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Il Cantico delle Creature al Museo di Roma

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Roma inaugura l’Anno Giubilare dei percorsi museali, con una mostra dedicata alla straordinaria figura di Francesco d’Assisi che ottocento anni fa compose il Cantico di Frate Sole, conosciuto anche come Cantico delle Creature. Palazzo Braschi ospita la mostra Laudato Sie: Natura e Scienza. L’eredità culturale di Frate Francesco, un progetto espositivo che parte dal Cantico, esposto nella più antica copia originale, per riflettere sull’ attualità dell’idea di natura al centro della cultura francescana. La Biblioteca del Sacro Convento di Assisi, i frati e gli studiosi impegnati ad approfondire il mondo culturale e scientifico francescano, sono i costruttori di un racconto che attraverso 93 preziosi manoscritti e un catalogo che accompagna la mostra, offrono una importante occasione di riflessione su temi di grande attualità. La mostra racconta il sapere enciclopedico dei frati francescani ma ha anche il grande merito di testimoniare quale era il modo francescano di pensare la cultura. Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all’estero incontra Andrea Monda, Direttore de L’Osservatore Romano, Padre Marco Moroni, Custode del Sacro Convento di Assisi, Stefania Proietti, Sindaca di Assisi, Paolo Capitanucci, curatore della mostra e Cecilia Panti, docente di Studi letterari e filosofici all’Università di Tor Vergata.

Andrea Monda

Direttore, la poesia italiana inizia con un canto di lode?

Si e dovremmo ricordarcelo, in un tempo, il nostro, in cui non prevale il sentimento ma il risentimento e al posto della gratitudine c’è il rancore. La poesia italiana nasce con un inno di lode, di gratitudine, di contemplazione della realtà e di esplosione meravigliata e meravigliosa, di tutta questa bellezza.

Il poeta chi è?

Il poeta è colui che colpito dalla realtà nella sua forza, esprime, meglio e prima degli altri, tutto ciò che quell’impatto forte produce, bellezza, meraviglia, gioia, dolore, sofferenza. Il poeta è una voce che dà voce a quello che è inesprimibile e invisibile, ma dà voce soprattutto alle persone comuni che grazie ai poeti, riescono a vedere e a mettere a fuoco meglio l’impatto della realtà.

La realtà cosa ci dice?

La realtà ci racconta che siamo qui, in questo universo, perché c’è un senso a tutto questo.

Il Cantico delle Creature è il protagonista della mostra Laudato Sie. Qual è il suo significato in questo particolare momento?

Il significato è una postura, un atteggiamento di fronte alla vita che è fatta di conoscenza e di riconoscenza. Conosciamo la realtà e ne siamo grati perché non l’abbiamo creata noi, ci sentiamo creature in un mondo più grande che ci sommerge e ci sovrasta di bellezza. Non possiamo che dire, gridando, cantando: grazie!

Marco Moroni

Padre, custodire i simboli del francescanesimo, è una responsabilità nei confronti di tutto il mondo?

È una grande responsabilità che ci è stata affidata dal Creatore che dice, al primo uomo e alla prima donna sulla Terra, di custodire e coltivare la terra. E’ il nostro compito di umani, per qualcuno lo è in maniera specifica, per chi ha il ruolo di custodire per una comunità, come il sottoscritto, una struttura e una realtà così importante come la Custodia della Basilica di San Francesco.  Noi custodiamo il corpo di Francesco che è l’elemento fondamentale, il Convento e tutto ciò che esso comprende, la straordinaria Basilica e quello che si può vedere in questa mostra. Tuttavia il custodire è di tutti e dobbiamo ricordarlo quando abbiamo a che fare con gli altri e con la Creazione intera.

Laudato Sie è una mostra per tutti, testimonianza di cosa?

È una mostra per tutti, non solo per gli esperti del settore. L’idea che siano esposti manoscritti antichi e preziosi non deve far pensare che l’esposizione sia qualcosa di elitario, riservata agli studiosi. Si tratta di tutt’altro, intanto perché i manoscritti sono bellissimi da vedere e con il suggestivo allestimento realizzato, sono valorizzati e vivacizzati da elementi multimediali che aiutano a entrare nei contenuti più profondi raccontati dalla mostra. I manoscritti sono testimonianza di una storia vissuta dai francescani e da coloro che ai francescani si sono ispirati nel corso dei secoli, con una sensibilità particolare nei confronti del Creato. L’invito a visitare la mostra è davvero rivolto a tutti.

Se Lei dovesse introdurre l’approccio francescano alla Creazione, come lo racconterebbe?

Fare una sintesi è difficile ma credo possa essere messo in evidenza che la Creazione è creazione, quindi rimanda al Creatore. Non è un dato, un oggetto da osservare, da utilizzare o di cui abusare, cosa che purtroppo sta avvenendo. La Creazione è un rimando, è un dono e come dono va preservato, curato, custodito e coltivato. Un approccio di tipo francescano può cambiare il rapporto con il mondo.

Stefania Proietti

Sindaca, Assisi è a Roma con il suo simbolo più significativo. Qual è il significato di una trasferta tanto importante?

È una trasferta che avviene alla vigilia e in occasione del Giubileo 2025. Assisi arriva a Roma portando pezzi unici che non sono mai usciti dalla Biblioteca del Sacro Convento, come il Codice 338 con la prima versione scritta del Cantico delle Creature.  Ottocento anni fa San Francesco ci ha affidato un messaggio che è sempre più attuale e che portiamo a Roma per una condivisione universale.

La mostra presenta diverse chiavi di lettura, a partire dal Cantico?

Il Cantico delle Creature presenta tre livelli di lettura in cui tutta l’umanità si ritrova, è il primo scritto poetico in lingua italiana ma è anche un canto con una metrica, è un inno alla custodia del Creato dove le creature sono chiamate fratelli e sorelle ed è preghiera. Il Cantico ha grande importanza per la descrizione della casacomunee per l’alto grado di conoscenza scientifica che dimostra di avere San Francesco. Il Cantico è una preghiera e rappresenta, dal punto di vista spirituale, un capitolo fondamentale nella cultura universale. Portare il Cantico delle Creature a Roma ed esporlo alla visione e alla conoscenza di milioni di pellegrini che vengono da tutto il mondo, ha per noi un valore enorme.

La mostra è attesa anche ad Assisi?

Si, dopo Roma la mostra arriverà ad Assisi e questo contribuirà a rinsaldare il legame con la capitale, nell’anno del Giubileo e dell’ottavo centenario dalla composizione del Cantico delle Creature. Il Comune di Assisi ha partecipato e contribuito all’allestimento del progetto espositivo perché la proprietà fisica dei beni del Fondo Antico Comunale e dei Codici appartiene al Comune di Assisi.

Il messaggio francescano continua ad avere una vocazione universale?

Il francescanesimo non si colloca nel ristretto perimetro di Assisi ma va verso il mondo. La mostra Laudato Sie lo racconta e lo testimonia. Le ultime strofe del Cantico che Francesco compose sofferente, poco prima di morire, ricordano il servizio con umiltà e parlano della morte come sorella, mettendo al centro coloro che sopportano infermità e tribolazioni. Il richiamo agli ultimi, ai poveri, ai malati, ai morenti è forse il messaggio più rivoluzionario che possiamo portare all’orizzonte dell’uomo moderno.

Paolo Capitanucci

Professore, qual è l’idea da cui nasce la costruzione di una mostra che guarda in modo originale al francescanesimo?

L’idea è quella di andare a vedere all’interno della Biblioteca del Sacro Convento, in particolare del Fondo Antico, quello che i francescani nel corso del tempo hanno prodotto, custodito e annotato in un ambito particolare che è quello della scienza. Si parte dal Cantico in cui Francesco loda il Creato e rivoluziona, cambiando per sempre, il concetto di natura. L’idea è quella di collegare l’interesse dei francescani per le scienze, al messaggio che Francesco ha lasciato nel Cantico.

Come è organizzato il percorso espositivo?

Si articola in nove sessioni, la prima è quella che espone il Cantico e poi si prosegue con le varie scienze, valorizzando l’interesse per la teologia, la filosofia che maggiormente coltivavano i frati nel Medioevo e nella prima età moderna. Poi si arriva alle scienze dure, astronomia, matematica, ottica e si prosegue con la medicina, l’alchimia, oggi chimica e poi biologia, zoologia, antropologia. È una mostra impegnativa anche dal punto di vista concettuale perché è stato molto complicato raccontare le 93 opere esposte.

Che cos’è la Biblioteca del Sacro Convento e quali tesori, materiali e immateriali, custodisce?

La Biblioteca del Sacro Convento è un grande contenitore di opere importanti e uno straordinario strumento culturale. La nostra storia deve tutto a queste opere, scritte a mano, scarabocchiate, interpretate, lette, annotate. Un grande storico della scienza diceva che il passato è un altro presente. Se noi volessimo calarci per un secondo in un passato che è un altro presente, potremmo farlo attraverso i testi e i materiali della Biblioteca del Sacro Convento.

Cecilia Panti

Professoressa, qual era il modo francescano di pensare la cultura?

Il modo francescano di pensare la cultura è un modo di servizio, utilità e cura che riguarda la cultura scientifica in modo particolare ma anche la cultura letteraria. I francescani in origine avevano un rapporto abbastanza difficile con la cultura perché essere uomini di cultura poteva voler dire essere orgogliosi di qualcosa che si possedeva. Ma i francescani dovevano spogliarsi di tutto e prima di tutto dell’orgoglio. La cultura come tale era sentita come un problema nel contesto francescano. La cultura intesa come servizio per gli altri, come modo per fare carità, aiutare il prossimo e proteggere la natura, non è più intesa come motivo di orgoglio personale ma è un modo di fare la volontà di Dio, proteggendo il Creato e le creature.

Qual è il valore scientifico del catalogo che accompagna la mostra?

Il catalogo ha un valore importante per gli apparati scientifici e le spiegazioni dei manoscritti e delle stampe che sono in esposizione. Sarà uno strumento utile anche agli studiosi, per poter prendere visione d’insieme di aspetti importantissimi che fanno parte della Biblioteca del Sacro Convento.

Perché la cultura francescana è definita cultura in movimento?

I francescani hanno la loro funzione principale nella predicazione e nella missione, quindi nell’evangelizzare. Arrivano lontano e la loro missione non ha solo una dimensione geografica ma cronologica perché si porta avanti negli anni, nel tempo e occasioni come queste sono un modo per proseguire il cammino.

Anche le biblioteche francescane sono in movimento?

Si perché i francescani si spostavano con i libri con cui potevano spostarsi e li portavano di convento in convento. Si muovevano moltissimo e in queste biblioteche noi troviamo il mondo. La Biblioteca del Sacro Convento di Assisi fa da centro di convergenza tra loro perchè ad Assisi arrivavano tutti i frati richiamati dalla luce di Francesco.  In questa Biblioteca si nota l’arricchimento nel tempo e anche la trasformazione, il primo inventario è del 1300, molto tardo rispetto a quando la Biblioteca comincia a essere costituita.

Maria Teresa Rossi
Maria Teresa Rossi
Osservo, scrivo, racconto. Per la Fondazione Osservatorio Roma e per Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all'estero..

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