Uno sguardo, un gesto, uno scatto consegna l’istante alla storia e racconta, eccome racconta. La narrazione dell’Italia passa anche attraverso la forza delle immagini che da sole permettono di contestualizzare, comprendere e interpretare eventi scavati nel tempo. Il racconto della storia italiana passa anche attraverso la fotografia. La foto di Aldo Moro nel bagagliaio della Renault rossa, quella di Papa Giovanni Paolo II ferito in Piazza San Pietro, lo scatto del Presidente Pertini con il CT della Nazionale Bearzot, Coppi e Bartali immortalati nello scambio della borraccia al Giro d’Italia e migliaia di altre fotografie conservate negli archivi pubblici e privati, raccontano l’identità italiana, con i colori, le gioie e i dolori di una storia condivisa che tratteggia la vita di una comunità nazionale. La fotografia è arte e narrazione, molteplici sono le sue espressioni, fotogiornalismo, fotografia di strada, fotografia naturalistica, sportiva, aerea, ritrattistica e l’elenco potrebbe continuare. È un’arte amata dagli Italiani, assidui frequentatori di mostre fotografiche organizzate sovente con il patrocinio del Ministero della Cultura e con il materiale documentale dell’Archivio Luce, un tesoro di oltre 5 milioni di foto già digitalizzate che raccontano l’Italia. Un nuovo Piano strategico per lo sviluppo della fotografia in Italia e all’estero per il triennio 2024-2026, presentato dal Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, dal Sottosegretario di Stato Lucia Borgonzoni con delega alla Fotografia e dal Direttore generale della Direzione Creatività Contemporanea Angelo Piero Cappello, pone al centro dell’attenzione istituzionale, una nuova visione della fotografia come veicolo di promozione dell’Italia nel mondo. Il Piano strategico sostanzia di concretezza la nuova considerazione della fotografia, destinandole un fondo dedicato con un capitolo di spesa e un tesoretto che stanzia 2 milioni e 700mila euro solo per il 2024. Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all’estero incontra Lucia Borgonzoni e Angelo Piero Cappello.
Lucia Borgonzoni
Sottosegretario, la fotografia è oggi riconosciuta come protagonista del racconto italiano. E’ un obiettivo che La vede impegnata da tempo…
La fotografia è un’arte la cui importanza non era mai stata riconosciuta in maniera adeguata dal Ministero della Cultura dove sono Sottosegretario, con delega alla Fotografia, dal 2018. Sono stati fatti Piani dedicati alla fotografia ma senza finanziamenti diretti e i soldi sono stati sempre recuperati da altri fondi e con altri strumenti. Il Piano strategico per il triennio 2024-2026 è un’occasione importante perché per la prima volta nella storia italiana, la fotografia ha un capitolo di spesa ed è finanziata direttamente per avere lo spazio e le oppertunità che merita.
La fotografia ha una nuova riconoscibilità a livello istituzionale?
La fotografia è sempre più al centro dell’attenzione istituzionale del Ministero della Cultura che la promuove e la inserisce in tutte le manifestazioni. Ogni volta che organizziamo mostre fotografiche, la gente accorre numerosa e risponde con entusiasmo perché è un linguaggio che parla direttamente, arriva a tutti e piace soprattutto ai giovani.
Oltre lo stanziamento economico dedicato alla fotografia nel Piano strategico, si diffonde un nuovo messaggio?
Certamente ed è una nuova visione della fotografia a cui è affidato il compito di raccontare i nostri territori attraverso gli scatti di grandi artisti. È l’occasione per far conoscere tanti fotografi italiani, a volte molto conosciuti all’estero e meno in Italia e che troviamo in mostra nei musei di tutto il mondo. Bisogna superare questa forma di sottovalutazione di un’arte attraverso la quale passa il racconto dell’Italia.
Il Piano prevede buone pratiche di strategia della fotografia. Quali sono?
Le buone pratiche sono valorizzare la fotografia, digitalizzare l’intero patrimonio fotografico come sta facendo l’Archivio Luce per tutelare il passato ma anche offrire nuovi strumenti ai giovani per consentire loro di percorrere con serenità la strada che li porterà a diventare grandi fotografi.
La fotografia protagonista della narrazione italiana all’estero?
La fotografia sempre più al centro e protagonista del racconto italiano nel mondo, al pari di tutte le altri arti e non più in posizione ancillare o subordinata.
Angelo Piero Cappello
Direttore, il Piano strategico disegna una nuova visione per la fotografia?
Il testo del Piano strategico per la fotografia per il prossimo triennio 2024-26, esprime una visione nuova sul ruolo e sulla funzione che la fotografia deve avere in Italia.
Cosa cambierà?
Alla fotografia sarà riconosciuta, oltre alla funzione estetica di una forma d’arte della creatività contemporanea che non è affatto ancillare, la funzione principe di raccontare l’identità del nostro Paese anche oltre i confini nazionali.
In che modo?
Riconoscendole un importante ruolo documentale, pensiamo a quanta fotografia ha raccontato la storia sociale del nostro Paese. La fotografia costruisce narrazione autentica che si va a raccogliere nei territori e nei luoghi custodi di tradizioni popolari e folkloristiche, per raccontare l’identità profonda del nostro Paese. Alla fotografia va riconosciuto un valore narrativo, perché è un racconto che l’Italia fa a se stessa riconoscendosi nelle immagini, attraverso un linguaggio immediato che sa trasferire all’estero il nostro patrimonio storico e culturale.
La fotografia ha anche un valore metanarrativo?
Il valore metanarrativo è quello di raccontare, insieme alla storia del nostro Paese, anche la storia di una fotografia che nel tempo potrebbe riscoprirsi sempre più italiana. Ci sono artisti ancora poco conosciuti che hanno contribuito alla costruzione del racconto italiano per immagini come Carlo Coretti, uno dei primi a sperimentare la fotografia di strada che siamo soliti attribuire all’esperienza francese di fotografi come Doisneau o Cartier Bresson. La storia di Carlo Coretti che è partito da Agrigento, ha percorso tutta l’Italia fino a raggiungere Trieste da dove era fuggito perchè perseguitato dalle autorità austriache, testimonia come in Italia ci sia stato uno spazio e un momento dove si è sperimentata la fotografia della vita quotidiana, colta e ritratta nelle strade, per raccontare l’identità profonda del nostro Paese, anticipando quello che tradizionalmente viene considerato il primo viaggio della fotografia in Italia, nel 1984 con Luigi Ghirri.
L’Italia, la sua storia, la sua cultura raccontata per immagini. Un linguaggio da valorizzare?
Il racconto attraverso le immagini supera qualsiasi ostacolo linguistico perché la fotografia non ha bisogno di traduzione, è un linguaggio senza confini. Ciò rende più facile e immediato esportare all’estero un’immagine dell’Italia che va però ripensata.
Relativamente a cosa?
All’abitudine di esportare all’estero l’immagine di un Paese troppo sofferente e perdente, mentre abbiamo la possibilità di rappresentare un’Italia che ha in sé gli anticorpi per raccontare quanto è stata grande nel passato e quanto potrà continuare a esserlo con la stessa grandezza, valorizzando storia, talenti e competenze.
Tutelare il patrimonio fotografico esistente e promuovere la formazione di giovani fotografi. Il Piano strategico si muove su un doppio binario?
Si, il Piano strategico si articola su due livelli, il riconoscimento della fotografia come strumento per indagare, raccogliere e raccontare l’identità del nostro Paese e un secondo livello che riguarda la promozione del racconto all’estero. I giovani fotografi sono in questo Piano strategico e vengono aiutati con una iniziativa ad hoc per garantire non soltanto la tutela, la preservazione e la conservazione del patrimonio attuale ma anche la realizzazione di un patrimonio presente, dando la possibilità ai fotografi emergenti di affacciarsi sul palcoscenico internazionale con la forza della propria identità nazionale.