La valorizzazione dell’ingente patrimonio archeologico di Roma si impone come imperativo categorico in una città la cui storia millenaria continua a parlare, attraverso recuperi preziosi di reperti archeologici che stupiscono e affascinano. Il tema, sempre attuale, vede un rinnovato slancio per il ritrovamento casuale di una testa marmorea di età imperiale, databile tra il I e II secolo d.C. emersa nel corso di scavi in via Alessandrina, ai Fori Imperiali. La testa, rinvenuta quasi integra in un muro medievale dove era stata utilizzata come materiale da costruzione, presenta fattezze raffinate ed eleganti e per alcune caratteristiche della capigliatura folta e ondulata, ornata da una foglia di edera, sembra riprodurre il dio Dioniso. La Sovrintendenza Capitolina, che ha l’onere e l’onore di gestire, conservare e valorizzare il patrimonio archeologico, storico, artistico e museale di Roma, accoglie questa nuova testimonianza dell’arte romana proprio nei giorni in cui è protagonista di una iniziativa culturale che suscita l’attenzione mondiale e che coinvolge il Circo Massimo, il più grande edificio destinato agli spettacoli costruito nell’antichità.
Situato tra i Colli Palatino e Aventino, con una superficie di 600 metri di lunghezza per 140 metri di larghezza (il corrispettivo di 6 Stadi Olimpici), questo luogo altamente simbolico per Roma, appare con un aspetto di tipo paesaggistico, una distesa di erba dove campeggia la Torre della Moletta di epoca medievale, circondata da resti archeologici di un passato glorioso. Ma oggi la storia millenaria di questo luogo, esce dalle pagine dei libri e, attraverso una esperienza immersiva che tutti possono realizzare, diventa presente proponendo una passeggiata nella storia. Circo Maximo Experience è il sensazionale progetto di valorizzazione del sito archeologico presentato nei giorni scorsi alla stampa e già aperto ai visitatori che consente di vivere, con l’ausilio di visori di ultima generazione, il Circo Massimo come era all’origine e le trasformazioni subite nel corso di sette epoche storiche. L’incontro virtuoso tra archeologia, arte, storia con la tecnologia più evoluta, che ricostruisce modelli 3D, in realtà virtuale e aumentata, restituendo una percezione in scala 1 a 1, ha reso possibile la realizzazione di un progetto innovativo applicato ad uno spazio esterno di così grandi dimensioni, per la prima volta al mondo. La novità è legata alla fruizione in un ambiente aperto, possibile in qualsiasi stagione dell’anno e in qualsiasi orario del giorno, indipendentemente dalle differenti tipologie di illuminazione. Impressionanti i numeri tecnici alla base di tale realizzazione:
250.000 linee di codice sviluppate, 1.800 elementi in 3D ricostruiti, due miliardi di poligoni gestiti, 3 versioni del Circo modellate, mille anni di storia narrati.
Il visitatore passa dalla percezione di uno spazio paesaggistico, a quella di un monumento, attraverso la combinazione di realtà virtuale e realtà aumentata. L’esperienza si articola in un percorso di visita che si snoda attraverso otto punti di stazionamento, delineati da triangoli rossi, di fronte ai quali il visitatore deve sostare puntando il visore di cui viene munito, una macchinetta accoppiata con smartphone di tipo iPhone, da appendere al collo, con lenti in 3D che indossa sugli occhi seguendo le indicazioni che arrivano attraverso cuffie stereofoniche in dotazione. Un device collocato in biglietteria localizza il visitatore e la postazione. Il sofisticato sistema permette una visione ampia con sei gradi di libertà, ovvero con la possibilità di muoversi in sei direzioni diverse che consentono la visione di scenari differenti. Sette sono le epoche storiche ricostruite, dalla descrizione della Valle Murcia come era in origine, importante luogo di incontro e scambio tra le diverse popolazioni dove la leggenda narra che Romolo, dopo aver fondato Roma, preoccupato di assicurare alla città una discendenza, organizzò il Ratto delle Sabine, fino alla metà del Novecento. Nella valle si svolgevano anche riti propiziatori per la fertilità del terreno, si celebravano culti religiosi con corse di cavalli per ospitare le quali si procedette alla progressiva edificazione del Circo Massimo, che con Giulio Cesare e Augusto divenne una struttura monumentale arricchendosi di gradinate con sedili in legno, di stalli di partenza dei carri e soprattutto di Tabernae, le botteghe dell’epoca in cui si vendevano generi alimentari e tessili. Il Circo Massimo, luogo di evasione, destinato alle attività del tempo libero, diventò anche centro commerciale, dove trovare ristoro per brevi pause nelle locande o per fare la spesa, acquistando cibo o comprando tessuti. Una esperienza suggestiva che oggi rivive restituendo completamente il senso della storia. Il percorso di visita si svolge in un arco temporale che va dai 40 agli 80 minuti e la narrazione che lo accompagna è in lingua italiana, inglese, francese, tedesca, spagnola e russa, intervallata da musiche, 8 colonne originali, che rendono ancora più suggestiva la visita. La riproduzione dell’incendio che scoppiò nel 64 d.C., all’epoca di Nerone, segna il passaggio alla ricostruzione in muratura, fatta da Traiano, a cui appartengono i resti ancora visibili. Si passa poi a rivivere i fasti dell’età imperiale che dona al Circo Massimo splendore e varietà, con altre attività ludiche e spettacoli di intrattenimento, come la caccia agli animali esotici, che si aggiungono alle corse dei cavalli. La realtà virtuale fa apprezzare da vicino l’imponente Arco di Tito, nella sua altezza originale, 20 metri, sotto il quale passavano i cortei trionfali in onore degli imperatori vittoriosi che poi terminavano la loro marcia in Campidoglio.
Si ha l’impressione di assistere davvero alla corsa delle quadrighe, carri trainati da quattro cavalli che si rincorrono e si capovolgono, tra incitamenti e cori da stadio provenienti dalla Cavea (la gradinata). L’atmosfera ricostruita, con la divizzazione degli aurighi, il tifo, la dimensione dello spazio rendono l’esperienza vicina alle emozioni che si vivono oggi negli stadi e quindi facilmente empatica. Ma il Circo Massimo, dal Medioevo in poi, fino alla metà del Novecento, ha vissuto fasi in cui la sua bellezza è stata mortificata, a tratti si è completamente riempito di acqua proveniente dai canali vicini al Tevere, è stato un cimitero ebraico, nel 1854 vi fu costruito, ad opera di una compagnia Anglo-Romana, il primo gasdotto per l’illuminazione pubblica, nel 1936 il Partito Fascista lo utilizzò come spazio espositivo costruendovi padiglioni, perfino uno stabilimento balneare con tre piscine. Oggi si volta finalmente pagina, restituendo il Circo Massimo alla sua magnificenza, alla sua grande storia con un progetto di valorizzazione, già diventato affascinante realtà, in cui Roma si conferma caput mundi nell’incontro felice, costruttivo, straordinario tra archeologia, arte, tecnologia che raccontano la storia eterna di questa città.