rivista tecnologica la rende protagonista e interlocutore ideale di un convegno sulla IA?
Lavoro a Molto Futuro, il mensile tecnologico pubblicato con Il Messaggero e altri quotidiani del Gruppo Caltagirone. Alla fine dello scorso anno abbiamo cominciato a interagire con il sistema di intelligenza artificiale generativa chat gpt, per capire le potenzialità e le minacce, se considerarlo un amico o un nemico del nostro lavoro. Abbiamo pubblicato un numero del nostro mensile facendo scrivere un articolo di copertina sul tema dell’intelligenza artificiale, generato interamente dal sistema. Dal 19 gennaio 2023, data della pubblicazione, abbiamo cominciato a monitorare con grande attenzione quello che avviene con l’IA e la relazione con il nostro lavoro di giornalisti.
Cosa rappresenta oggi l’IA?
Una rivoluzione copernicana che cambia i parametri a distanza di 6/7 secoli.
Quali interrogativi porre in un convegno dove partecipano studiosi ma anche decisori politici?
Pongo tre questioni, la prima delle quali riguarda la centralità dell’uomo, fondamentale nel porre domande e nell’analizzare le risposte. Se si è bravi a fare domande, l’elaborazione può essere favorita e anche la valutazione delle risposte. La seconda riguarda la tutela dei diritti e di chi si avvantaggia economicamente con l’IA. C’è un tema di trasparenza che è fondamentale per sapere chi, cosa e come diventano un’altra cosa. La terza questione riguarda le over the top, (OTT media company che offrono servizi e contenuti via internet n.d.r) soggetti che sono dietro l’intelligenza artificiale, hanno ormai acquisito una sorta di territorialità, sono interlocutori con cui gli Stati e le organizzazioni internazionali devono confrontarsi e discutere con un atteggiamento simile a quello che si utilizza quando si parla alle Nazioni Unite. Il cambiamento va intercettato subito per evitare i ritardi e le sottovalutazioni che sono state fatte con l’altra rivoluzione, internet e social, che hanno stravolto le regole dell’informazione.
Davide Quayola
Qual è la relazione tra uomo e macchina?
È sempre difficile definire relazioni oggettive o standard. Nel mio lavoro c’è la ricerca di relazioni particolari, uniche, molto soggettive. L’idea della macchina non come un semplice strumento ma proprio come un collaboratore, cerca di costruire simbiosi che permettono a me e alle mie macchine, di interagire. La macchina è come lo strumento musicale per un musicista, un qualcosa che esiste ma poi va suonato. Nel mio lavoro c’è l’idea di costruire e sviluppare sistemi, di interagire con macchinari industriali sofisticati, sviluppare software ma poi alla fine l’autonomia che questi hanno è sempre subordinata al mio controllo e alla mia interazione.
L’osservazione dei paesaggi e della natura che caratterizza la sua produzione artistica, come cambia con l’utilizzo dell’IA?
La tecnologia ha cambiato tutto il nostro immaginario negli ultimi venti anni, non solo quello degli artisti. Il semplice relazionarsi con le mappe Gps ha cambiato la nostra percezione non solo di un paesaggio ma del pianeta. Io rimango affascinato da come queste nuove tecnologie possono continuare a proiettare in avanti questa grande tradizione storica di osservare il paesaggio e attraverso questa osservazione, generare nuove visioni ma anche un commento sulla società e su ciò che viviamo in questo tempo, come è stato per gli artisti del passato che raccontavano il loro tempo. L’utilizzo della tecnologia è naturale e inevitabile, noi viviamo tante esperienze filtrate e mediate da apparati tecnologici. Il mio lavoro va a volte ad esasperare ciò che avviene, soprattutto per le possibilità e la potenziale relazione che noi vorremmo avere con questi macchinari.
La sua fascinazione per la tecnologia trova diffuse resistenze in ambito artistico e pittorico. A cosa si deve?
Il mondo dell’arte ha sempre eretto una barriera verso l’innovazione, è un aspetto emerso nei secoli, vissuto dagli artisti delle varie avanguardie. Penso sia normale e anche stimolante trovare attriti quando ci si spinge verso alcuni territori. In realtà mi ha sempre incuriosito la domanda su come mai ci sia questa frizione, quasi una sorta di resistenza, a parlare di tecnologia in ambito artistico e perché questo non si riscontri in altri ambiti dove l’IA è già ampiamente diffusa.