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Le suore verdi della cultura

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Roma sta vivendo giorni difficili, sospesa nel desiderio di ritorno a una normalità che veda le chiese, i musei e tutti i luoghi di cultura aperti, le iconiche piazze affollate, i monumenti e i resti archeologici testimonianze vive di una narrazione storica capace di proporsi con rinnovato slancio e stupore. Intanto ci regala la storia interessante di una comunità di suore, appassionate di arte, impegnate in un entusiasmante progetto di Arte e Fede, con il quale fanno catechesi attraverso la bellezza dell’arte. Sono le Missionarie della Divina Rivelazione, le “suore verdi della cultura”, che indossano una divisa con un colore non comune per essere un abito religioso, verde come il mantello che copriva la Vergine Maria apparsa all’uomo protagonista di una bella storia di conversione alla quale si ispirano e  che esprime il desiderio di identificazione con il luogo, la Grotta delle Tre Fontane, sulla via Laurentina, dove San Paolo subì il martirio con la decapitazione. Le suore si vedono sostare nelle zone d’arte, con le loro divise verdi, intente a distribuire piantine e carte geografiche, ad attivare radioguide multilingue, pronte a raccontare la storia, l’arte e la fede dei luoghi simbolo di Roma, trascinando chi ascolta in tempi e atmosfere remote.

Osservatorio Roma e America Oggi incontrano la Madre Superiora delle Missionarie della Divina Rivelazione, responsabile del progetto Arte e Fede, Rebecca Nazzaro per conoscere le suore verdi e il loro impegno in una catechesi realizzata attraverso l’arte.

Madre Rebecca, come si possono presentare le suore verdi della cultura e il progetto  Arte e Fede che le vede impegnate nella divulgazione?

Siamo suore e indossiamo un abito verde, un colore che per noi ha grande significato, perché nasce dalla nostra spiritualità che si orienta verso una storia straordinaria, avvenuta a Roma il 12 aprile 1947, quando la Vergine Maria si presenta, sulla collina delle Tre Fontane, il luogo dove San Paolo  subì il martirio, a un uomo di 34 anni, anticlericale, protestante, che odiava la Chiesa e i preti,  voleva uccidere Papa Pio XII e stava per preparare un discorso contro la Madonna che avrebbe pronunciato il giorno successivo. L’uomo, salito sulla collina insieme ai suoi tre bambini, animato dall’intenzione di scrivere un discorso per dimostrare che la Vergine non è Immacolata, non è Assunta in cielo e che le narrazioni della Bibbia sono tutte storie inventate dalla Chiesa cattolica, mentre i suoi figli giocavano a palla, ha una apparizione. La Vergine Maria si presenta a lui e lo richiama dicendogli: “Tu mi perseguiti, ora basta. Rientra nell’ovile santo, corte celeste in terra”, cioè nella Chiesa cattolica. La Vergine si presenta avvolta da un manto verde, un abito bianco, la fascia rosa e un libro tra le mani che è la Sacra Scrittura, la Parola di Dio. Noi ci ispiriamo a questa bellissima storia di conversione e la nostra missione è quella di amare e far amare la Chiesa, l’Eucarestia, l’Immacolata Vergine Maria per far conoscere a tutte le creature la luce del Vangelo. Accanto alla catechesi tradizionale, in parrocchia e in famiglia, che è il nostro compito primario, a Roma si è sviluppata la nostra missione di catechesi attraverso l’Arte.

Il progetto di divulgazione evangelica attraverso l’Arte come e quando è nato?

Nel 2004 il Cardinal Ruini, vicario di Sua Santità per la Diocesi di Roma propose la nostra presenza nella Basilica di San Giovanni in Laterano, dove c’è un museo molto bello che raccoglie preziosi tesori d’arte. Il nostro compito era accogliere i pellegrini e spiegare loro la bellezza, la storia, la cultura e la fede della basilica che è mater et caput della Chiesa cattolica, mater perché è la prima basilica del mondo, la madre di tutte le chiese del mondo e caput perché c’è la Cattedra dove siede il Vescovo di Roma, che è il Papa. Prendendo coscienza della storia di questa basilica e di tutta la storia della città di Roma, è nato in noi il desiderio di condividere questa straordinaria bellezza raccontandola alle altre persone. Per presentare le varie guide che la basilica offre, abbiamo cominciato a studiare con tanto entusiasmo, preparando piccoli itinerari al suo interno che sono stati subito molto apprezzati. La nostra missione è proseguita per rispondere alle chiamate che ci arrivavano da più parti, alimentate dalla semplicità di un passaparola che ci ha portate a estendere i nostri itinerari nelle altre basiliche, fino a quando siamo state chiamate a scrivere una guida per la Basilica di San Pietro dal cardinal Angelo Comastri, presidente della Fabbrica di San Pietro. Poi ci hanno chiamato dai Musei Vaticani, realizzando il nostro sogno di raccontare la Cappella Sistina e da lì la nostra missione di catechesi tra Fede e Arte è diventata una felice realtà.

Roma, con il suo carico di arte e bellezza, può anche spaesare i turisti che la visitano. Ci sono luoghi che aprono l’esistenza al recupero della identità cristiana, come la Necropoli Vaticana e le Catacombe. Le suore verdi come presentano questi luoghi?

Il racconto comincia con un approccio storico, perché per comprendere il progetto salvifico di Dio non possiamo escludere la ragione. Dio si è incarnato nel grembo della Vergine Maria, si è incarnato nella storia, Dio fa storia. Anche il tempo che stiamo vivendo, è un tempo di Dio, nonostante il buio e la sofferenza che vediamo intorno a noi. Il principio è l’incarnazione nella storia e questo ci porta   a spiegare subito, storicamente, perché è nata la basilica, perché San Giovanni in Laterano è la chiesa Madre e perché San Pietro si chiama con il nome dell’apostolo, raccontando se è  solamente una chiesa dedicata all’apostolo Pietro o se è perché Pietro ha una stretta relazione con questa basilica.

Le suore verdi come iniziano a raccontare la solennità della Basilica di San Pietro?

Partiamo facendo un salto nel tempo e ponendo una domanda: “2.000 anni fa, Roma com’era? Cosa c’era al posto della Basilica di San Pietro o al posto della Basilica di San Giovanni in Laterano?” Facendo un recupero del tempo e lasciandoci condurre da una fantasia che si incarna nella realtà, il cuore delle persone comincia a vibrare. Non passando più dalla razionalità esasperata dei nostri tempi che con le diverse ideologie cerca di soffocare la bellezza ma riuscendo, attraverso la ragione, a far comprendere con i fatti quello che è avvenuto realmente, si racconta la storia vera, che non è una favola. Facciamo vedere le piantine, le cartine, le storie e le tombe dei martiri, la tomba di Pietro, di San Lorenzo, la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme dove sono custodite le Reliquie della Croce, secondo gli insegnamenti di Papa Giovanni Paolo II che consigliava di “imparare Roma”. E quello che noi facciamo a Roma, con la nostra missione di evangelizzazione attraverso l’arte, con i turisti che arrivano da tutto il mondo, porta poi il seme di ciò che abbiamo distribuito nelle loro case, famiglie, diocesi, nelle loro terre lontane che anche in questo modo possono avvertire il legame stretto che c’è con Roma, cuore e motore pulsante di tutta la cattolicità. E l’opera di evangelizzazione diventa universale.

In questi giorni difficili, la Basilica di San Pietro, simbolo della cristianità nel mondo, è chiusa. Molti la conoscono, altri la immaginano, tutti la sognano. La descriviamo con lo spirito delle suore verdi?

Cominciamo con uno sguardo panoramico del Colonnato che abbraccia l’intera piazza.  Gian Lorenzo Bernini lo ha concepito e architettato in modo che le colonne allineate che convergono in un punto preciso, quasi a diventare una sola fila di colonne, esprimano l’abbraccio di Cristo a tutti i popoli. Lo sguardo non può non soffermarsi sull’obelisco che si trova al centro della piazza. Anche in questo caso, si pone una domanda: “Come mai un simbolo pagano, che rappresenta per gli Egiziani il raggio del sole, è al centro di piazza San Pietro? E’ pur vero che in alto c’è il simbolo della Croce, ma quell’obelisco si trovava al centro della spina del circo di Nerone e qui si entra nella storia. Duemila anni fa, alle pendici del Mons Vaticanus c’era un circo, molto grande,  600 x 100 metri, al centro del quale si trovava l’obelisco ed era il circo privato dell’imperatore Nerone. Quel circo diventa poi il primo luogo del martirio dei primi cristiani, la prima  grande persecuzione che subisce la Chiesa negli anni di Nerone (64d.C.). Nel 70 d.C. muoiono Pietro e Paolo, martiri cristiani, oggi protettori di Roma che si festeggiano il 29 giugno, mentre il 30 si ricordano tutti i martiri cristiani. Insieme ai primi martiri romani, muore l’apostolo Pietro, crocifisso a testa in giù in questo circo. L’obelisco è il testimone muto di questo martirio. Bisogna sempre entrare nella storia per far capire che ogni simbolo, nelle chiese, all’interno e all’esterno, ha una relazione con la storia cristiana e quindi con il Vangelo.

L’opera di evangelizzazione delle suore verdi favorisce la conoscenza e la coscienza del patrimonio storico e artistico ecclesiastico?

Il progetto Arte e Fede vuole valorizzare il patrimonio storico, artistico e religioso che la città di Roma offre a tutto il mondo, nel segno dei valori di comunità cristiana che donano una luce diversa a tutto il mondo. Se la cultura non è illuminata dalla fede, è sterile e fine a se stessa.

La vostra esperienza del fare catechesi attraverso l’arte, che storia racconta?

E’ una esperienza straordinaria che ci fa esprimere sempre una preghiera di gratitudine al Signore perché vediamo i cuori delle persone sciogliersi di fronte alla bellezza. Papa Pio XII diceva che “attraverso l’arte gli uomini possono infrangere l’angusto e angoscioso recinto del finito per dirigere lo spirito verso l’infinito”. E noi lo sperimentiamo, è come se le persone ricevessero una boccata di ossigeno spirituale. L’arte arriva direttamente al cuore. Le nostre visite si concludono all’insegna dell’amicizia con le persone, come se ci fossimo conosciuti da un tempo infinito. Le persone si aprono, ci raccontano la loro storia e la loro vita. E’ un’esperienza davvero straordinaria e unificante.

Lei prima di diventare Madre Superiora responsabile di questo progetto ha avvicinato tante persone alla conoscenza dell’Arte attraverso la Fede. Cosa le ha regalato questa esperienza?

Mi ha regalato la gratitudine al Signore che ha fatto grandi cose su un desiderio piccolo quale era il nostro…condividere bellezza, storia e fede.

Le suore verdi, con il linguaggio della fede, avvicinano  all’arte e  alla cultura. E’ la Chiesa che esce dalle sue stanze e si fa presenza viva tra la gente?

Le chiese sono state sempre il grande libro della catechesi per il popolo di Dio e la bellezza e la ricchezza che troviamo in esse non è mai stata fine a se stessa ma ha sempre espresso i contenuti evangelici. In realtà non ci siamo inventate nulla.

Le modalità, ispirate a uno spirito di semplicità, divulgano contenuti “alti”.

Cerchiamo di rendere accessibile la bellezza e il suo significato facendo comprendere che tutto concorre all’incontro del popolo di Dio con il Signore. La grandezza della Cappella Sistina non è altro che il grande libro che spiega tutta la storia della salvezza, dalla Creazione fino al Giudizio universale. La Chiesa madre si preoccupa di nutrire i suoi figli, anche attraverso la bellezza e l’arte.

Le suore verdi della cultura raccontano una storia solo romana o sono presenti anche in altre città?

Il progetto Arte e Fede è nato a Roma ma sta diventando un progetto pilota anche per altre città, italiane ed estere, dove siamo state chiamate. Ogni diocesi ha la sua ricchezza, storia e cultura da far conoscere e valorizzare.

Le suore verdi non sono storiche dell’arte ma testimoniano una preparazione accurata frutto di uno studio rigoroso e appassionato. Come siete organizzate?

A Roma siamo in otto, appassionate di arte, a operare in questo campo con suore madrelingua, inglese, spagnolo e francese. Facciamo un lavoro di squadra che impegna ciascuna di noi a studiare alcuni aspetti per poi condividerli e quindi la conoscenza si moltiplica e approfondisce. E’ una continua ricerca e una scoperta che ci arricchisce molto e che condividiamo con immenso piacere e grande entusiasmo, nella consapevolezza che la fede dia luce anche all’arte. Entrando nella Basilica di San Pietro, nella prima cappella a destra c’è il gruppo scultoreo della Pietà di Michelangelo, l’opera con la quale l’artista, credente, ha voluto esprimere tutto il grande amore di Maria Santissima e del Figlio, che lei tiene tra le braccia, per la salvezza dell’umanità. Con un braccio la Madonna sostiene suo Figlio e con l’altro si rivolge verso di noi, in un dialogo intenso tra l’opera d’arte e il fedele che racconta di come suo Figlio sia morto anche per ciascuno di noi. Questa visione, resa da particolari ai quali Michelangelo ha voluto dare grande attenzione e che va ben oltre la sola bellezza, si può non raccontare?

Maria Teresa Rossi
Maria Teresa Rossi
Osservo, scrivo, racconto. Per la Fondazione Osservatorio Roma e per Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all'estero..

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