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Roma ad agosto, la cultura non teme la calura

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Roma, straordinario polo artistico e culturale, si veste d’estate non solo con i colori di albe e tramonti suggestivi su panorami di ineguagliabile bellezza, ma anche nella proposta di iniziative culturali che invitano a visitare e a vivere una città sempre più attenta alla valorizzazione del suo patrimonio storico, archeologico e artistico. Un tripudio di mostre, interessanti e attrattive per pubblici diversi, anima le giornate e le serate di questa calda estate romana. La città si offre alla conoscenza e alla fruizione delle sue bellezze cercando di concentrare l’offerta culturale non solo all’interno del perimetro tradizionalmente turistico, ma promuovendo altri siti, meno noti ma con altrettanto appeal, meritevoli di essere vissuti con maggiore consapevolezza dai romani e con curiosità dai turisti. 

La Centrale Montemartini, secondo polo espositivo dei Musei Capitolini, decentrato rispetto ad essi e con una storia di archeologia industriale, è uno spazio espositivo interessante da promuovere e far conoscere. La Centrale è stato il primo impianto pubblico di Roma per la produzione di energia elettrica, costruita sulla Via Ostiense tra i Mercati Generali e la sponda sinistra del Tevere, inaugurata nel 1912, associata al nome di Giovanni Montemartini, assessore “al tecnologico” che ne seguì i lavori, e che morì a conclusione degli stessi. La centrale ha svolto, fino al 1960, il compito per il quale era stata pensata, producendo energia elettrica  con un sistema di produzione misto tra turbine a vapore, caldaie e motori diesel. Dopo una ristrutturazione totale del sito industriale, realizzato negli anni ’80, quando i Musei Capitolini sono stati restaurati nel 1997, molte opere in essi conservate sono state temporaneamente spostate nella Centrale Montemartini, dove è stata organizzata una mostra “Le Macchine e gli Dei” che inseriva perfettamente e naturalmente le opere delocalizzate dal Palazzo Senatorio di Piazza del Campidoglio, agli ambienti austeri della Centrale. La mostra, innovativa e coraggiosa, dal 2001 è una esposizione permanente e ha consentito la realizzazione del primo esempio di riconversione di un edificio di archeologia industriale in polo museale.  Il percorso espositivo, articolato in quattro spazi distinti, ospita in modo permanente capolavori di arte antica recuperati dagli scavi realizzati per le importanti trasformazioni urbanistiche che hanno interessato Roma alla fine del XIX secolo e illustrano la storia dello sviluppo monumentale della città e altre preziosità, tutte da scoprire. La Centrale Montemartini è la sede ospitante della mostra Colori degli Etruschi. Preziosi tesori di terracotta, attualmente visitabile, una straordinaria selezione di testimonianze dell’arte etrusca, in parte inedite, provenienti dal territorio di Cerveteri, città di origine etrusca a nord ovest di Roma. Le lastre dipinte  e i frammenti architettonici etruschi, vivaci, colorati, unici nella loro policromia, ha suggerito il nome ad una mostra che assume un significato particolare in quanto, oltre alla eccezionalità dei reperti esposti e al loro assoluto pregio storico e artistico, segna anche il concretizzarsi dello straordinario lavoro di ricerca dei Carabinieri del Nucleo Tutela e Patrimonio Culturale, i TPC, i Carabinieri dell’Arte, impegnati da 50 anni nell’azione di individuazione e recupero di opere e reperti archeologici illecitamente sottratti dai loro contesti di provenienza dai Predatori dell’Arte, e illecitamente immessi nel mercato internazionale. La mostra Colori degli Etruschi espone reperti archeologici trafugati in Etruria meridionale e recuperati a Ginevra, nel 2014, dai Carabinieri dell’Arte che hanno effettuato una delle  loro operazioni più significative. Gli studi e le analisi effettuate sulle lastre recuperate ha permesso l’acquisizione di conoscenze nuove e una revisione critica della pittura etrusca che apre nuovi orizzonti di conoscenza.

Roma, città da visitare e da vivere anche in estate, è però anche e sempre Piazza Navona, il salotto invitante e accattivante che tra i motivi di attrazione ha anche Palazzo Braschi, il Museo di Roma, l’ultima storica residenza fatta costruire da un papa nel territorio della città. Il Museo ospita da alcuni mesi una mostra molto interessante intitolata Roma nella camera oscura. Fotografie della città dall’Ottocento ad oggi, che ricostruisce l’arte fotografica a Roma dalla nascita della fotografia ad oggi.

La mostra fotografica allestita a Palazzo Braschi, in occasione dei 180 anni dalla nascita della fotografia,  racconta, con 320 immagini tratte dall’Archivio Fotografico del Museo di Roma che conserva un patrimonio di oltre 30.000 positivi dal 1845 a oggi, i mutamenti storici  della città, che ne hanno cambiato volto e immagine, attraverso tecniche fotografiche diverse, dagli esordi della fotografia al digitale, ma anche con le diverse letture date dai tanti artisti che hanno fotografato Roma nelle sue molteplici sfaccettature.

Risalgono al 1842 i primi timidi tentativi di applicazione alla fotografia, tra dagherrotipo, la carta salata e l’albumina esplorati dai primi fotografi e già compaiono le prime foto di Roma. Nascono i primi atelier di fotografi italiani e stranieri che si trasferiscono a Roma, attratti dalla corte pontificia, dalla proclamazione di Roma capitale d’Italia. Il francese Chauffourier documenterà l’aspetto della città papale e le sue trasformazioni in funzione del suo nuovo ruolo di capitale del Regno. Seguiranno la costruzione degli argini del fiume Tevere, dal 1885, documentati fotograficamente da scatti conservati nell’Archivio Fotografico del Museo di Roma, la prima esposizione annuale di fotografia nel 1888, la nascita dell’Istituto Luce. Risale alla metà degli anni quaranta l’esordio della Scuola Fotografica Romana, rappresentata da pittori-fotografi che si riunivano in via Condotti, nello storico Caffè Greco e che fotografavano i simboli antichi e moderni della città, le opere dei Musei Capitolini e Vaticani ma anche la campagna romana. Tutte le immagini fotografiche di Roma erano sottoposte alla severa censura vaticana, pubblicabili solo dopo aver ottenuto il publicetur. Cominciano a diffondersi foto di piazza Navona, del Tempio di Vesta, della Basilica di San Pietro, del Foro Romano con il Colosseo e l’Arco di Tito. La fotografia a Roma stabilisce un immediato e forse naturale rapporto con l’archeologia, anche in risposta alla crescente richiesta internazionale di tali immagini. La notevole produzione di questo materiale portò alla pubblicazione di interi volumi di raccolte fotografiche, molte delle quali conservate oggi nell’Archivio Fotografico del Museo di Roma.  Le immagini esposte sono suggestive e raccontano una Roma incantevole, cristallizzata nei chiari di luna notturni, nelle carrozze che passano davanti al Pantheon, nelle bancarelle dei mercati rionali. Tutto parla di storia, archeologia, arte.

Le immagini relative alla Basilica di San Pietro, simbolo della cristianità nel mondo, occupano un posto importante nell’esposizione rivelandone l’aspetto più solenne e ufficiale, con la grandiosa cupola michelangiolesca che sovrasta la città, ma non trascurando la sua anima più familiare, documentata dalle immagini di vita quotidiana all’interno delle mura vaticane, dalle grandi riunioni di piazza in attesa di eventi storici o dalle sole benedizioni papali. Significativa e storica la foto del fotografo Porry Pastorel che ritrae la folla in Piazza San Pietro durante la stesura dei Patti Lateranensi, in una piovosa giornata del  1929. La piazza è immortalata dando le spalle alla Basilica, per inquadrare l’immensa folla e la Spina dei Borghi fino a Castel Sant’Angelo, con una modernità dello scatto che  lo rende precursore dei moderni reportages.  Tutti gli artisti fotografi delle diverse epoche, a cominciare dall’invenzione della tecnica fotografica, hanno ambito a ritrarre San Pietro e la Spina dei Borghi, il popoloso quartiere in seguito abbattuto per la costruzione di via della Conciliazione. Il mutamento del paesaggio di accesso a San Pietro è documentato proprio da questi primi scatti.

Le fotografie scattate dalla metà dell’Ottocento in poi, ricostruiscono i mutamenti importanti avvenuti a Roma in conseguenza del diverso assetto assunto dal fiume Tevere che la attraversa da nord a sud, scenario della costruzione di ingegnose opere idrauliche di età imperiale, di acquedotti che in città terminavano con le mostre d’acqua. Le riprese fluviali restituiscono l’atmosfera pittoresca del lento fluire del fiume e della intensa vita sociale che si svolgeva lungo le sue rive, dagli scambi commerciali alla macinatura del grano nei mulini, dal lavoro delle lavandaie ai barcaroli. Il Tevere parte integrante della città, fino a quando il Governo della neonata capitale d’Italia avviò i lavori dei muraglioni progettati per il contenimento delle acque, nuovi, altissimi argini che spezzarono per sempre il rapporto di Roma con il suo fiume. Il celebre Teatro di Apollo e il Porto di Ripetta furono abbattuti e non restarono che le celebri fontane, alcune delle quali monumentalizzate, a ricordare l’importanza delle vie d’acqua, la fontana dell’Acqua Paola al Gianicolo di Tommaso Cuccioni o la fontana di Trevi dei fratelli D’Alessandri. Le immagini che documentano il mutamento di paesaggio, dovuto alle vie dell’acqua, assumono notevole valore storico.

La sezione Un Eterno Giardino ricostruisce, attraverso la fotografia ottocentesca, la visione di una Roma sospesa tra città e campagna, in cui l’orto, il parco, la villa erano parte del tessuto urbano. È così che nascono Villa Borghese o Doria Pamphilj, Villa Medici, Villa Altieri. La lottizzazione del primo Novecento le ha risparmiate, ma la costruzione della Stazione Termini e lo sconvolgimento del quartiere Esquilino ha ridimensionato il Tempio di Minerva Medica, uno dei monumenti più rappresentativi ora schiacciato tra binari e edilizia popolare. Le fotografie ricostruiscono mutamenti frutto di scelte non sempre condivisibili.

La sezione La Nuova Capitale ricostruisce la fase successiva alla Breccia di Porta Pia del 20 settembre 1870 che aveva ferito la città, con il bombardamento sulla Porta e le cannonate sulle Mura Aureliane. Roma capitale d’Italia dal 1871, comincia a realizzare piani regolatori, a partire dal 1883 che portano alla costruzione del Palazzo di giustizia in Prati, del Palazzo delle Esposizioni in via Nazionale, alla costruzione di nuove strade e arterie. Nel 1936 comincia l’abbattimento della Spina dei Borghi, sostituita dal rettilineo di via della Conciliazione e San Pietro cambia volto. Le fotografie sono testimoni silenziose di abbattimenti e ricostruzioni, di volti infranti e nuovi sorrisi. Tante le foto che documentano la costruzione della Roma moderna, la Stazione Termini dal 1874, il Monumento di Vittorio Emanuele II, Il Vittoriano, inaugurato nel 1911 che ha dato un volto nuovo a Piazza Venezia, la costruzione di via dei Fori Imperiali con la demolizione del medievale quartiere Alessandrino posto alle pendici del Campidoglio.

La sezione Occasioni di vita sociale ritrae con ricchezza di scatti quotidiani, la vita a Roma nell’Ottocento, il mercato a Piazza Navona prima e a Campo dei Fiori poi, le visite a Roma di stranieri illustri, alle quali partecipava tutta la città percependole come occasioni di festa. Ci sono scatti che ritraggono il corteo che accoglie e accompagna Edoardo VII d’Inghilterra, a Roma nel 1903, nella nuova via Nazionale, gli scatti di Hitler in visita a Roma nel 1938. Le immagini raccolte dall’Archivio dell’Ufficio Stampa del Campidoglio restituiscono uno sguardo contemporaneo sulla Roma novecentesca in via di trasformazione verso mete più internazionali.

Il Comune di Roma ha sempre prestato attenzione al patrimonio fotografico che ha accompagnato, documentato e testimoniato i mutamenti del paesaggio storico, paesaggistico e architettonico di una città unica al mondo. Notevoli le acquisizioni di Fondi Fotografici confluiti nell’Archivio Fotografico del Museo di Roma, unitamente a iniziative di altro tipo promosse in occasioni particolari. Nel 1989, per il 150° anniversario dell’invenzione della fotografia, il Comune di Roma commissionò a sette famosi fotografi la possibilità di esprimere con gli scatti, una loro interpretazione della città.

La mostra Roma nella camera oscura, a dispetto del titolo, contribuisce a fare molta luce sulle trasformazioni di una città da sempre alle prese con la necessità di integrare il suo patrimonio artistico e architettonico prestigioso con le necessità di una capitale che ambisce a svolgere un ruolo importante nella contemporaneità italiana e internazionale. Una passeggiata fotografica da consigliare per soddisfare curiosità e colmare lacune, da custodire nei ricordi di una bella vacanza di una estate romana.

Maria Teresa Rossi
Maria Teresa Rossi
Osservo, scrivo, racconto. Per la Fondazione Osservatorio Roma e per Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all'estero..

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