Roma in Note inaugura la sua Rubrica con la notizia del concerto e della masterclass che il M° Leonardo De Angelis terrà al Miami International Guit art Festival presso la Florida International University school of Music, il 22 e 23 febbraio prossimi. Leonardo De Angelis è un chitarrista e compositore, internazionalmente riconosciuto e apprezzato come uno dei concertisti più interessanti delle ultime generazioni per la capacità di integrare la grande tradizione strumentale chitarristica e i nuovi linguaggi musicali contemporanei. La sua importante esperienza concertistica e la carriera solistica lo hanno portato ad esibirsi nelle più importanti sale da concerto del mondo, dopo aver vinto prestigiosi premi nazionali e internazionali, formato dai più grandi maestri del Novecento chitarristico, a cominciare dal padre, Claudio De Angelis, raffinato autore e interprete di musica per chitarra classica antica e contemporanea e al quale si deve un apporto fondamentale alla didattica sulle diteggiature dei brani di Bach, proseguendo con Andrès Segovia, che ha inaugurato una nuova era nella pur lunga storia della chitarra classica, contribuendo alla sua conoscenza e diffusione in tutto il mondo e nobilitandola come strumento solista da concerto. E poi Alirio Diaz, chitarrista venezuelano interprete di un repertorio che comprende tutta la letteratura chitarristica classica. Costante la collaborazione con Leo Brouwer, il più grande compositore chitarrista vivente, di cui ha inciso opere in prima registrazione suonando i concerti per chitarra e orchestra sotto la sua direzione. Un profilo altissimo di competenza e creatività per un contributo di grande prestigio alla importante manifestazione di Miami, portando l’eco di Roma, sua città di origine e del Conservatorio di Santa Cecilia di cui è docente ordinario di chitarra.
L’Osservatorio Roma ha incontrato il M° De Angelis alla vigilia del suo viaggio musicale e gli ha chiesto di presentare la manifestazione di Miami.
M° L.D.A. Il festival internazionale di chitarra di Miami è uno dei più quotati, per la chitarra, a livello internazionale. Vanta la presenza di artisti e maestri già nelle edizioni precedenti. Il programma che presenterò il 22 febbraio prossimo è nella prima parte un exursus del nostro repertorio italiano più accreditato, il Concerto in Re di Vivaldi per chitarra e archi, in una trascrizione per due chitarre, e le Variazioni Concertanti di Mauro Giuliani, un grande classico, presentati con la collaborazione, alla seconda chitarra, di Emiliano Leonardi. Nella seconda parte del concerto, in cui suonerò da solista, il filo conduttore sarà l’alternanza di mie composizioni originali con la musica rappresentativa dello spirito mediterraneo e tropicale come Cattedrale di Barrios. Per quanto riguarda i miei brani in programma nel concerto, sono tratti dal Cd Sensational Works, Mar Minimale, in stile minimalista, G&m un brano più melodico e neoromantico, On the road of Youth, un brano che è piu’ un percorso sulla crescita personale e infine Return, una struttura circolare allegorica, come il nostro ciclo vitale. A proposito della Master, che terrò all’università di Miami, si svolgerà il 23 febbraio, con gli studenti più avanzati e con i già laureati alla ricerca della propria dimensione professionale.
O.R. Qual è l’attenzione e l’interesse per la chitarra classica negli Stati Uniti?
M° L.D.A. Negli Stati Uniti si è sviluppata la più grande Fondazione per la chitarra a livello mondiale. La GFA, Guitar Foundation of America, ha sede in tutte le maggiori città di tuti gli Stati membri e organizza concerti, concorsi, master, e innumerevoli eventi di vario genere. La partecipazione è elevata, sia a livello numerico che per la qualità espressa. Il livello di attenzione per la chitarra classica è garantito da un alto numero di presenze nelle università più importanti del Paese, sia con maestri di alto profilo che con grande richiesta da parte degli studenti. Il movimento che si è generato negli ultimi trenta anni è pertanto in forte espansione e ricco di reale entusiasmo.
O.R. In considerazione della sua grande esperienza italiana e internazionale, cosa esporterebbe dell’approccio alla musica tipicamente italiano e cosa invece importerebbe dall’estero?
M° L.D.A. Dell’approccio italiano alla musica, esporterei con piacere il rigore dell’interpretazione musicale, l’estro, la cura del suono e soprattutto la nostra tradizione nella costruzione compositiva. Dagli Stati Uniti importerei la capacità organizzativa e l’intuito manageriale, ma anche la loro apertura alla commistione dei generi e la sensibilità all’innovazione.
Il viaggio musicale sta per iniziare e l’eco di Roma correrà veloce sulle note incantate di una chitarra prodigiosa.