Ci sono pagine di storia televisiva che non si possono ripetere ma rimangono impresse nel grande libro della memoria collettiva. La RAI compie 70 anni e l’anniversario cade in un anno doppiamente celebrativo per il mondo della comunicazione, perché la Radio compie 100 anni. Per decenni la televisione è stata la RAI, prima a uno, poi a due e infine a tre canali. Assistere alle prime trasmissioni televisive era rito e liturgia. I luoghi pubblici o pubblici esercizi come venivano chiamati, si attrezzarono subito con il magico scatolone da cui uscivano suoni e immagini. Programmi storici come Lascia o Raddoppia in onda il giovedì, trasformavano l’ambiente urbano serale di città e paesi, consegnandolo a un silenzio totale nelle strade e all’attesa festosa nelle case dei fortunati, sempre più numerosi, che avevano acquistato un apparecchio televisivo.
L’oggetto televisore diventava in realtà soggetto, la televisione dice che.., dotato di intelligenza, anima e soprattutto corpo. I centrini, le copertine ricamate e le fodere in cotone utilizzate per proteggerlo dalla polvere e dal freddo, qualora custoditi e preservati, potrebbero essere oggetto di una mostra di artigianato d’epoca. Per festeggiare il doppio anniversario la RAI, con il patrocinio del Ministero della Cultura e l’organizzazione di C.O.R, ha allestito una bellissima mostra celebrativa al Museo MAXXI, nello spazio Extra MAXXI. Visitabile fino al 3 dicembre con ingresso gratuito.
70 anni di Televisione, 100 anni di Radio è il titolo di quella che tecnicamente è una mostra curata da Alessandro Nicosia. Ma si rivela essere innanzitutto un viaggio nei ricordi che appartengono alla memoria collettiva e personale. Ai momenti vissuti e a quelli che ci sono stati raccontati. Le apparecchiature d’epoca, attivate da consolle multimediali, trasmettono contenuti e messaggi entrati nella storia del nostro Paese. Le teche proteggono preziosi documenti, lettere, copioni originali di Eduardo De Filippo e Umberto Eco, ciascuno personalizzato con osservazioni in corsivo. La mostra soddisfa interessi diversi, racconta l’evoluzione tecnologica, la trasformazione del linguaggio televisivo, l’approdo all’Intelligenza Artificiale Generativa, è emeroteca e archivio, documentale e audiovisivo, espone quadri appartenenti alla pregiata Collezione d’Arte della RAI.
L’immaginario del visitatore più interessato al varietà è inevitabilmente attratto dai costumi di scena. L’ abito indossato da Mina nella Canzonissima 1968, il tailleur colorato di Anna Marchesini nella Domenica In 1986. Il body e il micro abito di Heather Parisi e l’abitino di Lorella Cuccarini nel Fantastico 5. La giacca vedo non vedo di Milly Carlucci in Crazy Bus del 1980. Il body e gli abitini di scena di Raffaella Carrà, deliziosi come lei. E ancora abiti da sera e da gran sera indossati da star della musica come Milva.
E poi fotografie, tante e giganti che compongono un mondo che sembra di carta ma che di carta non è, perché racconta la vita degli Italiani. Le passioni, i beniamini diventati miti e a volte amici di famiglia. Le vicende, le trasformazioni culturali e sociali di un Paese che ha tracciato la sua strada, sapendola raccontare. Anche attraverso la sua radio e la sua televisione.