“Semo romani, ma romaneschi de più” è lo slogan del Festival del Carciofo Romanesco che si svolge al Ghetto ebraico dal 6 all’8 aprile. Il carciofo è nella storia gastronomica di Roma, alimento ed elemento insostituibile per piatti che si tramandano di generazione in generazione, attrattivi per i romani e iconici per i turisti. La prima edizione della manifestazione organizzata al Portico d’Ottavia, il luogo dove sono state inventate le ricette del carciofo alla giudia e alla romana, è occasione di rilancio per il settore agroalimentare, per la ristorazione e il turismo. Le istituzioni, comunali e regionali, supportano l’organizzazione di un Festival che esordisce al Ghetto come luogo simbolico ma che a partire dalla prossima edizione, interesserà ogni quartiere di Roma, perché il carciofo racconta l’identità culinaria di tutta la città. La tradizione incontra l’innovazione e mentre il gelato al carciofo è già realtà, si studiano cocktail, alcolici e analcolici, al carciofo.
Fondazione Osservatorio Roma e America Oggi incontrano Claudio Pica, presidente della FIEPET Confesercenti Roma e Lazio che ha reso il carciofo romanesco, protagonista di un Festival.
Come sono connessi cibo e cultura identitaria di Roma?
Il cibo è ambasciatore di pace, è un elemento che unisce i popoli e le tavole del mondo, ma rappresenta anche la cultura gastronomica identitaria di Roma, una città che accoglie il mondo.
Ci racconti il Festival del Carciofo romanesco
Il Festival si svolge a Roma il 6, 7 e 8 aprile al Portico d’Ottavia perché le tradizioni raccontano che la ricetta del carciofo alla romana e del carciofo alla giudìa nascono nel Ghetto ebraico. E’ un luogo che dedica una intera via alla cultura culinaria di Roma, con 15 locali in prossimità e 50 allargando di poco il raggio d’azione, pronti a restituire il “come eravamo e come mangiavamo a Roma una volta”, ai romani e ai turisti, all’insegna della positività e della leggerezza. Il quartiere è una meta non solo culinaria ma culturale assolutamente meritevole di essere visitata dai turisti, per le testimonianze storiche e artistiche come il Portico d’Ottavia risalente all’epoca romana, il Teatro Marcello, l’Isola Tiberina e i tanti vicoli da scoprire perché Roma merita di essere vissuta millimetro per millimetro.
Qual è la differenza tra il carciofo alla romana e il carciofo alla giudìa?
La differenza è sostanziale perché nella preparazione alla giudìa si prende il cuore del carciofo e lo si fa friggere nell’olio extravergine di olivo. Il carciofo alla romana si cucina a bagnomaria, a fuoco lento, con erbe aromatiche. Possono essere gustati da soli o per accompagnare preparazioni più complesse.
Il Festival del Carciofo Romanesco sarà l’occasione per proporre piatti innovativi?
Saranno serviti piatti della tradizione romana e nuove preparazioni, carbonara e carciofi, abbacchio alla giudia, coratella ai carciofi, filetto di baccalà ai carciofi, dolci, gelati. Il carciofo è l’alimento presente in tutte le preparazioni, dall’antipasto al dolce e tutto a un prezzo calmierato di Euro 35 per il menù completo. Il Festival riscopre la romanità a tavola, l’appartenenza a una città e alle sue tradizioni culinarie, l’attenzione al territorio e al suo comparto agroalimentare, perché il carciofo si coltiva non solo nella campagna romana ma in tutto il Lazio. E’ un evento che accoglie la primavera a Roma, per i romani e per il turismo che c’è e che verrà.
Le innovazioni culinarie al carciofo resteranno nei menù dei locali anche dopo la kermesse del Festival?
Assolutamente si, in quella zona si vendono oltre 20mila carciofi a settimana e sia i romani che i turisti sanno che possono sempre mangiare piatti a base di carciofo, dalle preparazioni più tradizionali a quelle più innovative.
Il carciofo fa parte della cucina romana, i piatti vengono tramandati dai ristoratori di generazione in generazione, perché si arriva solo oggi a un Festival del Carciofo Romanesco?
L’idea è partita da Angelo Di Porto, il vicepresidente della FIEPET Confesercenti, la federazione che rappresenta migliaia di esercenti della ristorazione di Roma e del Lazio, ma tutte le istituzioni, a partire dalla Regione Lazio e Roma Capitale, hanno accolto con sensibilità e prontezza la proposta e in due mesi siamo riusciti a organizzare il Festival del Carciofo Romanesco, una festa di rinascita e ripartenza che in questo periodo è assolutamente necessaria. L’idea di un Festival dedicato al Carciofo Romanesco ha unito e appassionato tutti, i produttori, i ristoratori che sono gli ambasciatori della cucina romana nel mondo, i comparti dell’agricoltura, del commercio e del turismo, tre settori che possono essere rilanciati attraverso la valorizzazione dell’ortaggio simbolo di Roma.
Il carciofo romanesco dove viene coltivato?
Il carciofo viene prodotto in tutto il Lazio e la sua coltivazione ha un peso importante nel comparto agroalimentare ma soprattutto racconta l’identità romana a tavola.