“Cos’altro è l’Inferno se non una puntuale rassegna di storie criminali? A che cosa assomigliano i suoi gironi se non ai bracci di un penitenziario che accolgono i detenuti in base al tipo di reato?” Le parole del Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Giovanni Nistri introducono alla lettura di un Calendario Storico per l’anno 2021 destinato a rimanere nella memoria dell’Arma e di quanti lo leggeranno, al di là dei 365 giorni che il Calendario tradizionalmente cadenza dal 1928.
L’edizione 2021 segna un tempo scandito dall’incontro virtuoso della cronaca con la storia, personale e nazionale, vissuta da un Maresciallo fiorentino, dal giorno del giuramento all’ultimo di servizio attivo, sulle orme di Dante e della Divina Commedia di cui conosce ogni terzina. Donato Alighieri, figura non reale ma verosimile, fiorentino di nascita e pronipote del Sommo Poeta, rappresenta tutti i Carabinieri, gli eroi veri che alcuni avvenimenti, accaduti realmente in un arco di tempo che va dal 1978 ai nostri giorni, raccontano. Il maresciallo Alighieri è nato dalla penna dello scrittore Valerio Massimo Manfredi e reso protagonista di una storia che si rivela attraverso flashback tra fatti di grande impatto storico ed emotivo, vissuti dal Maresciallo nello svolgimento del proprio servizio, illustrati dalle tavole dell’artista Francesco Clemente. La particolarità del Calendario e la ragione per la quale è destinato a rimanere nella storia quasi centenaria della pubblicazione editoriale, non è tuttavia solo legata alla costruzione di un profilo, seppur interessante, del buon Carabinier narrante. È l’idea da cui trae ispirazione che segna una intuizione grandiosa e ricolloca nel tempo, anticipandolo di 5 secoli, l’esordio del genere crime dai primi saggi di Edgar Allar Poe dell’800 alla Divina Commedia di Dante. I gironi dell’Inferno dantesco come i bracci di un penitenziario, accolgono chi si è macchiato di gravi reati. Ed è il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Giovanni Nistri, uomo di raffinata cultura, che ha colto il parallelismo e la conseguente possibilità di racconto tra la storia di un uomo che racconta il suo viaggio nell’Istituzione Arma dei Carabinieri e un’opera che racconta il viaggio nella storia di un uomo ma anche di un popolo e di una nazione. Nel 2021 si ricordano i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri e la proposta di leggere la sua opera straordinaria con una lente contemporanea, rende al Poeta omaggio e onore. Il Maresciallo Alighieri introduce il mese di Gennaio pensando alla pandemia, a quello che non credeva avrebbe mai conosciuto se non attraverso i racconti del nonno Vincenzo che ricordava sempre come dopo la tragedia della prima guerra mondiale, avesse dovuto vivere anche il dramma della Spagnola, l’influenza che dal 1918 al 1920 uccise milioni di persone nel mondo. E da carabiniere si chiede “Quando si è fatto di tutto, che si fa? Si ricorre ai simboli. Mi chiamo Alighieri, Donato Alighieri, e il poema lo so tutto a memoria perché le parole del nostro poeta sono per me ispirazione di coraggio, di inventiva, di generosità: facesti come quei che va di notte, che porta il lume dietro e sé non giova, ma dopo sé fa le persone dotte. E conclude il Carabinier narrante, pensando agli anziani morti da soli “Noi tenevamo alta la fiamma sul berretto perché si vedesse che qualcuno faceva luce, affinchè chi si era perso potesse ritrovare il sentiero”.
Il maresciallo Alighieri aveva giurato fedeltà alla Patria nel mese di Febbraio. Sapeva che sarebbe entrato in una “selva oscura” in cui la morte gli avrebbe sempre camminato accanto. Ma i versi del Poeta lo aiutavano a capire l’importanza della scelta, ”del ben ch’io vi trovai”, “perché quando un carabiniere muore, tantissimi vivono”.
Marzo gli ricorda l’eccidio di via Fani e la morte dei suoi colleghi, a cominciare dal suo maestro, il Maresciallo Leonardi, capo della scorta di Aldo Moro. Le Idi di Marzo, un’atmosfera di sangue che ancora una volta Dante aveva anticipato nella descrizione “Lo strazio e ‘l grande scempio che fece l’Arbia colorata in rosso, tali orazion fa far nel nostro tempio”.
Aprile gli fa rivivere una indagine svolta in Piemonte molti anni prima, tra vini maldestramente edulcorati con metanolo, tossico per le persone, per alzare la gradazione alcolica e di conseguenza il valore di mercato. Ci fu chi perse la vista, chi ne morì. Da un lato i delinquenti, che Dante aveva chiamato barattieri e collocato nella Quinta Bolgia, dall’altro i NAS, Nucleo Anti Sofisticazioni, dei Carabinieri.
Maggio ricorda al Maresciallo Alighieri un’indagine condotta con il Nucleo dei Carabinieri TPC, Tutela Patrimonio Culturale. Era a Bologna e riuscì a recuperare un gioiello pittorico che rappresentava Sant’Ambrogio, realizzato da un artista medievale, Giusto dè Menabuoi, contemporaneo di Dante Alighieri, rubato dalla Pinacoteca della città. Quando il ladro fu arrestato, il maresciallo Alighieri ricordò la bolgia dei fraudolenti descritta da Dante, con il riferimento “alla duplice fiamma che contiene Ulisse e Diomede suo amico che rubarono la statua di Pallade Atena che proteggeva la città”.
Giugno è il mese in cui ogni carabiniere si sente partecipe di una storia valorosa e parte di una grande famiglia. Il 5 giugno è la Festa Dell’Arma dei Carabinieri e il maresciallo Alighieri ricorda il giorno in cui il Comandante Generale lo aveva premiato a Roma, a Piazza di Siena, dopo 32 anni di servizio, per essere tra i migliori Comandanti di stazione, Ricorda tutte le sedi, le città del nord, del centro e del sud, le persone incontrate, le situazioni affrontate. “Mi risveglia dai ricordi l’ordine di CARICA! del carosello dei Carabinieri a cavallo, mentre il frastuono dei magnifici destrieri mi richiama i versi del nostro immenso Poeta: “Questo tuo grido farà come vento, che le più alte cime più percuote; e ciò non fa d’onor poco argomento”. Il Carabinier narrante, in costante obbedienza all’ideale, prosegue pensando “Mi piace pensare che il grido sia ancora quello del mio giuramento, un vento capace di urtare le cime. E che, come per Dante nella profezia di Cacciaguida, il mio dire e il mio fare siano fonte di onore”.
Luglio gli ricorda il Po e il caldo della bassa padana, le atmosfere sospese vissute anche osservando gli anziani che cercavano ristoro sotto i portici, giocando a carte, bevendo caffè e monitorando, come marescialli in pectore, l’andirivieni sospetto di due individui che arrivati da paesi vicini, si travestivano e derubavano gli anziani. Acciuffati, al maresciallo vengono in mente i versi di Dante che ammonisce come cambiarsi i connotati sia pessima abitudine e quasi sempre finisce male “Questa a peccar con esso così venne, falsificando sé in altrui forma, come l’altro, che là sera va, sostenne”
Agosto lo rivive spostandosi con il ricordo nel porto di Bari, per lo sbarco di 20mila Albanesi. Emergenza improvvisa e necessità di accoglienza per anziani, donne, bambini. Il maresciallo ricorda nitidamente una sedia a rotelle, con sopra un vecchio esausto, spinta da una donna sfinita. Il suo animo letterario gli rammenta il vecchio Anchise, padre di Enea, simbolo del profugo che fugge. Il poeta Virgilio glielo aveva fatto amare, Dante glielo imprime nella memoria “Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale”.
A Settembre il pensiero corre ad Avetrana, un paesotto in provincia di Taranto. Una ragazzina, bella e bionda, scompare. Una cugina, il suo contrario, la piange. Il maresciallo Alighieri intuisce quello che poi una sentenza confermerà. Un omicidio commesso per invidia in seno a una relazione famigliare tossica, nutrita dall’invidia. Ciò che appare incomprensibile, lo spiega il Sommo Poeta parlando di Sapia, donna molto invidiosa, che si rallegrava delle disgrazie della sua città anche se comportavano le proprie “Savia non fui, avvegna che Sapia fossi chiamata, e fai de li altrui danni più lieta assai che di ventura mia”.
Ottobre in Val Seriana, in quel drammatico 2018 in cui la tempesta Vaia devastò 40mila ettari di boschi e sradicò 14mila alberi dalla terra. I carabinieri del comparto Forestale che avevano contato le perdite spaventose, in primavera ripiantumarono milioni di semi e migliaia di alberelli, riportando la vita sui territori feriti. E il pensiero del Maresciallo va ancora una volta a Dante che avrebbe detto “a li occhi miei ricominciò diletto, tosto ch’io uscii fuor de l’aura morta che m’avea contristati li occhi e ‘l petto”.
Novembre è evocativo di un dramma nazionale, il terremoto in Irpinia del 1980. Donato Alighieri è un giovane carabiniere impegnato a portare i primi soccorsi con la squadra del suo battaglione. Pensa a salvare le persone, ma si imbatte in quattro giovani professori che cercano testardamente di recuperare le opere d’arte, soprattutto le statue lignee e policrome dei Santi tipiche del territorio. Le recuperavano e ogni sera le portavano in una chiesetta rimasta miracolosamente in piedi. Una sera una donna anziana, sola e smarrita, chiese loro di poter entrare nella chiesa per cercare la statua di un Santo a cui desiderava rivolgere una supplica. I professori la accontentarono e la signora riuscì a trovare la piccola statua che voleva pregare. Si compì, tra le macerie di un terremoto, un piccolo miracolo di bontà “Gloria in excelsis, tutti, Deo, diceva, per quel ch’io vicin compresi, onde intender lo grido si poteo.”
Dicembre rivive nel ricordo di una tenera storia d’amore tra due ragazzi che scappano insieme e si rifugiano in una valle coperta di neve, una località “Laghi Gemelli” che trae il nome da una antica storia d’ amore tra due giovani finita tragicamente. I carabinieri ritrovano i due fidanzati, la storia ha un lieto fine e il maresciallo Alighieri si lascia cullare dai versi del Sommo Poeta “Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che come vedi, ancor non m’abbandona”. “Fu bello vedere quell’amore ardente in quegli ultimi giorni di servizio. Come lo era e lo è ancora, il mio per l’Arma”.
Grazie al Maresciallo Donato Alighieri che sulle orme del Sommo Poeta Dante, si trasforma in Carabinier narrante di storie vere che hanno come protagonisti ed eroi, tutti i Carabinieri d’Italia, 365 giorni l’anno. Buon 2021!